Argomenti trattati
Essere informati sui sintomi del cancro alla prostata è essenziale per comprendere la natura di questa malattia.
Il cancro alla prostata è un tumore che si forma nella ghiandola prostatica dell’uomo. Tale ghiandola, dalla forma a noce, fa parte dell’apparato riproduttivo maschile, produce il liquido seminale (la sostanza che si unisce allo sperma formando il seme) e circonda l’uretra, ossia il tubicino che porta l’urina dalla vescica all’esterno del corpo.
In alcuni casi, il tumore alla prostata ha uno sviluppo lento che può durare molti anni.
In altri casi può formarsi rapidamente e diffondersi in altre parti del corpo. Le sue cellule possono formare metastasi anche attraverso il sistema linfatico o il flusso sanguigno e per mezzo dei nervi.
In alcuni uomini il cancro alla prostata è asintomatico. Altri pazienti sono soggetti ai seguenti sintomi:
Se il cancro si è diffuso in altre parti del corpo, si può manifestare tramite dolore alle ossa, paralisi nervosa occasionale o perdita della funzione vescicale.
Nessuno conosce le cause del cancro alla prostata. Gli ormoni, tra cui il testosterone, controllano lo sviluppo della ghiandola prostatica e possono contribuire alla formazione del cancro alla prostata.
Anche i virus o le infezioni croniche possono condurre alla patologia. Di recente, i ricercatori hanno identificato un gene legato ad alcuni casi di cancro alla prostata. Finora, l’insorgenza della malattia non è stata collegata a nessuna sostanza cancerogena presente nell’ambiente.
Questi sono i principali fattori di rischio:
Al contrario, una dieta ricca di grassi può aumentarlo.
Per il momento non esiste una cura definitiva per il cancro alla prostata, ma lo screening alla prostata, insieme ad altri esami e analisi del sangue, può aiutare ad effettuare una diagnosi precoce.
L’American Cancer Society, chiamata anche ACS, consiglia di effettuare ogni anno l’esame digitale rettale agli uomini dai 50 anni in su con un’aspettativa di vita di almeno 10 anni.
L’esame digitale rettale consiste nell’inserimento del dito, da parte di un operatore sanitario, nel retto per verificare se la prostata del paziente si è allargata.
L’ACS consiglia anche di effettuare ogni anno l’esame dell’antigene prostatico specifico, o test del PSA, agli uomini dai 50 anni in su con un’aspettativa di vita di almeno 10 anni. L’ACS raccomanda anche di sottoporsi allo screening a partire dai 45 anni, in particolare agli africani e agli americani o a coloro che hanno una storia familiare di cancro alla prostata.
Anche seguire una buona dieta può aiutare a prevenire il cancro. Essa deve essere povera di grassi e deve invece comprendere frutta, verdura e pesci ricchi di omega 3, che contribuiscono alla riduzione del rischio.
La diagnosi del cancro alla prostata parte dai precedenti clinici del paziente e dall’esame medico. Per prima cosa, l’operatore sanitario eseguirà un esame digitale rettale, eventualmente seguito da altri accertamenti.
Il test del PSA, soprattutto in una sua versione perfezionata, può aiutare nella diagnosi. In realtà, alti livelli di PSA suggeriscono, ma non provano con certezza, che il paziente abbia sviluppato il cancro. Tuttavia, livelli altissimi di PSA indicano un rischio elevato. I valori di riferimento di PSA aumentano con l’avanzare dell’età e sono diversi a seconda dell’etnia di appartenenza.
Se si sospetta un cancro alla prostata, deve essere effettuata una biopsia.
Durante il procedimento viene inserito un ago nella ghiandola prostatica per prelevare un piccolo campione di tessuto. L’operatore sanitario può chiedere un’ecografia transrettale. Questo test impiega onde sonore per esaminare l’interno della ghiandola e può essere usato per guidare l’operatore sanitario nel corso della biopsia. Se sono coinvolte più zone della prostata è necessario effettuare un certo numero di biopsie. Il tessuto viene poi mandato in laboratorio dove verrà esaminato.
Il cancro alla prostata procede per gradi e per stadi di aggressività in base al livello di diffusione della patologia nel resto del corpo.
La TAC e la scintigrafia ossea aiutano a determinare lo stadio della malattia, ma a volte si comprende il tipo di stadio solo al momento dell’intervento.
Gli effetti a lungo termine della malattia dipendono dal suo stadio e dal tipo di trattamento impiegato. Alcuni individui con un sviluppo lento del cancro possono essere monitorati senza alcun trattamento. Altri vivono per molto tempo con metastasi in altre parti del corpo.
Nella maggior parte dei casi, il cancro che si è diffuso non si può curare. A meno che non si presentino altre patologie, di solito tale diffusione del cancro porta alla morte.
Il cancro alla prostata non è contagioso e non comporta dei rischi per gli altri. C’è una forte componente ereditaria: fratelli e figli di chi ha sviluppato il cancro alla prostata devono essere coscienti della loro storia familiare ed effettuare lo screening per la malattia con l’avanzare dell’età, come consiglia l’ACS.
La gestione corretta dei diversi stadi del cancro alla prostata suscita controversie. A seconda del grado e dello stadio del tumore, questi sono i possibili trattamenti:
La terapia ormonale e la chemioterapia sono impiegate principalmente per pazienti allo stadio D avanzato. La terapia ormonale comprende l’uso di:
Solitamente il trattamento del cancro alla prostata con metastasi consiste semplicemente nel far sentire i pazienti il più possibile a loro agio. Spesso la prostata non viene asportata. Una cura definitiva per il cancro alla prostata non è ancora disponibile, ma ricercatori continuano a cercarla.
Gli effetti collaterali sono diversi a seconda del tipo di trattamento utilizzato dal paziente.
Le conseguenze più comuni delle radiazioni o dell’intervento chirurgico per il cancro alla prostata sono:
Occasionalmente, le radiazioni e l’intervento chirurgico possono provocare i seguenti effetti:
A seconda del trattamento specifico, la terapia ormonale può provocare i seguenti effetti collaterali:
La chemioterapia presenta alcuni effetti collaterali comuni, per esempio:
Dopo il trattamento i pazienti sono regolarmente monitorati per rilevare la presenza di effetti collaterali o la ricomparsa della malattia.
I metodi utilizzati per il monitoraggio della malattia sono:
Qualsiasi nuovo sintomo o peggioramento di quelli già esistenti deve essere riferito all’operatore sanitario.