Per i prodotti a km 0 non si spendono solo parole, ma anche soldi.
Amazon.it ha dichiarato che il prodotto più acquistato a Natale nel 2016, nel settore Giardino, è stato un kit per coltivare il proprio orto.
Il consumo dei prodotti cosiddetti a filiera corta sta diventando una tendenza, o almeno un argomento di grande interesse a livello mondiale. Alla radice c’è forse lo sviluppo di una coscienza ambientalista, ma anche una maggior consapevolezza di ciò che arriva sulla nostra tavola. L’alimentazione è un bisogno primario, ma oggi ha un valore complesso.
Non si tratta solo di mangiare con gusto e a sazietà, ma di pagare per avere un prodotto di qualità corrispondente.
Siamo abituati a poter comprare, cucinare e mangiare quello che vogliamo. Se si è disposti a spendere e a fare qualche ricerca, si può trovare qualsiasi prodotto in qualsiasi mese dell’anno. Le fragole in inverno, il cavolo nero in estate. Possiamo farlo perché ci affidiamo alla grande distribuzione, che raccoglie i prodotti da qualsiasi parte del nostro pianeta e li fa arrivare nelle nostre case.
Ma gli svantaggi di questa filiera lunga sono almeno due. Primo, i costi: più la tratta è lunga, più soldi vanno spesi in trasporti. Secondo, l’integrità: avete in mente quei pomodori che fuori sono rossi e lucidi, ma all’assaggio non sanno di niente? Ecco, sono pomodori che hanno fatto tanta strada, e lungo il percorso sono stati esposti come minimo a diversi cambi di temperatura.
Nel 2010 la Coldiretti ha calcolato che il pasto di un italiano ha percorso mediamente 1900 km, per camion, nave o aereo, dalla località di provenienza al piatto del consumatore.
Così commenta Al Gore, vicepresidente degli Stati Uniti durante la presidenza di Bill Clinton: “è molto più ragionevole comprare alimenti che non devono fare tutta quella strada: ci vogliono più calorie di energia per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali, senza contare gli effetti sull’atmosfera e sui cambiamenti climatici provocati dall’emissione di gas”.
Un’alternativa è rappresentata dai prodotti a km 0.
Sono quei prodotti che provengono da luoghi vicini alla destinazione finale, e che dunque fanno un viaggio più breve per passare dal produttore al consumatore. Forse l’etichetta di “filiera corta” suona come innovativa, ma il tipo di consumo in sé è tradizionale: era il modo di fare la spesa dei nostri nonni, in un’epoca in cui il trasporto aereo aveva costi proibitivi, e non esisteva l’e-commerce.
Consumare prodotti a km 0 ha una serie di vantaggi, di cui però non si parla abbastanza. Per questo in molti continuano a fare la spesa al supermercato, spesso ignorando la provenienza di ciò che comprano. Certo, fare la spesa passando col carrello tra gli scaffali – o addirittura online – è comodo. Troviamo in un unica sede tutto ciò che ci serve, e abbiamo una vasta scelta. Ma facciamo un confronto coi benefici della filiera corta:
Puoi acquistare prodotti a km 0 in modi diversi: