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Cammini nel parco in un giorno come un altro quando all’improvviso, senza motivo, vieni colpito da una forte paura.
Il mondo comincia a girare. Tutto intorno a te sembra surreale. Il cuore ti batte così forte che sembra arrivarti in gola. Agitato dal tuo respiro, il cervello urla “Sto avendo un infarto? Sto impazzendo?”. O, peggio ancora: “Sto per morire?”. Se questa sensazione ti è familiare, sai cosa sono gli attacchi di panico.
Il panico continua ad aumentare finché non ce la fai più. Poi, alla fine, si allontana.
Confuso e imbarazzato, torni alla tua macchina e vai a casa al sicuro. Pensi che non tornerai mai più in quel parco. E poi un pensiero spaventoso si affaccia nella tua mente: “E se mi capitasse di nuovo da qualche altra parte?” Se hai mai sofferto di attacchi di panico, hai familiarità con questo tipo di esperienza. Il corpo si mette in modalità “questione di vita o di morte” anche se non c’è alcun pericolo in vista.
In pratica, avverti le stesse sensazioni di quando un ladro entra di notte nel tuo appartamento. Solo che non sta succedendo nulla di spaventoso o pericoloso in realtà.
Anche se molte persone hanno attacchi di panico isolati, c’è chi ne ha di ricorrenti, sintomo di disturbo di panico. Questo disturbo è molto comune: ne soffre il 2,7% degli americani adulti, quindi è più diffuso del disturbo bipolare, della schizofrenia, e del disordine ossessivo-compulsivo.
Gli attacchi di panico possono durare da qualche minuto a mezz’ora, e provocano grande paura e confusione nella vittima. Se non trattati, possono portare all’agorafobia, ovvero la paura di stare negli spazi aperti e affollati.
Quando hai attacchi di panico, generalmente avverti almeno 4 di questi sintomi, stando al Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quarta edizione:
Un medico potrebbe diagnosticarti un disturbo di panico se hai 4 attacchi di panico al mese o un unico attacco è seguito da circa 4 settimane di ansia costante di averne un altro o da un cambio nei comportamenti.
Cosa accade nel nostro corpo quando si hanno questi sintomi? Per farla breve, un attacco di panico è una reazione di paura senza la presenza di alcun pericolo effettivo per la persona che ha l’attacco.
Fisiologicamente, funziona allo stesso modo della paura.
Il sistema nervoso autonomo (SNA) si occupa delle funzioni involontarie del corpo. Porta i segnali dal sistema nervoso centrale ai vari organi, inclusi il cuore, gli occhi, e i reni. In questo modo, può controllare la secrezione di ormoni, il battito cardiaco, i vasi sanguigni, i muscoli e la dilatazione delle pupille. L’SNA è formato da due parti: il sistema nervoso simpatico e parasimpatico.
Quest’ultimo controlla il normale funzionamento degli apparati quando si è calmi, mentre il primo prende il suo posto quando si è eccitati.
Quando si ha paura, il sistema nervoso simpatico scatena delle reazioni nel corpo. All’inizio degli attacchi di panico, fa andare in tensione i muscoli. Manda anche un messaggio alle ghiandole surrenali per fa sì che rilascino adrenalina. Quest’ultima ha vari effetti sul corpo: produce sudore e accelera i battiti cardiaci.
Con i muscoli del petto e della gola in tensione, diventa ancora più difficile respirare.
Normalmente, quando si inizia ad avere paura, il sistema nervoso parasimpatico si attiva per calmare il corpo abbassando la frequenza dei battiti cardiaci e la pressione sanguigna. Ma ciò non avviene durante gli attacchi di panico. Per qualche ragione, il sistema parasimpatico non funziona bene, facendoti affrontare una paura prolungata.
La paura è un sentimento che aiuta in situazioni che mettono a repentaglio la nostra vita.
Tutta quella adrenalina e quei muscoli tesi potrebbero farci scappare da un assalitore. Ma durante un attacco di panico, quando non c’è nessun pericolo apparente, quella reazione di paura è fuori luogo. Per questo motivo, le persone che soffrono di attacchi di panico spesso pensano di star impazzendo. Ma non è così.
Sfortunatamente, i dottori non sanno esattamente cosa causi questi attacchi, anche se hanno delle teorie.
Alcuni ricercatori credono che la causa possa risiedere in eventi che cambiano la vita o in periodi di particolare stress. Vari studi hanno dimostrato che un numero significativo di persone con disturbi di panico hanno subito traumi da bambini, per esempio la perdita di un genitore. Altre ricerche suggeriscono che non dipende tanto dalle circostanze ma è piuttosto un disturbo genetico. Per esempio, si è scoperto che i gemelli omozigoti condividono questo problema molto più di quelli eterozigoti.
Tuttavia, altri dati contraddicono questa teoria, quindi ci sono ancora dei dibattiti in atto.
I ricercatori, per trovare una spiegazione, si soffermano anche sulle funzioni neurologiche che si attivano quando si ha paura. Alcuni credono che quando il sistema della paura è abusato – quando è chiamato in causa troppo intensamente o troppo spesso – diventa ipersensibile e viene attivato da cose irrilevanti. Altri hanno notato che quando si è stanchi, il cervello produce lattato di sodio o diossido di carbonio.
Quando i livelli di queste sostanze aumentano, il cervello crede che stai soffocando e manda dei segnali per incrementare la respirazione e ottenere più ossigeno. Ciò può scatenare un attacco di panico.
