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L’aterosclerosi si verifica quando le sostanze grasse, per esempio il colesterolo, i prodotti dei rifiuti cellulari, il calcio e altri materiali, si accumulano nel rivestimento interno delle arterie.
È più probabile che tale fenomeno si presenti nelle parti danneggiate dell’arteria. Una volta formata la placca, essa può provocare la produzione di sostanze chimiche da parte delle cellule del rivestimento dell’arteria, causando ulteriore accumulo. È una patologia estremamente diffusa e pericolosa, che può portare a conseguenze anche gravi.
Non esiste un’unica causa che determina l’insorgere della malattia. Piuttosto, si tratta di una serie di fattori che contribuiscono a creare questa condizione, cioè la formazione di placche.
I fattori di rischio si dividono tra modificabili e non modificabili. Naturalmente, non possiamo fare nulla per i secondi, mentre è fondamentale agire sui primi per contenere i rischi.
Uno dei principali “colpevoli” della formazione delle placche aterosclerotiche è il fumo di sigaretta. Il fumo, infatti, porta a una rapida ossidazione dei vasi, cioè a un precoce invecchiamento e indebolimento dell’organismo. Questo rende le arterie maggiormente esposte ai rischi.
La buona notizia è che smettere di fumare porta a una rapida regressione del livello di rischio.
Un altro fattore di rischio modificabile è il livello di colesterolo nel sangue. Si parla spesso di colesterolo totale, ma in realtà il valore che dovrebbe preoccuparci davvero è quello del colesterolo cattivo, il cosiddetto LDL. Le lipoproteine trasportano le molecole di colesterolo lontano dai tessuti, dentro la circolazione sanguigna. Se il livello è troppo alto, si formano depositi di colesterolo nel sangue e questo porta alle placche aterosclerotiche.
L’ipertensione, o pressione alta, aumenta il rischio di sviluppare questa patologia perché indebolisce le arterie, sottoponendole a un maggiore stress. Chi soffre di diabete mellito deve prestare attenzione. I livelli alti di glucosio ematico possono costituire un rischio per il cuore e i vasi sanguigni. Anche essere sovrappeso, o obesi, è un fattore di rischio.
Ci sono alcuni fattori di rischio sui quali non abbiamo alcun potere.
Uno di questi è l’età. I soggetti anziani sono maggiormente esposti al rischio di sviluppare placche nelle arterie. In particolare, il pericolo aumenta a partire dai 50 anni per gli uomini e dai 65 per le donne.
Le donne sembrano protette non solo più a lungo ma anche più efficacemente contro l’aterosclerosi. È infatti una patologia prevalentemente maschile. Questo è dovuto agli ormoni femminili che, fino alla menopausa, fungono da protezione per il sistema cardiovascolare.
Se abbiamo familiarità o predisposizione genetica, naturalmente, siamo più esposti ai rischi della malattia. In questo caso, sarà ancora più importante prestare attenzione ai fattori modificabili.
I sintomi dipendono dalle arterie danneggiate maggiormente dall’accumulo di placca. Si ha così l’insorgenza di diverse gravi patologie che potremmo definire secondarie, dal momento che sono a loro volta causate dall’aterosclerosi.
Può provocare dolore al torace (angina pectoris), infarto o altre diverse condizioni cardiache.
Questa patologia non va sottovalutata perché può provocare altre malattie, anche piuttosto gravi. Il vaso sanguigno colpito, per esempio, può restringersi fino a compromettere gravemente la circolazione del sangue. Se un’arteria viene ostruita all’80-90%, può provocare un danno molto grave.
È anche possibile che la placca si rompa e formi un coagulo di sangue che viene trasportato dall’arteria nel flusso sanguigno. Se questo coagulo arriva in un vaso più piccolo e lo ostruisce, blocca completamente l’afflusso di sangue alla zona.
Si può così avere un infarto, un ictus o un’embolia polmonare, a seconda dell’organo colpito.
Non è sempre possibile prevenire questa malattia. Tuttavia ci sono alcuni accorgimenti che diminuiscono notevolmente il rischio di contrarla.