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L’idea può sembrare bizzarra; ma recenti studi rivelano che per tenere sotto controllo il diabete di tipo 2, ovvero quello legato a fattori esterni quali lo stile di vita e regime alimentare; la soluzione migliore è la chirurgia.
Lo studio in questione è pubblicato sulla rivista “The Lancet”, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica, del Policlinico Gemelli di Roma e del King’s College di Roma. Il risultato: l’intervento chirurgico risulta più efficace della terapia convenzionale nel controllo a lungo termine di questa patologia.
Come si è giunti a queste conclusioni? Attraverso un sofisticato sistema computerizzato di randomizzazione; lo studio ha preso in analisi un campione di 60 pazienti di età compresa fra 30 e i 60 anni, con un indice di massa corporea (Bmi) superiore a 35 kg/m2: 20 sottoposti alla trattamento convenzionale, costituita da una dieta sana, esercizio fisico e ipoglicemizzanti.
Mentre gli altri 40 pazienti sono stati sottoposti a due tipologie di intervento chirurgico: ovvero una metà con il bypass gastrico e l’altra con la diversione pancratica. In cosa consistono? Il primo intervento prevede la riduzione delle dimensioni dello stomaco, con l’inserimento del bypass nel primo tratto dell’intestino tenue; il secondo consiste nella rimozione di circa metà dello stomaco e nell’inserimento di un bypass di maggiore lunghezza.
Da cosa si è partiti? Già in precedenza diversi studi avevano rivelato che la chirurgia bariatrica, ovvero la chirurgia dell’obesità, può causare un notevole miglioramento del diabete di tipo 2. Inoltre studi clinici randomizzati avevano dimostrato che i risultati della chirurgia sono superiore a quelli della classica terapia nel breve termine; ovvero nell’arco di 1/2 anni. Ma per risultati a lungo termine, la ricerca in questione è la prima a fornirci dei riscontri.
Quali sono i dati oggettivi di questa ricerca? Dei 60 pazienti coinvolti nello studio, 53 hanno completato il trattamento (follow-up) della durata di 5 anni; con l’obiettivo di misurare la durata di remissione del diabete a seguito dei diversi tipi di terapia. Per remissione del diabete si intende il mantenimento dei livelli di emoglobina glicosilata inferiori a 6.5% , il tutto in assenza di qualsiasi tipo di terapia farmacologica per almeno 1 anno.
Ebbene, il 50% dei pazienti sottoposti a chirurgia ha ottenuto una remissione della malattia a 5 anni; al contrario, nessun paziente sottoposto a terapia convenzionale ha ottenuto remissione.
A maggior conferma dei risultati migliori ottenuti dalla chirurgia; occorre precisare che i pazienti dello studio sottoposti a intervento hanno riscontrato un rischio cardiovascolare decisamente inferiore, circa la metà, di quelli sottoposti alla terapia convenzionale.
Inoltre hanno riportato indici di vita migliori. Per quanto riguarda i rischi connessi all’operazione; non è stato riscontrato né alcun tipo di mortalità, né complicanze. Ma ora vediamo insieme la prima volta in cui la chirurgia del diabete è approdata in Italia.
Nel mese di ottobre del 2009; ha preso il via il primo studio multicentrico, occorre specificare il primo in tutto il mondo, con un protocollo messo a punto da due figure di riferimento a livello internazionale in ambito chirurgico e in diabetologia: il professore Nicola Scopinaro, eccellenza mondiale della chirurgia bariatrica; e il professore Eleuterio Ferrannini, Ordinario di endocrinologia all’Università di Pisa.
Il progetto è partito in Toscana e ha coinvolto ben 22 ospedali in tutta Italia. L’attività nello specifico era rivolta alla studio della risoluzione del diabete di tipo 2 in pazienti obesi, dopo aver subito interventi di chirurgia bariatrica.
Scopo del protocollo consisteva nel dimostrare definitivamente al mondo l’enorme superiorità della terapia chirurgica su quella medica tradizionale; e anche iniziare a guarire pazienti affetti da questa patologia in tutta la nazione.
In che modo? Il giorno dopo l’intervento, il post-diabetico, una figura mai esistita finora, non doveva più sottoporsi a iniezioni di insulina né assumere farmaci di qualsiasi genere. Il tutto, come hanno dimostrato gli studi che abbiamo visto insieme, avendo ottenuto dei risultati sorprendenti: valori nella norma; rischio ridotto di complicazioni cardiovascolari; renali; oculistiche; e persino di amputazione degli arti.
Vediamo di approfondire insieme l’aspetto principale di questi studi; ovvero la chirurgia bariatrica.
Nei casi di obesità patologica; intervenire chirurgicamente può rivelarsi di grande aiuto nel controllare i livelli di diabete, oltre che a migliorare la qualità della vita. Tra le tecniche più utilizzate dalla chirurgia bariatrica rientrano: il bendaggio gastrico, il cui obiettivo è quello di ridurre le dimensioni del tratto digerente per provocare un senso di sazietà; e il bypass digiuno-ilelale, con il quale si diminuisce la capacità di assorbimento dell’intestino.
A tal proposito; recenti studi hanno dimostrato che con questo approccio è possibile ridurre di oltre il 50% il rischio di mortalità dovuta a qualsiasi causa rispetto a coloro che non si sono sottoposti all’intervento.