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Quante volte, soprattutto in tenera età, è capitato di sentirsi cadere nel sonno? La sensazione è così vivida e reale che si impiega del tempo prima di rendersi pienamente conto della situazione.
Circa il 70% della popolazione di tutto il mondo ha affermato di aver provato questa particolare “caduta” da fermi almeno una volta nella vita. Scopriamo insieme perchè questo avviene.
In linguaggio tecnico, questo fenomeno viene chiamato “spasmo ipnico” e, nella maggioranza dei casi, si colloca nelle prime fasi del sonno, in quel momento denominato “dormi veglia“. Quando il corpo si rilassa per innescare il fisiologico bisogno di sonno il respiro subisce una lenta decelerazione.
In certi casi questa operazione risulta più repentina del solito ed il cervello umano innesca una sensazione di “rischio”, come se ci fosse un pericolo imminente ed istintivamente provoca una reazione per difendersi. L’unica arma che il cervello ha a disposizione per proteggersi è l’invio di impulsi ai muscoli del corpo per indurlo a svegliarsi e fare in modo che l’apparato respiratorio torni ad esplicare i suoi normali compiti evitando ulteriori sbalzi.
Questo meccanismo si esterna in uno spasmo muscolare che provoca un risveglio improvviso.
Molto spesso questa situazione provoca un temporaneo stordimento ed una sensazione di paura perché non si riesce a realizzare nell’immediato cosa sia successo. La necessità del genere umano di dare una spiegazione logica, ma anche “filosofica” a tutti i fenomeni “anomali” che accadono, ha portato a ricondurre questo principio biologico a qualcosa di metaforico. Così è nata l’idea di “cadere nel sonno”.
Seppur possa risultare un fenomeno fastidioso e preoccupante nessuno studio scientifico ha provato la pericolosità dello spasmo ipnico. La sensazione di cadere nel sonno infatti è dovuta semplicemente ad un’involontaria difesa che il nostro cervello attiva per evitare un pericolo che sente reale sebbene inesistente.
Questi eventi sono particolarmente frequenti nella fascia d’età 4-10 anni e tendono a diradarsi notevolmente con l’avanzare degli anni.
Tra i piccoli tale spasmo è provocato principalmente dal continuo sviluppo corporeo e nervoso in atto e dalla quantità estrema di novità e di forti stimoli a cui sono a contatto quotidianamente e che, sebbene non in negativo, provocano forti stress.
Se si presentano episodi in un’età già sviluppata i fattori possono essere diversi, ma comunque non precisamente identificabili. Si possono elencare ad esempio un forte stress dovuto all’ambito lavorativo o familiare, una stanchezza eccessiva a causa di sonni troppo brevi o non regolari, l’utilizzo di sostanze che contengono agenti eccitanti come la caffeina o la teina, mangiare cibi eccessivamente pesanti che il corpo fatica a smaltire oppure semplicemente praticare troppa attività fisica poco prima di andare a dormire.
In rari casi comunque queste situazioni sono continuative nel tempo e anche se lo fossero non devono far pensare ad una malattia o a qualcosa di preoccupante.
Generalmente, lo spasmo ipnico si verifica durante l’addormentamento, in quella fase di trasformazione dallo stato di veglia cosciente al sonno vero e proprio. Ci sono però dei casi in cui si può manifestare nella fase REM del sonno.
Il termine REM deriva dall’inglese “rapid eye movements” che in italiano si può tradurre con “movimenti rapidi degli occhi”. Questa fase rappresenta quella più acuta ed intensa del sonno e si presenta dalle 4 alle 5 volte durante tutte le ore di riposo quando il corpo è totalmente immobile. In questi momenti la possibilità di sognare è elevatissima e, se succede, è possibile vivere esperienze mentali molto coinvolgenti.
Se avviene uno spasmo ipnico durante questo particolare frangente temporale è molto probabile che non sia direttamente collegato al bisogno fisiologico di respirare normalmente, ma che piuttosto sia strettamente correlato al sogno che sta prevaricando e prendendo vita nella testa del sognatore.
Così il nostro cervello è in grado di captare pericoli che avvengono nella mente e proiettarli in concreto nella vita reale, rendendo il nostro corpo una vera e propria arma di autodifesa personale.