L’ipertensione arteriosa è una condizione ormai molto conosciuta in Italia, la delicata situazione infatti affligge ormai circa un italiano su tre.
Ciò che solo recentemente si è iniziato ad approfondire però, è il legame dell’ipertensione arteriosa con la nostra qualità del sonno. I recenti studi fatti in materia parlano chiaro: l‘insonnia aumenta il rischio di ipertensione arteriosa del 300%. Le linee guida europee per la diagnosi e cura dell’ipertensione arteriosa raccomandano di considerare tutta la complessità delle abitudini del paziente tra le quali ricade anche il sonno ed il ritmo sonno-veglia.
Personalizzando gli interventi terapeutici, come per esempio prendere i farmaci anti-ipertensivi la mattina, può essere un grande aiuto nell’arginare ipertensione.
Esiste un legame tra insonnia, soprattutto quando è frequente, cronica o associata ad un sonno di breve durata con risvegli, e l‘ipertensione. Non sembra invece esserci una correlazione opposta, ovvero che l’aumento della pressione porti all’insonnia.
Uno studio inerente al legame tra insonnia ed ipertensione è stato pubblicato nel 2019 sulla rivista scientifica Hypertension, dell’American Heart Association, fatta su un campione di più di 12 mila persone, maschi (88%) cinquantenni in sovrappeso.
Lo studio evidenza come non solo sia importante dormire bene, ma anche la qualità del sonno. Essa dipende in gran parte dalla regolarità dell’orario in cui ci si addormenta e ci si alza normalmente. La cosa più sconvolgente di questo studio è che il fattore di rischio insonnia, o cattiva qualità del sonno per l’ipertensione, è scollegata dagli altri fattori di rischio e non solo, è indipendente dalla durata totale del sonno.
Il fattore cruciale che si deve prendere in considerazione è questo: durante le prime fasi del sonno, quella del sonno profondo (2-3 ore prima di essersi addormentati) il nostro corpo inibisce il rilascio del cortisolo (ormone dello stress), abbassando il battito cardiaco e la pressione del sangue. Quando si ritarda l’orario in cui si va a letto lo stadio tre non-rem si riduce, dunque i valori pressori si mantengono più alti.
Questo di conseguenza favorisce il rischio di ipertensione.
Normalmente quando si misura con un Holter pressorio il comportamento della pressione sanguigna durante la notte, questa deve scendere del 10%. Se la discesa dei valori non avviene è molto probabile che il paziente in questione sia affetto da apnee notturne, da qui in avanti sarà considerato a rischio. In questi anni è stato infatti dimostrato che un incremento notturno è tra le più frequenti avvisaglie di eventi cardiovascolari, indipendentemente da altri fattori di rischio.
Innanzitutto per dormire bene bisogna trovare la posizione giusta. Quella ideale è quella sul fianco destro, facilita la detossificazione del cervello mantenendo la naturale curva della colonna vertebrale. Assumere integratori come magnesio, biancospino e melatonina produce una sensibile riduzione dei valori pressori notturni, questo può essere un ottimo aiuto per migliorare la propria qualità del sonno. Altri consigli sono i classici: evitare una cena troppo abbondante e le luci blu dei dispositivi elettronici di sera, da spegnere almeno mezz’ora prima di andare a coricarsi.