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Tra l’era di Bolton e l’era di Legend il calare della libido e del sesso nella vita degli americani è diventato davvero degno di nota.
Scopriamo insieme i dati e i dettagli di questa allarmante ricerca.
Nel 1990, quando impazzava in radio l’intramontabile ballata romantica di Michael Bolton ” How am I supposed to live without you”, gli americani sposati dichiaravano di fare sesso mediamente 73 volte all’anno, quindi almeno 1,5 volta a settimana. Dal 2014, quando il cantante John Legend ha registrato “All of me” le coppie americane hanno dichiarato di fare sesso 59 volte all’anno, o a malapena 1 volta a settimana.
E per i single non va di certo meglio!
E questo ci fa pensare: che succede John Legend?
Se non c’è da biasimare la qualità della musica da pomicio per il declino dello zum-zum americano, una squadra di ricercatori dell’Università di San Diego, guidata da Jean Twenge, ha individuato altre potenziali cause dell’impigrirsi della libido americana.
Twenge ed i suoi colleghi hanno preso dati dall’annuale General Social Survey, un’analisi pluriennale nella quale più di 26,000 adulti americani sono stati intervistati su ogni aspetto della loro vita, dal lavoro, al divertimento, al sesso.
Da questa caterva di dati demografici e comportamentali, i ricercatori hanno individuato due importanti cambiamenti che spiegano il declino della frequenza sessuale negli ultimi 20 anni.
Primo: c’è un aumento del numero degli americani, sposati o no, senza un partner fisso. E secondo, quelli sposati fanno semplicemente meno sesso.
Uno studio recente pubblicato dagli Archivi del Comportamento Sessuale, Twenge ed i suoi co-autori hanno notato che i giovani in particolare non fanno più coppia come prima.
Infatti il numero di persone nella fascia d’età del 20 “non viventi con un partner” è aumentato dal 48% del 2005, al 64% del 2014.
“E’ un cambiamento bello grosso, negli ultimi 10 anni”, afferma Twenge. ” Soprattutto, se si guarda alle persone con un partner fisso, sono davvero molto meno di com’era prima”.
Questo è un dato significante perché, storicamente parlando, le persone single, facevano in media meno sesso delle coppie sposate.
I sociologi lo chiamavano “vantaggio coniugale”. Lo stesso esiste per le persone con un partner fisso. Quindi se ci sono meno coppie fisse, la frequenza sessuale declina in toto.
E che si pensa della tanto pubblicizzata promiscuità della “cultura millennial da una-notte-e-via”? Twenge ha scritto un libro sui millennials, chiamato “Generazione Io” ed ha co-condotto un precedente studio sui comportamenti e le attitudini sessuali.
Queste hanno confermato che i millennials sono stati quelli che accettano maggiormente sesso casuale o prematrimoniale, ma hanno anche scoperto che i ventenni attuali hanno meno partner sessuali rispetto ai loro coetanei della Generazione X.
E poi ci sono le coppie sposate. Quali sono le ragioni più importanti per cui fanno molto meno spesso sesso rispetto a soli 20 anni fa? Un motivo è dato dall’età.
Se c’è una cosa che risalta chiarissimamente dai dati della ricerca, è che i vecchi fanno meno sesso dei giovani. La frequenza con cui si ha rapporti sessuali raggiunge il suo picco di più di 80 volte all’anno, nella fascia d’età tra i 20 ed i 25 anni e crolla in picchiata nei decenni successivi, fino a toccare quasi lo zero quando le persone arrivano agli 80 anni.
Questo succede perché ci si sposa sempre più da grandi.
Negli anni ’70 quando si sposavano i figli del precedente boom demografico, l’età media di una donna che si sposava per la prima volta era 21 anni.
Dal 1990 è aumentata a 23, e poi nel 2014 ha raggiunto i 27. Una ventisettenne è tutt’altro che al di là con gli anni, eppure anche il minimo aumento dell’età può portare ad una diminuzione della frequenza dei rapporti sessuali.
Ma l’età non è tutto.