Un’altra teoria chiama in causa i neurotrasmettitori serotonina e acido γ-amminobutirrico (GABA), che giocano un ruolo fondamentale nel calmare il cervello. Le persone che soffrono di disturbo di panico hanno meno recettori di serotonina del normale. Una cura a base di serotonina e GABA, come vedremo più avanti, può combattere efficacemente gli attacchi di panico.
Di solito, gli attacchi di panico colpiscono le persone a partire dai vent’anni, ma possono soffrirne anche i bambini. Le donne ne soffrono il doppio degli uomini. La paura di avere un attacco potrebbe effettivamente causarne uno: ciò può portare all’agorafobia. Fortunatamente, gli attacchi di panico sono facilmente curabili, e chi ne soffre ha varie opzioni.
Ci sono tre cure efficaci: antidepressivi, ansiolitici e terapia.
Le medicine e la terapia sono ugualmente efficaci – funzionano tra il 60 e il 90% dei casi. Gli antidepressivi SSRI come la Paroxetina e la Sertralina aiutano a prevenire gli attacchi. In pratica, questi antidepressivi aumentano la serotonina presente nel cervello. Di solito hanno effetto dopo 2-4 settimane di assunzione. Si possono utilizzare anche antidepressivi triciclici, che aumentano i livelli di noradrenalina. Ma questi causano più effetti collaterali degli SSRI.
Entrambe queste tipologie di antidepressivi possono essere assunte per anni senza problemi, ma non si possono interrompere bruscamente.
Se gli antidepressivi non funzionano, potrebbero farlo gli ansiolitici, per esempio l’Alprazolam. Si tratta di un benzodiazepine che opera come tranquillante. Aumenta l’attività dei neurotrasmettitori GABA, e ciò regola l’ansia. A differenza degli antidepressivi, gli ansiolitici funzionano immediatamente, ma è meglio non assumerne per più di qualche mese. Possono causare facilmente dipendenza, il che vuol dire che se li interrompi bruscamente gli episodi di ansia potrebbero intensificarsi.
Per questo motivo, i dottori consigliano in genere ai pazienti di diminuire pian piano le dosi di ansiolitici se hanno intenzione di smettere di usarli.
La terza opzione disponibile è la terapia, che può essere utilizzata in alternativa a o insieme alle medicine. La terapia cognitivo-comportamentale è molto efficace per le persone che soffrono di attacchi di panico. L’American Psychiatric Association spiega che questo tipo di terapia è formata da 5 parti:
Il terapista ti guiderà attraverso tutti questi passaggi. L’obiettivo generale di questo tipo di terapia è quello di cambiare il modo in cui vedi gli attacchi. Più impari come avvengono, più capisci non sono pericolosi e che non ti uccidono. Se sai quale tipo di situazione può scatenare un attacco e quali tecniche di respirazione usare, sarai preparato e avrai meno paura degli attacchi. Infine, simulare le sensazioni o le situazioni che scatenano la paura può aiutarti a superare definitivamente il problema.
Se tutti questi metodi falliscono e soffri ancora di attacchi di panico, niente paura: ci sono ancora dei modi per aiutarti ad affrontare il problema.
Un attacco di panico può essere l’esperienza più terrificante della tua vita. Ma anche se non si può prevenire, puoi controllare le tue reazioni.
Le tecniche di respirazione aiutano ad alleviare gli attacchi. Chi ne soffre di solito respira col petto, ma dovrebbero farlo con il diaframma. Se soffri di attacchi di panico, fai pratica di respirazione diaframmatica per rafforzare i muscoli. Ecco un esercizio che puoi provare:
Per essere sicuro che stai respirando col diaframma, metti un peso, per esempio un libro, sullo stomaco e guardalo muoversi su e giù. Migliorando nel fare questo tipo di respirazione, sarà più semplice farla durante un attacco.
Anche cambiare la tua prospettiva mentale nei confronti degli attacchi ti aiuterà ad avere la meglio su di essi. Innanzitutto, riconosci che stai avendo un attacco di panico. Questo ti aiuterà ad accettare la cosa e a superarla. Pensa che stai bene e che l’attacco passerà. Immagina che sia un’onda che avanza e indietreggia. Accettare mentalmente l’attacco eviterà che peggiori.
Se sei solo uno spettatore e ti rendi conto che qualcuno sta avendo un attacco di panico, resta calmo e incoraggia la persona a superare l’esperienza. Ricordagli che andrà tutto bene. Consiglia di respirare lentamente e profondamente col diaframma.
Dato che i sintomi sono molto simili, spesso chi ha un attacco di panico crede di avere un infarto. Poiché il Center for Disease Control and Prevention riporta che le malattie cardiache sono la prima causa di morte negli Stati Uniti (circa il 29% dei decessi), è importante non correre rischi.
L’American Heart Association (AHA) dà alcuni consigli per riconoscere un infarto. Il sintomo più comune è il dolore al petto – una pressione al centro del petto che ho dura più di qualche minuto o va a intermittenza. Questa pressione può essere accompagnata da respiro affannoso, dolore alle braccia o alla parte superiore del corpo. Potresti anche avere nausea o vertigini. L’AHA consiglia, se hai un dubbio, di chiamare il 118 per ricevere assistenza. Un ambulanza può portarti all’ospedale più velocemente di un amico o un familiare.