La prima a parlare di “sindrome di Asperger” fu una ricercatrice inglese, Lorna Wing, nel lontano 1990.
Le sue scoperte attirarono l’attenzione della comunità scientifica su una patologia di cui, fino ad allora, nessuno si era preoccupato di dare una definizione. Nessuno, eccetto Hans Asperger. Il 18 febbraio in occasione del compleanno del pediatra si celebra la giornata mondiale dell’Asperger a cui ha dato il nome.
Hans nasce nel 1906 in una fattoria appena fuori Vienna. È un bambino introverso: sta quasi sempre da solo e fa fatica a fare nuove amicizie.
Ha un fratello più piccolo, che tendenzialmente ignora. Sviluppa un amore precoce per la letteratura, e che letteratura! Gli piace Franz Grillparzer, un autore e drammaturgo tedesco.
Decide di diventare medico: studia a Vienna e fa pratica presso l’ospedale dell’università. Nel 1931, a soli 25 anni, ottiene il dottorato in pediatria, e diventa direttore del reparto di pedagogia infantile. Quattro anni dopo si sposa, e diventa padre di cinque figli.
Prende a cuore un gruppo di bambini che vede in ospedale: sono i pazienti che più avanti descriverà come affetti da psicopatia autistica, uno spettro di malattie che oggi chiamiamo comunemente autismo. Tutto ha inizio quando Asperger nota che quattro di questi bambini presentano gli stessi sintomi, tutti riguardanti alterazioni della personalità che non venivano riconosciute nella medicina tradizionale. Indagando sui sintomi arriva a formulare una vera e propria diagnosi, che alla fine rintraccia in circa cento bambini.
Le alterazioni da cui i piccoli pazienti erano affetti si manifestavano soprattutto nell’interazione con gli altri. Asperger le osserva, le analizza e le descrive. Il risultato è molto vicino a quello che la medicina contemporanea riconosce come spettro autistico.
Spesso hanno un linguaggio pedante.
Sembrano immaturi, incapaci di empatia con gli altri, e non sempre riescono a razionalizzare i loro sentimenti. Apparentemente, non comprendono certe situazioni, certe convenzioni sociali: a volte sono infastiditi senza motivo, altre non partecipano.
Alcuni dei piccoli mostrano i primi sintomi già a 2-3 anni.
Anche se per altri la malattia diventava evidente solo con la crescita. Asperger nota persino quella che oggi conosciamo come “familiarità” della malattia: alcuni genitori, in particolare i padri, sembravano avere alcune alterazioni della personalità in comune coi propri figli. La conclusione cui il medico arriva è che l’autismo sia dovuto a cause genetiche o neurologiche, e non tanto ambientali o psicologiche.
Il contributo più importante di Asperger, tuttavia, è stato riconoscere che i bambini autistici non sono senza talento.
Anzi, sono molto più abili e capaci degli altri bambini; ma in ambiti molto specifici. Alcuni nutrono un interesse precoce per la matematica. Altri sono bravissimi a disegnare. Altri ancora hanno una memoria di ferro per le storie, sia che le ricevano da un film sia che le trovino in un libro. Talenti particolari, coi quali potranno ottenere un lavoro da grandi e inserirsi nel contesto sociale.
Asperger viene trasferito in Croazia negli ultimi anni della seconda guerra mondiale.
Nel 1944 pubblica il suo saggio sull’autismo. Nominato presidente della pediatria presso l’università di Vienna, svolge con passione il suo incarico per vent’anni.
Quando muore nel 1980, le sue teorie sono ancora poco conosciute. Tradotte in seguito dal tedesco, si diffondono in tutto il mondo. E oggi costituiscono il fondamento della diagnosi e del trattamento di tutto lo spettro autistico.