Argomenti trattati
Una delle principali cause di morte è l’infarto.
Scopriamo cosa succede tecnicamente nel nostro organismo quando si verifica un attacco di cuore, le sue cause e le possibili norme di prevenzione.
Una delle considerazioni più rilevanti e diffuse che sentiamo da quando siamo piccoli è: il corpo umano è una macchina perfetta. Si tratta di un concetto né troppo specifico, né troppo generico, che sintetizza in modo chiaro ed efficace, la grande complessità strutturale e molecolare dell’essere umano e l’incredibile organizzazione interna, dove ogni elemento ha una funzione specifica ed è costantemente in contatto con il sistema centrale.
Quest’aspetto ne determina quella perfezione intrinseca, che va oltre alla sfera terrestre fino a trovare le sue ragioni in una dimensione superiore, sovrumana e capace di veicolare la nostra possibile conoscenza.
Come dicevamo prima, ogni organo ha una sua funzione specifica sul nostro sistema, ma vi è uno strumento, che ha la responsabilità maggiore in tutto il corpo umano, poiché è grazie ad esso che l’uomo mantiene e utilizza il ritmo della sua vita terrena.
Stiamo parlando ovviamente del cuore; il muscolo perfetto, il cui battito costante, profondo e ostinato come i colpi di un tamburo, rappresenta il metronomo biologico del corpo umano, il quale, attraverso il flusso di sangue, indica il tempo e il ritmo preciso al quale il corpo stesso deve adeguarsi. Perché tale ritmo rimanga inalterato, è necessario che prendersi cura di esso, attraverso uno stile di vita, adeguato a preservarne il funzionamento e la stabilità, perché altrimenti le conseguenze potrebbero causare un infarto miocardico.
Il cuore è un organo resistente, ma è chiaro che ogni sforzo eccessivo, ogni preoccupazione e abitudine sbagliata, ne causa un indebolimento o addirittura un danno.
L’uomo sottovaluta il fatto che il proprio apparato interno sia collegato da condutture. Queste, alla stregua di quelle domestiche, hanno bisogno di essere pulite, onde permetterne un’efficiente circolazione interna. Come una cattiva abitudine domestica provoca intasamento dei condotti e, a volte, seri danni all’impianto generale, così determinati atteggiamenti o sforzi eccessivi, nei confronti della nostra macchina perfetta, possono seriamente danneggiarla, a rischio della stessa vita.
Le tubature interne di cui parliamo sono le arterie coronariche e la conseguenza più grave per l’uomo è l’infarto.
L’infarto cardiaco o miocardico avviene quando l’irrorazione sanguigna del muscolo cardiaco, detto miocardio diminuisce, viene a mancare in seguito all’occlusione di una o più arterie coronariche. Molto spesso l’infarto miocardico porta alla formazione di un grumo di sangue o coagulo, che ostruisce l’arteria coronarica e determinando, in questo caso, una trombosi coronaria.
E’ più raro che la contrazione temporanea o spasmo, di un’arteria coronaria possa scatenare un infarto.
Sono diverse le cause di una malattia che colpisce più di duecentomila italiani l’anno, portandone alla morte circa un terzo; tuttavia è possibile individuare alcuni fattori decisivi: una è sicuramente l’età, poiché l’arterosclerosi coronarica è anche una malattia di tipo degenerativo, dovuta essenzialmente all’inevitabile senescenza degli stessi vasi sanguigni.
Vi è poi la predisposizione ereditaria, che si manifesta se in famiglia vi sono soggetti, o anche discendenti che hanno avuto una qualche predisposizione coronopatica.
Ma quando i ritmi della quotidianità non si conciliano con le esigenze biologiche e fisiche del corpo umano, il risultato è una graduale e spesso inconsapevole discesa nelle abitudini che spesso determinano l’insorgere di tali e più gravi fenomeni.
Tra questi vanno citati ovviamente: la vita sedentaria, l’ ipertensione, l’obesità, la scarsa attività fisica e le cattive abitudini alimentari; vi è anche una serie di atteggiamenti caratteriali che contribuiscono a determinare uno specifico tipo di personalità, impaziente, competitiva e dotata di un certo grado di ostilità verso l’ambiente lavorativo e persino familiare.
I sintomi di un infarto sono stati descritti e raccontati molte volte, per cui non è sempre facile individuarne i segnali. Bisogna partire dal presupposto che spesso è la conseguenza drammatica di una malattia che è iniziata molti anni prima senza manifestarsi fino a quel momento. Le cui cause scatenanti, in un determinato momento, fanno bruscamente precipitare una situazione mantenuta in equilibrio fino ad un istante prima: a tal proposito esse sono assai variabili e non sempre identificabili.
Il primo segnale è il dolore che, in termini scientifici viene definito, angina per descrivere la sofferenza ischemica del muscolo cardiaco, spesso intenso e prolungato.
Tale sintomo si manifesta come un senso di oppressione e compressione al petto; tale sensazione si può irradiare alle spalle, al collo, alle braccia o alla schiena; spesso tali sintomi sono accompagnati da abbondante sudorazione fredda nella parte superiore del corpo, stordimento e mancanza di fiato, dovuta all’impossibilità del cuore di pompare in modo efficace, oltre a un forte senso di nausea.
È importante sottolineare che vi possono essere anche delle forme silenti d’infarto, che non sono precedute da forti dolori, ma ciò non vuol dire che si tratti di forme ‘lievi’ di malessere; al contrario l’assenza di un campanello di allarme come il dolore può esporre in definitiva il paziente ad un rischio maggiore.
