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Che il fumo facesse male, lo si sapeva da tempo.
Ma, nonostante tutto, continua ad essere una cattiva abitudine di moltissimi italiani.
Si calcola che i danni provocati dalle sigarette siano addirittura superiori a quelli di Aids, incidenti stradali, droghe, alcool, omicidi e suicidi messi insieme: una vera strage. Supponendo che una persona inizi a fumare verso i 25 anni una ventina di sigarette al giorno, vedrà ridursi le proprie aspettative di vita di almeno 4/6 anni rispetto a chi non ha questo vizio.
Fatte queste premesse, è evidente che i fumatori abbiano un rischio maggiore di ammalarsi a causa di infezioni respiratorie, e comunque di andare in contro a complicazioni.
Può suonare quasi come un’affermazione banale, ma è sempre bene ricordarlo. Anche per quanto concerne il Coronavirus, o Covid-19 che dir si voglia, il fumo aumenta sensibilmente il rischio di infettarsi e, soprattutto, di avere una prognosi decisamente peggiore.
L’Istituto Superiore della Sanità ha annunciato, dati alla mano, che il rischio per i fumatori di ammalarsi in forma più grave è assolutamente concreto e reale. Studi hanno dimostrato che, al momento del ricovero, un terzo in più dei pazienti fumatori si trova ad avere una situazione clinica peggiore rispetto a quella dei non fumatori. Addirittura, la probabilità di aver bisogno di ricorrere alla terapia intensiva e alla ventilazione meccanica è come minimo raddoppiata.
Sembra, inoltre, che ci sia una forte differenza tra uomini e donne, in tal senso: i primi risultano essere esposti ad un rischio di mortalità decisamente superiore.
I polmoni di un forte fumatore, quindi di chi consuma almeno un pacchetto di sigarette ogni giorno, si presentano come anneriti, infiammati e molto meno elastici rispetto a quelli di un non fumatore.
I danni provocati dal fumo non sono comunque del tutto irreversibili.
Se smette di fumare, nel giro di circa 10 anni anche i polmoni di un accanito fumatore potrebbero tornare ad essere al pari di quelli di chi non ha mai toccato una sigaretta. Peraltro, è interessante notare come l’infiammazione dei bronchi dipenda più dal tempo che dal dosaggio, nel senso che possono fare molti più danni poche sigarette fumate ogni giorno per quarant’anni di fila, piuttosto che dosi massicce di sigarette accese quotidianamente per dieci anni soltanto.
Questo perché, oltrepassata una certa soglia, i polmoni diventano saturi e non sono neanche più in grado di assorbire ulteriori sostanze tossiche. E’ proprio vero che non bisognerebbe mai iniziare a fumare, perché le sigarette più dannose sono, purtroppo, proprio le prime.
In un simile quadro generale, così compromesso già all’origine, è chiaro che anche il Coronavirus, come qualsiasi altra infezione di tipo polmonare, trovi assolutamente terreno fertile nei fumatori.
Com’è noto, in Cina il Covid-19 è arrivato prima che in Italia, ed ora si trova già in una fase per così dire calante: è molto utile ed interessante, per noi, analizzare i dati che provengono da quella parte del mondo.
Si stima che in Cina oltre la metà degli uomini abbia il vizio del fumo, contro il 3% delle donne. Una differenza enorme che potrebbe, in buona parte, anche spiegare il motivo per cui la mortalità tra coloro che sono stati infettati dal Coronavirus è stata decisamente più alta (il doppio) tra gli uomini piuttosto che tra le donne.
Insomma, se mai ce ne fosse stato bisogno, l’epidemia di Coronavirus dovrebbe far riflettere ancor di più i fumatori sull’opportunità di smettere. Al giorno d’oggi esistono, peraltro, diversi metodi di comprovata efficacia che possono essere d’aiuto in tal senso. Smettere è possibile e può dare, nel tempo, grandissimi benefici. La diffusione del Coronavirus stesso, nella sua tragicità, potrebbe essere un buon pretesto per invogliare i fumatori a fare finalmente il grande passo.
Certo, fa un po’ strano notare come, in mezzo a tutti gli esercizi commerciali e le attività che si stanno fermando per far fronte all’emergenza attuale, le rivendite di tabacchi abbiano il permesso di rimanere aperte. Non resta che sperare nel buon senso e nella forza di volontà delle persone.