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La dieta Atkins è un famosissimo piano alimentare iperproteico e a bassissimo contenuto di carboidrati, ideato da Robert Atkins negli anni 60, un cardiologo statunitense.
Ecco di seguito qualche esempio di menu della dieta Atkins, e capiamo meglio quanti chili si possono effettivamente perdere con questa particolare dieta.
Per capire meglio come strutturare il menu della dieta Atkins dobbiamo innanzitutto spiegare le fasi in cui essa viene scissa.
Questo è il momento più difficile della dieta, ed è la fase in cui si assumono prevalentemente proteine – carne, pesce, uova.
La fase dell’induzione è, se vogliamo, quella più importante per gettare le basi del dimagrimento – qui un menu tipo – e dovrebbe essere di questo genere.
A colazione, pranzo e cena non si rinuncia alle proteine: uova, carne bianca (pollo) o rossa (bistecca di suino, vitello e bovino), latte vegetale, pesce (orata, salmone).
Anche a colazione, infatti, possono essere consumati alimenti come la bresaola o la fesa di tacchino, o le uova accompagnate da un tè.
Queste pietanze proteiche possono essere solitamente affiancate, come si diceva, da una piccola quantità di carboidrati, che sono in genere contenuti in circa 150 grammi di verdure, da consumare sia a pranzo che a cena.
Seguendo in maniera precisa il programma del dottor Atkins si può dunque perdere peso già dai primi giorni della dieta.
Sarebbe infatti possibile perdere fino a 4 chili nelle prime due settimane, perché il metabolismo subisce una sorta di “shock”: brucia di più perché l’organismo è alla ricerca di zuccheri da trasformare in energia.
Proprio per la sua intensità, la dieta Atkins bisogna seguirla per sole 4 settimane, ed è tra la prima e la seconda fase che si perde maggiormente peso. In particolare nella fase di induzione si dimagrisce circa sui 400 grammi al giorno.
La dieta Atkins è considerato un metodo sicuro e consigliato per perdere peso, ma da seguire per non oltre 4 settimane. Durante queste, infatti, si hanno degli effetti non solo positivi (dimagranti) sull’organismo, ma si corre anche qualche rischio.
Il basso consumo di fibre nelle prime fasi, svantaggiato da un’assunzione molto maggiore di proteine, potrebbe avere un impatto negativo sull’intestino. Anche la salute cardiovascolare potrebbe risentirne, per via dell’elevato consumo di grassi.
Infine, quando ci si sottopone a diete chetogeniche, capita non di rado di riassumere i chili persi poco tempo dopo aver seguito il piano alimentare. Questo avviene quando non si segue il mantenimento, e soprattutto quando la dieta non è associata ad attività fisica.