Twenge ed i suoi colleghi hanno usato studi statistici per fare un confronto tra la frequenza di rapporti sessuali degli sposati e dei celibi, e vi hanno visto nuovamente una costante riduzione del “vantaggio coniugale”.
Un parametro che non viene considerato dalla ricerca è la mancanza di desiderio verso il proprio partner – occasionale o meno. Tuttavia, è opportuno spendere qualche riga in merito. Recenti statistiche indicano che circa il 30% popolazione maschile soffra di disfunzione erettile; per le donne la questione non è molto diversa: molte di loro non hanno mai provato un orgasmo in vita loro.
Al fine di ovviare, anche se in via del tutto momentanea, a questi problemi in commercio esistono numerosi prodotti che vi permetteranno di riprendere il vigore dei “vecchi tempi”. Più adatto ai maschietti il prodotto più indicato è FYRON’s Men: si tratta di capsule che contengono magnesio e zinco che contribuiranno alla normale fertilità e spermatogenesi. Se ti senti imbarazzato a dover comprare questo genere di prodotti in farmacia, potrete acquistarlo su Amazon.
Saranno i nostri ritmi di lavoro?
No.Twenge ha di recente scoperto che le persone che lavorano di più sono quelle che fanno sesso più spesso. Sarà la pornografia? L’ampia disponibilità del porno online ha rimpiazzato il bisogno di intimità nel mondo reale? Non secondo i risultati delle ricerche. Chi ha dichiarato di aver visto in passato almeno un video per adulti, ha una frequenza sessuale più soddisfacente rispetto a quella di chi non ne ha mai visti.
Secondo Twenge una possibile colpevole è la tecnologia.
Lei basa la sua ipotesi su un’interessante raccolta di dati che parte dal 2008.
Iniziando da quell’anno, sia coloro che erano sposati che chi, invece, non lo era mai stato, hanno vissuto un lineare e parallelo declino nella frequenza dei rapporti sessuali, che è continuata fino ad oggi. Non è un caso che il 2008 sia stato l’anno in cui gli smartphone e i video in streaming hanno avuto il loro boom.
“Se si pensa a cause esterne, un’ipotesi plausibile potrebbe essere fatta basandosi su due fattori.” dice Twenge. “Lo stesso comportamento può mutare col tempo? Numero due: a rigor di logica noi ci aspetteremmo mai che fattori esterni potrebbero portarci a fare meno sesso?”
I fenomeni sembrano corrispondere; l’uso dello smartphone e dello streaming è sensibilmente cresciuto nel 2008, solo la frequenza con cui si fa sesso è precipitata. E sarebbe giusto aspettarsi che andare a letto con un I-Phone o un computer portatile avrà un impatto sulla nostra vita intima.
Ma sono successe anche altre cose nel 2008, come ad esempio la recessione economica globale. Non avrebbe colpito i comportamenti sessuali così come ha fatto col tasso di matrimoni e natalità? Forse, dice Twenge, ma i fatti non corrispondono del tutto.
Infatti sebbene, tra il 2012 e 2013, il tasso di disoccupazione tornò alla normalità ed aumentarono matrimoni e nascite, non accadde lo stesso per l’attività sessuale, che continuò a precipitare.
Twenge è consapevole di un particolare effetto collaterale della crisi mondiale, che non si è ripreso: lo scarso rendimento economico dell’uomo.
“L’occupazione giovanile continua a diminuire” dice Twenge, ” Quando i giovani non lavorano, il più delle volte questo significa che non fanno sesso. Non si sposano e non stanno vivendo con qualcuno, perché non hanno un lavoro e questo gli attribuisce uno status”.
Sarebbe legittimo chiedere accuratezza nei rapporti di masturbazione, ma se gli americani fossero più aperti alla sessualità e iniziassero ad accettare più di prima i rapporti tra persone dello stesso sesso ed i rapporti prbematrimoniali – dato, questo, che Twenge conferma – ci si aspetterebbe che la masturbazione cresca, non che diminuisca.
Ciò significa che, col tempo, il declino di cui abbiamo parlato, diverrà forse peggiore di quanto indicano i dati.