L’epilessia è una malattia frequente e spesso grave, caratterizzata dalla comparsa di crisi ricorrenti e improvvise, causate da un’attività elettrica anomala e sincronizzata, di neuroni cerebrali.
Negli ultimi 30 anni, la disponibilità di molti nuovi farmaci ha permesso di adattare sempre più il trattamento alle caratteristiche individuali dei pazienti. Scopriamo la cura per l’epilessia.
La diagnosi di epilessia implica episodi convulsivi ricorrenti, in particolare devono esserci state almeno 2 crisi epilettiche, spontanee, quindi non provocate da fattori esterni, e a distanza di almeno 24 ore.
L’epilessia si definisce primaria quando gli attacchi non sono riconducibili a evidenti lesioni anatomiche cerebrali.
Al contrario, nelle epilessie secondarie le convulsioni possono essere scatenate da tumori, traumi cerebrali, malformazioni, ictus, ipertermia, disturbi dello spettro autistico. In alcuni casi gioca un ruolo chiave la predisposizione genetica.
Le crisi epilettiche sono dovute ad un’attività improvvisa, intensa e sincronizzata di neuroni cerebrali. Le crisi epilettiche sono in genere di breve durata ma ricorrenti e si manifestano come alterazioni dello stato di coscienza, del comportamento e dei movimenti, e delle sensazioni.
Rappresentano quindi un rischio per l’integrità fisica della persona oltre a compromettere il normale svolgimento delle attività quotidiane.
Prima di instaurare una terapia farmacologica è fondamentale verificare la correttezza della diagnosi e stabilire che il rapporto rischio/beneficio sia a favore di tale scelta.
I farmaci antiepilettici stabilizzano le membrane delle cellule nervose, impedendo così le scariche elettriche anomale. La terapia attuale è esclusivamente sintomatica, i farmaci antiepilettici controllano la comparsa delle crisi ma, purtroppo, non è disponibile una terapia curativa.
La scelta del farmaco dipende dal tipo di crisi e dalle caratteristiche del paziente, non esistono attualmente antiepilettici in grado di controllare tutti i tipi di crisi.
I farmaci antiepilettici “classici”, o di I generazione, sono acido valproico, carbamazepina, fenitoina e fenobarbital; sono disponibili da molti anni e spesso sono farmaci di prima scelta essendo ad oggi ancora i più efficaci, in particolare acido valproico e carbamazepina.
Mentre i farmaci di II generazione usati in Italia (introdotti tra 1992 e 2006) comprendono levetiracetam, lamotrigina, oxcarbazepina e topiramato, sono più tollerabili e sicuri soprattuto per pazienti anziani e donne in età fertile.
Vi è anche una III generazione di farmaci, tra i quali lacosamide, perampanel e rufinamide impiegati soprattutto nelle terapie combinate.
Come combattere le crisi epilettiche? Nel caso di epilessie non sufficientemente controllate, la chirurgia può essere consigliata quando le crisi sono dovute all’iperattività di aree piccole, ben definite e che non regolano funzioni vitali o funzioni “nobili” come la parola, il movimento, la vista o l’udito.
Se, al contrario, sono aree a rischio, si può cercare di isolare chirurgicamente queste aree cerebrali per evitare che la loro eccitabilità venga trasmessa ai neuroni vicini.
La terapia chirurgia raramente sostituisce quella farmacologica, ma è spesso in grado di ridurre il dosaggio o il numero dei farmaci.