Fuoco Sant’Antonio: sintomi, cura, quanto dura e il contagio

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Il Fuoco di Sant’Antonio è una patologia il cui nome scientifico è Herpes Zoster.

Appartiene alla stessa famiglia della varicella che è provocata dal virus varicella-zoster, meglio conosciuto come VZV. Si tratta di una malattia molto dolorosa che colpisce soprattutto in età adulta. Ecco tutto quello che c’è da sapere sull’argomento.

Che cos’è il Fuoco di Sant’Antonio

Il Fuoco di Sant’Antonio è strettamente legato al virus della varicella, con il quale condivide lo stesso ceppo. Quest’ultima si manifesta fra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera e colpisce i bambini con una fascia di età che va dai 5 ai 10 anni per lo più.

Si manifesta con la comparsa di vescicole purulente che poi, nel decorso della malattia, si trasformano in crosticine fino alla totale scomparsa. Una volta che la malattia è superata, il sistema immunitario debella il virus dalla maggior parte dell’organismo.

Tuttavia il virus VZV si nasconde nelle cellule nervose, in particolare nel ganglio dorsale, che si trova alla base del midollo spinale, oppure in quello semilunare che si trova invece alla base del cranio.

Qui può restare in letargo anche per lungo tempo e risvegliarsi anche dopo 10 o 20 anni, correre lungo il nervo e infiammare quella zona della pelle che è interessata al passaggio di quello specifico nervo.

Come avviene il contagio

Non è ancora chiaro, nonostante numerosi studi sulla patologia, perché a distanza di anni il virus della varicella si riattivi trasformandosi in Fuoco di Sant’Antonio. Quello che è emerso dalle ricerche, però, è che debbano sussistere delle condizioni favorevoli al riattivarsi del virus, in particolare un abbassamento delle difese immunitarie.

Le cause che possono abbassare le difese sono tante, come ad esempio un periodo di forte stress psichico, l’utilizzo di farmaci aggressivi, l’esposizione a immunotossine oppure l’infezione da HIV.

Il Fuoco di Sant’Antonio è altamente infettivo e si trasmette facilmente da persona a persona: chi viene in contatto con un malato di questa patologia, però, non si ammala di Fuoco di Sant’Antonio ma di varicella.

La fase infettiva del paziente dura dalla comparsa della prima pustola fino alla scomparsa delle crosticine, prima e dopo non si corre alcun rischio.

Sintomi e durata del Fuoco di Sant’Antonio

Ovviamente fra i sintomi principali del Fuoco di Sant’Antonio c’è la comparsa delle pustole ma ci sono alcuni segnali che preannunciano l’arrivo della malattia. Fra questi un senso di malessere generale, con febbre anche bassa e mal di testa, un’ipersensibilità della pelle nonché un senso di bruciore.

Ovviamente, però, sono sintomi in comune con molte altre patologie quindi non è sempre facile la diagnosi precoce di Fuoco di Sant’Antonio.

La comparsa delle pustole riguarda di solito alcune zone specifiche come quella toracica oppure quella addominale, in molti casi su un lato solo del corpo. Più difficile che colpisca il viso ma nei casi più gravi, se la malattia interessa il nervo trigemino, può comportare problemi agli occhi e alla vista, fino ad arrivare alla cecità.

Lo stesso accade se la malattia interessa l’orecchio: in rari casi si può manifestare la perdita dell’udito. Il Fuoco di Sant’Antonio ha una durata che varia dalle 3 alle 5 settimane e raramente per fortuna il decorso è complicato.

Le cure adeguate

Le cure attualmente in uso per il Fuoco di Sant’Antonio si limitano a mitigare gli effetti della malattia e velocizzare il processo di guarigione, non esiste allo stato attuale un vaccino specifico che possa prevenirne la comparsa.

I pazienti affetti da Fuoco di Sant’Antonio vengono curati con farmaci antivirali che consentono di rendere più blandi gli effetti della malattia. Inoltre si possono assumere analgesici sotto prescrizione medica per alleviare il dolore e il senso di bruciore. Un rimedio naturale sempre molto efficace è quello di effettuare impacchi freddi sulle zone interessate dall’irritazione che hanno il merito di rinfrescare la pelle e alleviare il bruciore.