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Il karkadè, noto anche come “tè di ibisco”, è una bevanda che deriva dai calici (sepali) essiccati dei fiori scarlatti, carnosi e profumati, della pianta Hibiscus sabdariffa.
L’infuso a base di karkadè, conosciuto in tutto il mondo, si prepara in maniera simile al classico tè, e può essere consumato sia caldo che freddo. La bevanda che si ottiene possiede un inconfondibile colore rosso intenso e un gusto leggermente acidulo.
Il karkadè non possiede principi attivi eccitanti e non contiene caffeina.
Il karkadè può essere sfruttato anche per uso esterno: la presenza di mucillagini e polifenoli ne consente l’applicazione a livello cutaneo come lenitivo o doposole.
Si ritiene che la maggior parte dei danni al fegato siano dovuti alla formazione di radicali liberi e i composti chimici di questa pianta sono in grado di contrastarla efficacemente.
Il consumo della bevanda è infatti utile per agevolare la digestione, eliminare le scorie metaboliche e quindi depurare reni, intestino e fegato e per combattere la stipsi (azione leggermente lassativa) ed in uno studio su ratti, l’estratto di ibisco ha aumentato il numero di enzimi antiossidanti e ridotto gli effetti dannosi dei radicali liberi fino al 92%
Il karkadè contiene:
Questi composti bioattivi sono stati segnalati in molti studi per i potenti effetti antiossidanti, antinfiammatori, anti-cancerogeni e possono anche aiutare a controllare il diabete, prevenire le malattie cardiovascolari, obesità, patologie che possono danneggiare seriamente il fegato e le sue funzioni.
E’ presente anche l’acido ossalico, responsabile di un potenziale effetto anti nutrizionale.
Presente anche il beta-carotene. In sinergia supportano il metabolismo agendo come antiossidanti.
Gli studi hanno dimostrato che il karkadè promuove la salute del fegato aiutandolo a funzionare in modo efficiente:
Nel caso specifico della chemioterapia, in uno studio condotto dai ricercatori della Niger Delta University, è stato dimostrato che il karkadè (l’estratto di ibisco) riduce i danni causati dal chemioterapico. Durante l’esperimento è stata somministrata a ratti una certa dose di cisplatino (chemioterapico) seguita da una dose di ibisco cento volte superiore.
A distanza di cinque settimane, nel primo gruppo vi era una sopravvivenza dell’80% dei ratti, contro il 40% nel gruppo trattato solamente con radiazioni.
Il karkadè non ha particolari controindicazioni, ma attenzione però a non abusarne, soprattutto in gravidanza.
Inoltre, in virtù delle sue proprietà depuranti su fegato, reni e intestino, può avere effetto lassativo e anti-ipertensivo. Non è pertanto consigliato a chi soffre di pressione bassa, colite con diarrea o infiammazioni intestinali importanti.
In generale, comunque, è sempre bene non superare le 3 tazze al giorno e rivolgersi al proprio medico per ogni informazione che riguarda gli effetti sulla salute.