L’idrocefalo è una malattia rara che alcuni neonati presentano alla nascita.
Consiste in una presenza troppo grande di liquido cerebrale nella scatola cranica e questo provoca alcuni sintomi che, se non trattati, diventano anche mortali.
L’idrocefalo si manifesta con sintomi specifici a seconda dell’età. Nel corso dei primi mesi di vita, i neonati presentano ossa del cranio ancora non compleamente saldate e di conseguenza è in questo momento che viene provocato il segno più evidente della malattia.
Le persone che ne soffrono presentano infatti un aumento della circonferenza del cranio. Le parti molli della testa poi, chiamate fontanelle, possono essere tese o gonfie. Il bambino dal punto di vista comportamentale diventa spesso irritabile oppure apatico.
Nei bambini più grandi, quando le ossa del cranio si sono saldate definitivamente, i sintomi cambiano. A questo punto si presentano il mal di testa, la nausea e il vomito. Spesso ci sono anche disturbi della virta e della coordinazione oltre che difficoltà di concentrazione e letralgia.
Se non viene trattato in modo corretto, l’idrocefalo può avere conseguenze gravi in termini di disabilità e può anche causare la morte. Il trattamento di questa malattia è chilurgico e ha lo scopo di mantenere a livelli normali la pressione all’interno del cranio. Le tecniche chilurgiche disponibili attualmente sono due: la ventricolostomia e lo shunt chirurgico.
Il trattamento più utilizzato è l’impianto shunt, ossia un sistema di drenaggio formato da un tubicino di plastica e di silicone che viene inserito nei venticoli del cervello.
Il tubicino ha una valvola che si apre quando la pressione del liquido del cervello è troppo alta allo scopo di far fluire il liquido dalla zona cerebrale e abbassando quindi la pressione.
La ventricolostomia è invece un intervento più complicato e quindi si fa solo in un numero ristratto di soggetti. Si crea una piccola apertura in uno o più ventricoli cerebrali allo scopo di favorire il deflusso del liquido dal cervello e il suo assorbimento nel sangue.