(Adnkronos) – Rispetto alla legge di Bilancio, Msd "è sicuramente favorevole perché si continua ad andare nella direzione giusta, ovvero l'incremento del Fondo sanitario nazionale (Fsn).
L'impegno per contrastare il tumore al polmone è a 360 gradi. Parte da una ricerca che ha significato per l'intera comunità scientifica una rivoluzione nel paradigma di cura", parlando di "immuno-oncologia. La ricerca non si è fermata rispetto alla prima indicazione relativa allo studio Keynote-189, ma è andata avanti con" risultati "sempre più incoraggianti per più vita e qualità di vita per tanti pazienti. E' questo infatti il motivo per cui anche il nostro Paese deve essere, come diciamo noi, 'conducive to innovation', deve andare a stimolare quell'innovazione e quella ricerca che possa portare sempre più risposte ai tanti pazienti che purtroppo devono andare incontro a questa problematica importante di salute".
Lo ha detto Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata Msd Italia, all'Adnkronos Salute, oggi a Roma, in occasione del Convegno nazionale 'Inventing for lung. Il contributo dell'innovazione per il trattamento del tumore al polmone', promosso dall'azienda farmaceutica. L'incremento del fondo sanitario "va a rispondere a tantissimi bisogni che sono importanti perché, purtroppo, l'Italia – osserva Luppi – nonostante i recenti incrementi del Fsn, è molto indietro per quanto riguarda l'investimento in salute per singolo cittadino rispetto agli altri paesi come la Francia, la Spagna, la Germania e così via.
Per quanto riguarda in particolare il Fondo dei farmaci innovativi, abbiamo accolto con grande favore la bella notizia della volontà di includere l'innovatività condizionata e gli antibiotici reserve, un altro dei pilastri della ricerca verso cui investiamo in maniera importante. Si può però certamente perfezionare perché, come spesso accade, ci sono delle norme particolari che vanno a vanificare il grande sforzo che si vuole fare nell'includere anche l'innovatività condizionata. Mi riferisco in particolar modo – chiarisce – a quel limite dei 6 anni oltre il quale, indipendentemente dalla bontà dell'esito della ricerca, non possiamo più contare né noi, ma soprattutto i pazienti, sulla possibilità di fare innovazione: non si capisce perché si debba premiare ciò che è innovativo" solo "entro i primi 6 anni.
Speriamo che questa norma venga stralciata o, quantomeno, allungata fino a 10 anni in modo che ci sia un incentivo, anche per aziende fortemente innovative come la nostra, a investire in ricerca clinica anche oltre il sesto anno rispetto alla vita del prodotto stesso". A livello aziendale, "non ci stanchiamo di ricercare e di investire pesantemente in ricerca – conclude Luppi – Siamo la prima azienda biofarmaceutica al mondo per intensità di ricerca.
Il 42% delle nostre revenue, più di 30 miliardi di dollari, sono investiti ricerca e sviluppo". In Italia l'investimento è di "105 milioni di euro: più di un settimo dei 700 milioni complessivamente investiti da tutto il settore farmaceutico" nel nostro Paese. Questo significa accesso all'innovazione da parte dei pazienti. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)