Se l’infarto colpisce solo una zona limitata del muscolo cardiaco, le conseguenze non sono gravi, ma se la lesione del muscolo cardiaco è molto estesa, esso può provocare la morte o un’invalidità anche permanente.
In alcuni casi, la parete del muscolo cardiaco infartuata, resta assottigliata, a causa delle cellule morte, sporge durante la contrazione, dando luogo a quello che si definisce aneurisma ventricolare.
Ciò che conta nel determinare la prognosi sia immediata sia a distanza è l’estensione della zona colpita, perché i danni meccanici prodotti da un eventuale secondo infarto, specie se si manifestano in n’altra regione rispetto a quella colpita in precedenza, potrebbero sommarsi a quelli provocati dal primo.
È opportuno che anche il segnale più lieve comporti l’immediata consultazione del medico o la corsa al pronto soccorso dell’ospedale più vicino e, dopo un elettrocardiogramma, procedere subito con le analisi del sangue per dosare gli enzimi liberatisi durante l’infarto dal muscolo cardiaco: troponina, GOT, GPT, LDH, CK,CKMB.
La moderna terapia della malattia coronarica si basa su tre cardini: le cure mediche, per sciogliere rapidamente i grumi di sangue all’origine della maggior parte degli infarti; la chirurgia del bypass aorto-coronarico; la dilatazione con palloncino delle coronarie stenotiche; ossia l’angioplastica coronarica.
La riabilitazione e una terapia appropriata permetterà al muscolo cardiaco di riprendere la propria funzione: è stato dimostrato che Il 50% delle persone colpite da un infarto miocardico ritornano ad una vita normale nel giro di pochi mesi.
Occorre inoltre adottare una serie di atteggiamenti di difesa e prevenzione, riassunti nei seguenti consigli: eliminare l’eccesso di lavoro; affrontare e risolvere un problema alla volta; crearsi un hobby, ma soprattutto fare attività fisica.
L’attività fisica va sempre incoraggiata, poiché reca benefici immediati al paziente, tra cui: aumento del colesterolo protettivo, riduzione dell’aggregabilità delle piastrine, riduzione della pressione arteriosa, degli ormoni circolanti che stimolano il cuore, della glicemia nel diabete e dei trigliceridi, dell’obesità, dell’abitudine al fumo.
Non c’è dubbio, quindi, che l’attività fisica vada incoraggiata ed incrementata e che al contrario la vita sedentaria vada evitata invertendo quella rotta che prevedeva, in passato, lunghi periodi di convalescenza.
Prendersi cura del cuore è un’attività fatta di piccoli gesti quotidiani i quali, oltre ai consigli del vostro medico, è possibile trovare anche in manuali più semplici della tradizionale enciclopedia medica. Vi consigliamo, a questo proposito “Voler bene al cuore” di Marco Formichi. Un testo semplice e scorrevole dedicato alla scoperta del muscolo cardiaco: com’è fatto, come funziona e perché si ammala. L’autore affronta anche i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari e fornisce alcuni utili consigli di prevenzione come ad esempio, la possibilità di mettersi alla prova con i quiz sul colesterolo e sull’ipertensione e le domande frequenti degli ipertesi e degli infartuati.
Il libro è disponibile , cliccando il link:
Abbiamo detto che una delle cause principali dell’infarto è il cibo: una cattiva alimentazione, ricca di grassi che sono i responsabili dell’aumento del livello di colesterolo nel sangue, determina il rischio di obesità e il conseguente aumento della pressione e della glicemia, affaticando ulteriormente il cuore.
Per chi ha avuto un infarto miocardico, o soffre di angina pectoris, è importante cercare di mangiare in modo equilibrato seguendo un regime alimentare che assicuri un corretto apporto di grassi, di proteine, di carboidrati, eliminando le bevande alcoliche.
Un modo per prevenire la malattia consiste in un’alimentazione equilibrata e povera di grassi saturi, specie se animali e in questo caso gioca un ruolo chiave, il brodo vegetale.
Da elemento confinato a semplice rimedio contro i malanni invernali, il brodo si è ritagliato la sua rivincita, grazie anche alla sua versatilità, che permette di variarne la consistenza o di sperimentare accostamenti insoliti, che valorizzano le doti organolettiche dei cibi. In questo caso il brodo vegetale diventa un elemento indispensabile per la dieta dell’uomo comune, che sta bene con tutto ed è utile a mantenere l’equilibrio interno e il peso forma, con un occhio di riguardo al bilanciamento delle calorie e alle proprietà nutrizionali.
Altri elementi indispensabili alla nostra salute sono i cosiddetti acidi grassi essenziali, meglio conosciuti come; Omega 3, EPA e DHA, che vengono sintetizzati dal nostro organismo, mediante l’alimentazione e sono presente soprattutto nel pesce azzurro, noci e alcuni oli vegetali.
Durante il trattamento del post-infarto, i farmaci a base di Omega 3 e aiutano la terapia, perché visti dal paziente come “diversi”, rispetto a quelli tradizionali e quindi privi di effetti collaterali. Ciononostante è bene specificare che si tratta di farmaci e non semplici integratori.
Oltre alla loro funzionalità, gli omega-3 rappresentano un vanto della cardiologia italiana, poiché rappresentano il risultato di ricerche derivate da un importante studio di prevenzione secondaria nei pazienti colpiti da infarto; il GISSI prevenzione, partito nel 1993, il quale ne ha evidenziato i benefici in termini di riduzione di mortalità.