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L’ipnosi regressiva è una tecnica utilizzata perlopiù in ambito piscoterapeutico: questo particolare tipo di metodologia non scientifica viene utilizzato da alcuni professionisti della salute mentale per curare differenti tipi di disturbi, che vanno dalle manifestazioni d’ansia ai disturbi alimentari, sino alla depressione.
Il dibattito specialistico sull’effettiva efficacia dell’ipnosi è molto vivace, e vede contrapposti da una parte i sostenitori, fortemente convinti che grazie ad essa il paziente possa risolvere e superare forti traumi vissuti nel passato; dall’altra, psicologi con lo stesso tipo di formazione ma aderenti a scuole differenti, che non la ritengono sufficientemente “scientifica” e preferiscono quindi optare per altre forme di terapia.
Prima di ricorrere alla regressione ipnotica, ogni paziente deve necessariamente sottoporsi ad una procedura di anamnesi, ossia di indagine conoscitiva sul suo stato di salute, al fine di individuare eventuali patologie individuali già presenti. Una volta terminata questa fase preliminare, il terapeuta può procedere con la diagnosi. In base alla predisposizione personale e alla natura del disturbo è possibile determinare se il soggetto è idoneo o meno all’utilizzo di questa tecnica.
In questo senso le statistiche parlano chiaro: è stato infatti calcolato che almeno il 20% di coloro i quali si rivolgono ad un ipnologo non possono poi procedere con la terapia. L’ipnosi è infatti sconsigliata per:
Risulta chiaro come l’ipnosi sia consigliata nel caso in cui i pazienti risultino non solo in salute, ma anche dotati di una personalità sufficientemente strutturata.
Ciò è fondamentale per evitare il rischio di incorrere in uno shock troppo forte, originato da ricordi disturbanti o immagini troppo forti e sconvolgenti. Per tali categorie di persone gli esperti possono ricorrere piuttosto a tecniche ipnotiche non regressive, finalizzate al rilassamento.
Una volta stabilita l’idoneità della cura, lo psicoterapeuta ipnologo ricorre a differenti tipi di stimolo, al fine di indurre il paziente in uno stato definito di “trance“.
Questo corrisponde a una sorta di dormiveglia durante il quale le difese del paziente verso il mondo esterno vengono meno. Il livello di attenzione si abbassa per lasciare spazio alle parole del professionista, il quale assume il ruolo di guida. I sostenitori di questa tecnica sottolineano come alcune convinzioni errate riguardo all’ipnosi siano entrate a torto nell’immaginario comune, senza essere necessariamente vere: una buona pratica ipnotica non equivale a un totale abbandono alla volontà del terapeuta.
L’ipnosi non manipola la personalità del paziente e non induce sogni o alterazioni della personalità.
Attraverso l’utilizzo di questa tecnica i soggetti sono invece in grado di entrare in contatto con le parti più recondite della loro interiorità. Le suggestioni dell’ipnologo, sotto forma di suoni e parole, permettono al paziente di osservare più da vicino le cause del disagio che prova; Molti racconti relativi allo stato di trance fanno riferimento alla possibilità di operare un vero e proprio salto indietro nel tempo: esistono alcune scuole di pensiero fortemente convinte del fatto che l’ipnosi permetta alle persone di rivivere esistenze passate.
Prendendo coscienza dell’ordine degli eventi l’individuo sarebbe così in grado di comprendere cause ed effetti delle azioni compiute ed estrapolarne insegnamenti di vita.
Se da un lato le narrazioni dei pazienti che si sono sottoposti a questa tecnica fanno riferimento a una grande soddisfazione e gioia per la serenità guadagnata, è importante conoscere alcuni aspetti della terapia che potrebbero causare problemi. In generale, i detrattori dell’ipnosi regressiva sconsigliano questa tecnica per due motivi:
Non esistono evidenze o prove del fatto che gli effetti ottenuti abbiano un reale impatto positivo sul paziente. Ciò è visibile soprattutto nel momento in cui molto spesso i benefici hanno una durata relativamente breve rispetto a quelli ottenuti con altri tipi di psicoterapia.
Per coloro i quali credono a teorie come quella della reincarnazione tuttavia, il ricorso all’ipnosi potrebbe avere un forte potere evocativo. Molto di quanto è possibile raggiungere durante una psicoterapia è frutto del lavoro individuale del paziente, il quale deve sempre essere autonomo e convinto nella scelta del tipo di lavoro da svolgere su se stesso. Il consiglio è quindi quello di ricorrere all’ipnosi nel momento in cui si abbia la certezza di poter far fronte alla comparsa di ricordi o immagini forti legati alla propria esperienza, e dall’altra di evitare le tecniche di auto-ipnosi.
La consulenza di uno specialista qualificato è infatti sempre il primo passo verso un autentico ed efficace miglioramento della propria salute mentale.