L’autismo è una patologia difficile da trattare, tant’è che ogni giorno si apre la strada a nuove possibili terapie.
In particolare, si sta diffondendo l’idea che la cannabis medica possa avere degli effetti benefici sui soggetti con disturbi dello spettro autistico (DSA). Tuttavia, bisogna considerare alcune questioni giuridiche ed etiche.
Si leggono spesso storie e rapporti sul ruolo della marijuana nel trattamento di forme gravi di autismo. Molte testimonianze arrivano dagli Stati Uniti, in particolare dal Rhode Island, uno dei pochi stati in cui è legale prescrivere terapie a base di cannabis.
Proprio qui vive Dylan, un bambino affetto da autismo che, dopo aver provato tutti i trattamenti possibili – dal Ritalin alle diete senza glutine e latticini – ha iniziato ad assumere cannabis. I genitori raccontano che il comportamento di Dylan ha sempre causato problemi sia a scuola sia a casa. Da quando ha iniziato la terapia con l’olio di cannabis, però, la situazione è migliorata: il bambino è più socievole e meno arrabbiato.
Storie come questa hanno dato una speranza alle famiglie con soggetti autistici, portando alla creazione di organizzazioni di genitori a favore dell’utilizzo di cannabis medica. Eppure, la scienza ha un parere diverso.
Per quanto le prime ricerche sembrino promettenti, gli esperti ritengono che sia ancora presto per determinare se i trattamenti con cannabis siano sicuri – soprattutto per i bambini. Ad ogni modo, alcuni recenti studi di dimensioni ridotte hanno dimostrato che l’olio di cannabis può aiutare alcuni bambini con autismo.
Ad esempio, secondo una ricerca condotta in Israele, dove la marijuana medica è legalmente riconosciuta come farmaco per alcune patologie, l’olio di cannabis è “sicuro ed efficace” per il trattamento dei sintomi da DSA. Lo studio osservazionale ha raccolto dati sul comportamento somministrando dei sondaggi ai genitori prima e dopo il trattamento per esaminare la qualità della vita e i cambiamenti dell’umore in 188 adolescenti affetti da autismo. Dopo 6 mesi di trattamento, il 30% dei pazienti ha riportato un miglioramento significativo dei sintomi, e più del 50% ha avuto miglioramenti moderati.
Gli altri studiosi, tuttavia, hanno alcune perplessità riguardo la valenza di questa ricerca. In primo luogo, lo studio è sostenuto da Tikun Olam, il più grande fornitore di cannabis medica in Israele, e molti degli autori lavorano per l’azienda. Inoltre, i ricercatori israeliani non hanno esaminato le questioni legate alla sicurezza. Per avere quindi una conferma bisognerà aspettare degli studi più ampi, condotti su larga scala e che prevedano l’utilizzo di placebo – come quello che dovrebbe iniziare entro la fine dell’anno negli Stati Uniti.