(Adnkronos) – Il fumo di sigaretta continua a rappresentare una delle principali minacce per la salute pubblica, con un bilancio di vittime che supera quello combinato di alcol, Aids, droghe e incidenti stradali.
Negli ultimi decenni, la ricerca e lo sviluppo nel settore del tabacco hanno dato vita ad una serie di innovazioni rivoluzionarie che potrebbero cambiare il modo in cui concepiamo il consumo di sigarette e il tabagismo. Le nuove prospettive sono state affrontate nel corso del Brunel Annual Health Economics and Policy Forum, che si è tenuto a Londra presso la Brunel University. Durante l'evento, organizzato sotto la guida di Francesco Moscone, professore di Economia aziendale presso l'università di Brunel, in collaborazione con l'università di Oxford, è emersa l'idea di immaginare un futuro della sanità incentrato su abitudini più salutari e, di conseguenza, l'importanza di discutere delle strategie per ottimizzare l'allocazione delle risorse e affrontare le esigenze sanitarie critiche, soprattutto considerando il passaggio a prodotti a potenziale rischio ridotto.
L'introduzione di prodotti innovativi senza combustione, come le sigarette elettroniche e i dispositivi a tabacco riscaldato apre una nuova era nel campo della riduzione del danno, offrendo un'alternativa per i fumatori adulti che lottano per smettere o che preferiscono non farlo e porta con sé anche un cambiamento di prospettiva nel modo in cui viene affrontata la dipendenza dal tabacco. La discussione si concentra sempre più su un approccio meno coercitivo e più incentrato sul mitigare gli effetti negativi sulla salute delle persone anziché sulla cessazione completa della dipendenza.
Mentre alcuni esperti sottolineano la necessità di precauzione, evidenziando la mancanza di prove scientifiche esaustive sui nuovi prodotti, altri vedono nell'innovazione un'opportunità per integrare le politiche di prevenzione e controllo. Il concetto di riduzione del danno si basa sull'idea che è la combustione (e non la nicotina) la principale causa delle malattie legate al fumo. Paesi come Regno Unito, Stati Uniti, Nuova Zelanda e Svezia hanno abbracciato queste nuove strategie con successo con politiche più flessibili che hanno consentito di incoraggiare il passaggio ai prodotti a potenziale rischio ridotto, dimostrando impatti significativi sulla salute pubblica e sul numero di fumatori.
L'Italia, in linea con le raccomandazioni dell'OMS, ha finora basato la propria strategia principalmente sulla cessazione del fumo. Lo stesso Francesco Moscone, ha affrontato il tema della spesa sanitaria sostenibile, approfondendo i potenziali risparmi sia dal punto di vista della domanda che dell'offerta all'interno dei sistemi sanitari. Da un lato, i potenziali benefici economici del passaggio delle popolazioni fumatori a prodotti a minor rischio come il vaping, l'incoraggiamento al consumo moderato di alcol e la promozione dell'attività fisica per migliorare gli esiti di salute pubblica.
Dall'altro lato, quello dell'offerta, la sua ricerca esplora questioni legate ai guadagni di produttività negli ospedali, esaminando in particolare come l'adozione di tecnologie mediche economicamente vantaggiose da parte dei medici possa migliorare l'efficienza operativa e l'allocazione delle risorse all'interno delle strutture sanitarie. Moscone ha comparato la transizione da prodotti ad alto rischio a prodotti a rischio ridotto del Regno Unito e dell'Italia, due paesi che condividono diverse similitudini, come la presenza di un Servizio Sanitario Nazionale, nonostante alcune differenze nei sistemi sanitari, con l'Italia che ha sistemi sanitari regionali: “La ricerca si è concentrata sullo studio dei dati ufficiali dell'Ufficio Nazionale di Statistica in Inghilterra per capire quanto della popolazione fumatrice fosse passata a prodotti a rischio ridotto come il vaping o il riscaldamento del tabacco.
