Una delle caratteristiche comuni a tutti i tipi di cancro è il dolore.
Le cellule oncologiche causano sofferenza nei pazienti e uno dei compiti dei medici è proprio quello di alleviare il dolore. Naturalmente la soluzione più diffusa è la somministrazione di oppiacei e altri antidolorifici, ma oggi sono disponibili altre tecniche. Tra queste, una è il blocco nervoso. Il dottor Scott Fishman ha risposto alle domande riguardanti il dolore nel paziente oncologico.
Quando è preferibile ricorrere al blocco nervoso?
Il dolore nel paziente oncologico deriva da tumori che si allargano e dai tessuti lesionati, perciò il blocco può essere eseguito attraverso una procedura neurologica che mira alla distruzione dei nervi.
Il blocco nervoso viene attuato solo quando si individuano i nervi specifici dai quali deriva il dolore. Ad esempio, ha senso nel caso di dolore al pancreas ma non per il dolore a tutte le ossa.
Il metodo chimico per uccidere i nervi è solitamente l’alcol o il fenolo. Può anche essere usata l’applicazione concentrata di raggi caldi (lesioni da radiofrequenza) o freddi (crioablazione). Alcuni medici specialisti hanno riscontrato un maggiore sollievo dal dolore attraverso la tecnica del blocco nervoso su una percentuale di pazienti che va dal 50 al 90%.
Il blocco nervoso può attenuare il dolore di varie regioni del corpo come gli organi interni. I blocchi intercostali possono aiutare a sedare il dolore nel petto o nella parete addominale, mentre i blocchi periferici arrestano i dolori che provengono da braccia o gambe. Questi blocchi, come altri trattamenti cancerosi, offrono diverse possibilità di scelta.
Lo svantaggio dei nervi danneggiati consiste nel fatto che l’effetto può persistere solo per diversi mesi.
Per quanto riguarda invece i pazienti con malattie terminali, può durare a vita.
Per esempio, un blocco periferico per il dolore alle gambe può causare paralisi. Ma se ad un paziente resta poco tempo di vita e soffre talmente tanto da non potersi muovere, la fine di quell’agonia può essere una scelta compassionevole. Le iniezioni sono delle valide opzioni per garantire una qualità di vita decente e garantire una morte senza dolore.
Un’altra tecnica per distruggere i nervi che provocano il dolore sono le lesioni tramite radiofrequenza, che elimina i nervi e i tessuti con il calore. Il dottore usa una sonda per raggiungere i nervi e causa un’esplosione di calore attraverso le onde radio. La posizione e la temperatura della sonda controlla la grandezza della lesione.
Come gli altri tipi di blocchi, la radiofrequenza non richiede un’anestesia generale.
Ma comunque non è esente da rischi. Il periodo di blocco del dolore tramite la distruzione dei nervi è temporaneo. Queste fibre delicate si rigenerano e il blocco del dolore che deriva dalle lesioni della radiofrequenza dura otto mesi.
Perciò i dottori si assicurano che i benefici siano effettivamente superiori ai rischi, e si chiedono se il sollievo giustifica i problemi di una procedura così invasiva. Come si può giudicare il valore di trascorrere otto mesi senza dolore? Questo è uno dei dilemmi più ricorrenti nella medicina.
Anche il più esperto tra i medici ha opinioni contrastanti sul modo di agire in questi casi.
Una tecnica simile alla radiofrequenza è la crioanalgesia o il congelamento dei nervi che provocano dolore. Essa consiste nell’uso del freddo per intorpidire i nervi. La sua forma corrente e sofisticata consiste nel congelare e distruggere i nervi con uno strumento detto criosonda.
La criosonda, come la sonda usata nella radiofrequenza, azzera ogni singolo nervo.
Essa annulla i nervi con un freddo intenso che deriva dal liquido contenuto, l’azoto. Altre sostanze chimiche, come soluzioni di alcol o fenolo, hanno la capacità di distruggere i nervi.
Le tecniche usate per distruggere i nervi come la radiofrequenza, la crioanalgesia, e l’alcol sono riservate per i pazienti in stato critico e con serie, se non terminali, malattie come il cancro.