(Adnkronos) – “La chirurgia italiana sta soffrendo in questo momento e le ragioni sono molteplici: tagli finanziari; riduzione dei posti letto; carenza di personale medico ed infermieristico; scarsa razionalizzazione delle risorse e delle chirurgie; aumento dei contenziosi medico-legali che rendono le specialità chirurgiche poco attrattive per i giovani laureati e, infine, la scarsa interazione che esiste tra gli ospedali e il territorio”.
Lo ha detto Maurizio Brausi, presidente Cic, Collegio italiano dei chirurghi, all’Adnkronos Salute, ricordando come l’organizzazione, “che comprende 60 società specialistiche e fa capo a circa 50 mila chirurghi italiani, conoscendo profondamente la situazione attuale degli ospedali e le loro problematiche, si propone come un interlocutore attivo del ministero della Salute proponendo possibili azioni utili e condivise” che portino, ad esempio, alla riduzione dei contenziosi medico regali, tema al centro del congresso previsto a Roma il prossimo giugno.
Sono tre le problematiche “che il Collegio sta discutendo e valutando in modo molto profondo – spiega Brausi – La prima è la razionalizzazione delle risorse in chirurgia. Questo tema è stato approfondito durante il forum di Arezzo pochi mesi fa. Il Cic propone che la gestione delle risorse a disposizione delle specialità chirurgiche debba passare dalle direzioni generali, ma anche dai chirurghi stessi che, quotidianamente, frequentano le sale operatorie utilizzano le tecnologie”. Proprio per “l'acquisto di queste ultime – prosegue – si propone di tenere conto dei fabbisogni regionali con acquisti super oculati.
Un esempio è l'acquisto dei robot, che costano moltissimo e che, a volte, nelle varie regioni sono in sovrannumero. Questo” approccio “potrebbe determinare risparmi molto consistenti e nuove risorse che si potrebbero utilizzare in altri settori”. La seconda questione è quella medico-legale. “La chirurgia” è la specialità che “riceve più denunce in assoluto e che il 95% di queste denunce esiteranno in un nulla di fatto – sottolinea il presidente del Collegio – Il Cic da moltissimi anni si è occupato di questo problema con la legge Gelli e con lunghe e approfondite discussioni anche in Parlamento.
Il 12 giugno abbiamo organizzato a Roma un congresso su questo tema. Il ministro della Salute, Orazio Schillacci, è stato invitato insieme” ai rappresentanti di “vari sindacati, presidenti delle società medico-chirurgiche, medici legali e avvocati. Verranno dibattuti i vari aspetti del problema sia dal punto di vista chirurgico che medico-legale. L'obiettivo è quello di ridurre i contenziosi medico regali, cioè le denunce”. A tale scopo “crediamo utile, in questo ambito di istituire”, innanzitutto, “un comitato super partes con il compito di valutare le denunce e stabilire se esistono i criteri fondamenti per le denunce di proseguire l’iter”.
In secondo luogo “cambiare le regole” e cioè fare in modo che “la scelta dei consulenti – chiarisce Brausi – debba essere super selettiva, attingendo da graduatorie proposte dalle varie società chirurgiche. Quindi, agire sull'avvocatura, cioè sull'ordine degli avvocati, per eliminare quei centri tuttora in essere che si propongono su web, negli ospedali, eccetera, offrendo assistenza legale gratuita ai pazienti, in cambio di una percentuale sull'eventuale patteggiamento con le strutture e i chirurghi”.
Con questa pratica “la ricaduta sul sistema assicurativo è evidente ed è inutile sottolineare che, attuando queste proposte, anche i costi a carico dello Stato diminuiranno in modo cospicuo”. La quarta questione riguarda l'interazione ospedale-territorio. “Un'oculata gestione dei medici di base, soprattutto delle case della salute e negli ambulatori specialistici sul territorio – conclude il residente dei chirurghi – selezionerebbe gli accessi ospedalieri e, in particolare, l'accesso ai pronto soccorso che, in questo momento, sono le strutture che più stanno soffrendo in ambito sanitario”.
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