Le simulazioni hanno dimostrato che se il 50% dei fumatori in Inghilterra passasse al vaping, si potrebbero risparmiare circa mezzo miliardo di sterline all'anno nel Ssn solo in termini di costi diretti. Tuttavia, la ricerca ha anche esaminato i costi indiretti, che includono la perdita di produttività dovuta a malattie correlate al fumo e alla necessità di cure mediche. Riducendo il numero di persone che sviluppano queste malattie, si potrebbero risparmiare notevoli risorse.
Anche in Italia, i dati hanno mostrato risultati simili, con un potenziale risparmio di oltre 1 miliardo di sterline all'anno se il 50% dei fumatori passasse a prodotti a rischio ridotto” ha detto Moscone. La ricerca evidenzia che la transizione verso prodotti a rischio ridotto può portare a notevoli risparmi economici e migliorare la sostenibilità dei sistemi sanitari. Ciò suggerisce che i governi dovrebbero considerare politiche volte a incoraggiare tale transizione, invece di concentrarsi sull'aumento dell'offerta di cure mediche.
Il grave impatto dei comportamenti a rischio sulla salute è un problema che coinvolge tutti, ha poi spiegato Catia Nicodemo, professore di Economia della Salute presso l'università di Oxford, intervenuta al Forum. Ad esempio i giovani identificano il sesso come uno dei comportamenti a rischio più significativi, tuttavia ci sono anche altri comportamenti dannosi per la salute, come il tabacco, l'alimentazione sbagliata, l'eccessiva velocità alla guida. Questi comportamenti oltre a portare lesioni personali, hanno anche un enorme costo economico per la società.
Nel Regno Unito, ad esempio, il costo del fumo da solo rappresenta circa il 3,6% del PIL, pari a circa 90 miliardi di sterline. Il governo, consapevole di questa sfida, cerca di intervenire per ridurre i comportamenti a rischio e i relativi costi sanitari. Tuttavia, alcuni sostengono che le scelte individuali dovrebbero essere rispettate senza interferenze, mentre altri credono che il governo debba intervenire per proteggere la salute pubblica.
I costi imposti alla società da comportamenti individuali dannosi spingono il governo a cercare soluzioni come tasse e regolamentazioni per ridurre i comportamenti a rischio. “Le tasse sui prodotti dannosi, come il tabacco e le bevande zuccherate, sono un esempio di intervento governativo” ha spiegato Nicodemo “Tuttavia, esistono preoccupazioni sull'efficacia di queste politiche, poiché potrebbero colpire in modo sproporzionato le persone meno abbienti". Altre soluzioni alternative, come la promozione di prodotti meno dannosi come le sigarette elettroniche, stanno guadagnando popolarità, ma è importante valutare attentamente gli effetti di queste politiche e adattarle in base alla situazione specifica di ciascun paese.
Altro punto di vista interessante è stato quello di Ae Sun Shin, esperto di Medicina Preventiva presso l'università Nazionale di Seoul, che ha fornito un'analisi approfondita delle sfide e delle opportunità legate alla salute pubblica in Corea, sottolineando l'importanza di strategie preventive e interventi mirati per affrontare le crescenti sfide legate all'invecchiamento della popolazione e alle malattie croniche. “Ci sono quattro principali malattie croniche: malattie cardiovascolari, malattie respiratorie croniche, cancro e diabete.
Alcune condividono fattori di rischio comuni come l'uso di alcol e dieta non salutare. I fattori di rischio si sovrappongono con diverse malattie croniche. Quindi intervenire su uno dei fattori di rischio non influisce solo su una sola malattia, ma può influenzare diverse altre malattie croniche” ha detto Shin che ha poi evidenziato il successo delle campagne anti-fumo nella riduzione dell'uso di sigarette in Corea, sottolineando il legame tra comportamenti individuali e risultati sanitari su larga scala.
Insomma, mentre la ricerca continua a evolversi, il dibattito sul futuro delle politiche antifumo rimane acceso. La transizione verso prodotti a rischio ridotto può portare a significativi benefici economici e per la salute pubblica ed è essenziale che i governi adottino politiche appropriate per sostenere questa transizione, in un contesto in cui il fumo continua a rappresentare una sfida globale. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)