Malattie autoimmuni: la dieta consigliata

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In caso di malattie autoimmuni, quale dieta è consigliata? Non tutti sanno, infatti, che per contrastare la malattia e i sintomi è molto utile partire dall’alimentazione.

Ecco la dieta consigliata per le malattie autoimmuni.

Malattie autoimmuni: la dieta consigliata

Le malattie autoimmuni sono un complesso insieme di patologie correlate con un’errata attivazione del sistema immunitario, in particolare nei confronti di tessuti sani dell’organismo, portando ad infiammazione e distruzione. Questo attacco a tessuti riconosciuti come non-self è mediato dalla produzione di anticorpi: essi non riconoscono uno specifico tessuto come appartenente al corpo e provocano danno e disfunzione.

Diverse ricerche hanno messo in evidenza come esistano alcuni protocolli che possono aiutare a prevenire e ridurre lo sviluppo e l’incidenza delle malattie autoimmuni grazie alla regolazione della risposta immunitaria e alla rigenerazione dei tessuti colpiti: a partire dall’alimentazione. Ecco la dieta consigliata per le malattie autoimmuni.

Assume un ruolo fondamentale per la cura delle malattie autoimmuni anche l’alimentazione. È infatti indispensabile conoscere il protocollo autoimmune e le restrizioni caloriche periodiche, interventi di tipo nutrizionale che possono aiutare a prevenire le malattie autoimmuni e a ridurne le complicanze.

L’AIP (AutoImmune Protocol) si basa su una dieta paleolitica dove vengono eliminati alimenti specifici, additivi alimentari, emulsionanti e alimenti associati con la dieta mediterranea implicati nella degradazione del microbiota intestinale, disregolazione del riconoscimento di antigeni e sviluppo di autoimmunità. Questo protocollo prevede inoltre il consumo di alimenti con poche calorie come:

Alimenti integrali

ortaggi

frutta

acidi grassi mono e poli insaturi

carne

prodotti non trasformati.

Le diverse fasi della dieta; Fase di eliminazione di 6 settimane dove vengono esclusi dalla dieta una serie di alimenti, associati ad un aumento degli episodi di autoimmunità: cereali, legumi, alcuni vegetali, uova, latticini, frutta secca e semi, alcol, caffè, oli vegetali processati, zuccheri raffinati, additivi alimentari, edulcoranti.

Fase di mantenimento-reintroduzione di 4 settimane dove vengono gradualmente reintrodotti uno per volta, valutando reazioni e sintomatologia durante l’aggiunta di ogni alimento.

In questa fase si sceglie quale cibo reintrodurre. Si pianifica di mangiare questo alimento alcune volte al giorno nel giorno del test, quindi evitarlo completamente per 5-6 giorni.

La prima volta che si mangia questo cibo, mangiarne solo mezzo cucchiaino e attendere quindici minuti per vedere se si ha una reazione.

Se si nota qualche sintomo, terminare il test ed evitare questo alimento. In assenza di sintomi, mangiare una porzione leggermente più grande, come 1 cucchiaio e mezzo, dello stesso cibo e controllarne i sintomi per 2-3 ore.

Se si verificano sintomi durante questo periodo, terminare il test ed evitare questo alimento. Se non si nota alcun sintomo, mangiare una porzione di cibo di dimensioni normali, dopodiché evitarlo per 5-6 giorni.

Dieta e malattie autoimmuni: la correlazione

E’ dimostrato che una dieta sbilanciata come quella occidentale, ricca di grassi saturi, grassi lavorati, zuccheri semplici, e povera di fibra e carboidrati complessi, può fornire il fattore ambientale che nel tempo può portare a sindrome metabolica e malattie cardiovascolari.

La ricerca ha inoltre evidenziato una correlazione fra la dieta occidentale e le malattie autoimmuni. Gli eccessi associati alla dieta occidentale provocano un aumento del WAT (white adipose tissue). Il tessuto adiposo è ormai riconosciuto come organo endocrino, in quanto è in grado di produrre mediatori dell’infiammazione come il TNF-α e IL-6, leptina, resistina e la proteina C reattiva.

Queste adipochine provocano un’infiammazione di basso grado sistemica in persone affette da obesità e questa condizione può influenzare i linfociti T (Treg) andando a provocare una risposta autoimmune.

Questa infiammazione può essere contrastata con la somministrazione di polifenoli e ω-3, anche se sono necessari ulteriori studi in merito.

L’alimentazione risulta importante non solo per modulare la risposta infiammatoria in uno stato patologico, ma può servire a mantenere un corretto stato di salute anche in persone sane, a scopo preventivo.