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La sindrome dell’intestino irritabile, chiamata anche sindrome del colon irritabile, è il disordine intestinale più diffuso al mondo.
In Italia le persone afflitte da questo disturbo sono all’incirca il 20% dell’intera popolazione. Questa malattia non ha una precisa fase temporale di sviluppo: può colpire l’infante, l’adolescente oppure la persona in età adulta. Si manifesta più frequentemente sulle donne.
Le persone che soffrono di intestino irritabile solitamente hanno un sistema digerente molto sensibile e dall’elevata reattività, per cui l’intestino reagisce in differenti modi agli stimoli intestinali normali.
Questi stimoli possono provocare una gran quantità di dolore nelle persone che soffrono di questo disturbo.
Esiste la Rome Foundation, un’organizzazione indipendente e non profit, con sede principale a Mc Lean (Virginia) in cui clinici e scienziati provenienti da ogni parte del mondo si sono riuniti al fine di classificare e valutare la scienza della funzione e della disfunzione gastrointestinale.
Questo team di esperti, impegnato per decenni a fornire supporto per attività progettate con lo scopo di aiutare nella diagnosi e nel trattamento dei disturbi intestinali, ha stabilito criteri diagnostici che vengono aggiornati ogni 10 anni.
In base a questi criteri, una persona potrebbe soffrire di sindrome dell’intestino irritabile quando si verificano:
– Fastidio o dolore addominale, che solitamente migliora dopo l’espulsione delle feci.
– Funzioni irregolari dell’intestino, in cui quest’ultimo può essere stitico, diarroico oppure in una fase alternata, ossia prima stitico e poi in preda a diarrea.
– Pancia spesso gonfia.
– Stati d’ansia, causati dal non avere dati stabili riguardo alla diagnosi o dall’effetto che questi disturbi provocano sulla vita quotidiana e sociale di una persona.
Le cause che possono scatenare questo disturbo sono molteplici. A lungo si è ipotizzato che l’unico fattore scatenante fosse lo stress. Test scientifici, fatti su molti soggetti, hanno portato alla conclusione che spesso questa tensione fisica, psichica e nervosa è scaturita proprio dall’alterazione delle funzioni intestinali.
All’interno del nostro intestino sono presenti miliardi di batteri che, al contrario di quanto si possa pensare, sono utili per molti funzioni.
A volte però può capitare che diventino nocivi e che rilascino quindi delle sostanze che vanno a scombussolare le funzioni intestinali.
In aggiunta a ciò, queste sostanze possono essere ritenute colpevoli anche dei cattivi sbalzi di umore, dato che inviano segnali strani al cervello.
Ulteriori fonti che possono dar luogo a questa sindrome sono:
– Le intolleranze ed allergie alimentari, come il glutine (malattia celiaca).
– L’uso persistente di farmaci, come gli anti-infiammatori o gli antibiotici.
– L’assunzione di alimenti altamente fermentabili, i quali possono essere decisivi per quanto riguarda la produzione di gas e sostanze irritanti all’interno dell’intestino.
– Dispepsia funzionale, ovvero quando si avverte bruciore o dolore allo stomaco oppure nausea.
– Malattia da reflusso gastroesofageo.
In primis, per verificare l’eventuale presenza o meno della sindrome dell’intestino irritabile, è necessario fare una specialistica visita dal gastroenterologo. In aggiunta a questa visita, è molto probabile che venga richiesto di fare ulteriori esami, tipo:
– Breath test (o test del respiro) al lattosio, in cui vengono raccolti vari campioni di aria espirata da paziente, prima e dopo aver ingerito del lattosio.
– Colonscopia: un esame in cui viene impiegato uno strumento dotato di una sonda con la quale il gastroenterologo riesce a visualizzare la parte interna del colon e del retto e analizzare le pareti dell’intestino crasso.
– Tomografia computerizzata: è una tecnica di diagnostica per immagini utilizzata per esaminare ogni parte del corpo, al fine di verificare eventuali tumori o altre patologie.
– Esami del sangue per la malattia celiaca: questa malattia presenta sintomi simili a quelli della sindrome dell’intestino irritabile.