La correlazione tra ambliopia e attività fisica è stata dimostrata da uno studio realizzato dall’Istituto di neuroscienze del Cnr e dall’Università di Pisa.
Secondo quanto emerso dalla ricerca, gli adulti possono recuperare le funzioni visive facendo sport. Pedalare in bicicletta nei momenti di occlusione dell’occhio pigro infatti causa un grande miglioramento della vista.
Uno studio realizzato dall’Istituto di neuroscienze del Cnr e dall’Università di Pisa ha evidenziato che praticare attività fisica ha dei benefici sull’ambliopia. Prima dello studio si credeva che il problema fosse trattabile esclusivamente nei bambini.
Per avere dei risultati infatti si penasva di dover agire prima dei nove anni. Nell’adulto invece si pensava che l’ambliopia non potesse affatto migliorare a causa della riduzione dei livelli di plasticità cerebrale del cervello maturo.
“Gli studi che ho condotto su modelli animali hanno mostrato che l’attività fisica potenzia la plasticità cerebrale, ossia la capacità dei circuiti del cervello di cambiare struttura e funzione in risposta agli stimoli ambientali”, ha spiegato Alessandro Sale dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-In).
“Gli studi effettuati dal mio gruppo su soggetti umani hanno evidenziato una plasticità visiva che si mantiene anche negli individui adulti e che agisce su tempi brevi: la chiusura temporanea di uno dei due occhi porta al miglioramento della percezione visiva in quell’occhio”, ha detto invece in merito alla ricerca Maria Concetta Morrone dell’Università di Pisa.
Grazie allo studio è emerso che potenziando nell’adulto questa plasticità tramite l’attività fisica, è possibile migliorare in questo modo la capacità visiva dell’occhio pigro.
Gli esperti hanno preso in considerazione dieci persone che hanno passato tre giorni un periodo breve di deprivazione della visione. In questi giorni i soggetti sono stati seduti alla tv a guardare un film alternando dieci minuti di riposo con dieci minuti di cyclette per tre ore in tutti.
“La stessa procedura è stata ripetuta per altre tre settimane, riducendo il numero di giorni di trattamento per settimana da tre a uno.
Ai soggetti di controllo è stata invece somministrata la deprivazione senza l’uso simultaneo della cyclette, quindi senza attività fisica”, hanno continuato i due ricercatori.
I risultati della ricerca sono stati immediatamente molto importanti. “Quanti svolgevano attività motoria hanno mostrato un marcato recupero dell’acuità visiva e della stereopsi, effetto che si è mantenuto nel tempo ed è risultato presente anche dodici mesi dopo la fine del trattamento. I soggetti di controllo, invece, hanno evidenziato solo livelli di recupero trascurabili”, hanno concluso i ricercatori.