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La malattia di Kawasaki è un’infezione di tipo pediatrico, di natura asiatica difficile da diagnosticare in quanto i sintomi sono molto simili ad altre patologie tipiche nell’età pediatrica, ma più insidiosa e, purtroppo, in alcuni casi, anche mortale, aspetto che rende essenziale una diagnosi precoce per attuare il giusto percorso terapeutico.
La sindrome di Kawasaki è venuta alla ribalta mondiale con il divulgarsi della pandemia da Covid-19, come una conseguenza collaterale dell’epidemia.
La malattia di Kawasaki ha origine asiatiche, tuttavia, seppur con una percentuale molto bassa colpisce ogni anno anche i bambini italiani ed europei, ma si tratta di casi rari. Non si conoscono con certezza le cause scatenanti la malattia Kawasaki, tuttavia, si ipotizza una certa predisposizione genetica di chi ne rimane affetto.
La malattia di Kawasaki si manifesta attraverso febbre molto alta si raggiungono circa i 39°e oltre, dolori muscolari, congiuntivite, lingua rossa e gonfia. I bambini che ne sono affetti presentano eruzioni cutanee e arrossamenti in diverse parti del corpo, ingrossamenti nodulari ecc…
Tecnicamente essa è un’infiammazione virulenta dei “vasi sanguigni” che se non curata con prontezza può coinvolgere persino i vasi cardiaci portando alla morte a causa del manifestarsi di aneurismi.
La malattia di Kawasaki nella stragrande maggioranza dei casi va via come una semplice influenza se prontamente diagnostica.
Non è semplice diagnosticare la malattia di Kawasaki i sintomi sono simili ad una febbre ragion per cui è importante eseguire specifici esami laddove si abbia il sospetto per intervenire preventivamente.
Gli esami vengono effettuati tutte le volte in cui si ravvedano 4 effetti collaterali tipici della malattia di Kawasaki su una media di 5.
Si tratta di esami base come un prelievo del sangue e analisi delle urine e delle feci, nonché esami della gola al fine di poter scartare patologie affini come il morbillo.
Sulla scorta dei risultati degli esami effettuati, nel caso si evidenzi una positività alla malattia di Kawasaki, i bambini sono sottoposti a controlli più approfonditi per verificare se la malattia ha compromesso i vasi cardiaci e siano presenti aneurismi o lesioni del miocardio, è doveroso pertanto effettuare un controllo cardiaco con elettrocardiogramma ed ecografia del cuore.
Si tratta di esami che devono essere ripetuti in quanto, in alcuni casi, le anomalie non si manifestano immediatamente ragion per cui è opportuno ricontrollare per poter intervenire velocemente ed evitare danni irreparabili.
I bambini affetti dalla malattia di Kawasaki, quando la malattia non va via spontaneamente, e questo accade nella maggioranza dei casi, devono essere ospedalizzati in quanto è necessario monitorare l’attività cardiaca, essendo un’infiammazione dei vasi sanguigni molto veloce essa può estendersi all’attività svolta dai vasi conduttori del cuore, naturalmente prima si diagnostica la malattia minor danni si avranno ai vasi coronarici.
Da un punto di vista farmacologico, ad oggi, vengono impiegati per curare la malattia di Kawasaki: l’aspirina in modo da abbassare la temperatura corporea e permettere al sangue di defluire, e immunoglobuline, utili non solo per lo stato febbrile ma per ridimensionare le conseguenze collaterali a livello cardiaco.
Nei casi più gravi, in cui la situazione non sembra stabilizzarsi, si può optare per terapie più invasive con cortisonici e farmaci sperimentali di natura biologica nonché antibiotici laddove si ravvedano forme di infezione batterica congiunte.