Le malattie neurologiche nel mondo

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Un nuovo studio sulle malattie neurologiche più comuni nel mondo ha rivelato uno scenario tutt’altro che rasserenante.

La ricerca è frutto dell’impegno del Dipartimento di Salute Mentale e di Uso di Sostanze dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), diretto da Devora Kestel. La conclusione è che le malattie mentali sono in aumento a livello globale, e che parallelamente cresce anche l’uso di sostanze.

Le malattie neurologiche più comuni

Quando si parla di malattie mentali non ci si rende conto di quanto siano frequenti e varie. Basti pensare che esiste una classifica dei disturbi neurologici, ovvero di quelle patologie che intaccano una delle facoltà più importanti nella nostra vita: la mente.

I danni sono a carico del ragionamento, della memoria, delle emozioni.

Perciò non dobbiamo sorprenderci se la depressione occupa il primo posto nella gerarchia delle malattie neurologiche più impattanti al mondo. Alla sua diffusione contribuisce il fatto che la depressione non fa distinzioni di genere, età, classe sociale e situazione economica. Contrariamente all’opinione comune, può colpire chiunque e per motivi spesso imprevedibili. Di preoccupante, semmai, c’è l’abbassamento dell’età in cui si presenta: a soffrirne oggi sono persone sempre più giovani.

Un dato allarmante, soprattutto se correlato all’aumento dei suicidi tra i ragazzi.

C’è poi un ulteriore aggravante, come osserva Kestel: la popolazione invecchia. Questo fenomeno reagisce con la probabilità sempre più alta di cadere in depressione addirittura in età scolare. E il futuro del malato è in caduta libera. Alla depressione giovanile, infatti, segue molto spesso la demenza. La depressione, in altre parole, fa invecchiare prima il nostro cervello e peggiora la qualità delle nostre vite.

Innescando un circolo vizioso, per cui la malattia si alimenta dei danni che provoca a livello neurologico.

Tra i ragazzi, la depressione è frequentemente preceduta da uno stato di ansia cronica. La tempesta ormonale e psicologica che si scatena nei giovani soggetti ad attacchi di panico, stress ed isteria, può spingerli a perdere la speranza. In questi casi, il rischio cui vanno incontro è oggi accessibile con una facilità preoccupante: l’abuso che diventa dipendenza.

Farmaci, alcol e sostanze illegali, videogiochi e gioco d’azzardo, comportamenti ossessivo-compulsivi sono i riempitivi più comuni in cui i giovani si rifugiano.

L’importanza dei professionisti

Un’attenzione particolare in questo caso va rivolta ad una precisa categoria sociale: quella dei migranti. Il viaggio per mare in condizioni potenzialmente mortali e la separazione forzata dagli affetti familiari possono generare un disagio psicologico anche in chi è scappato dalla propria terra in cerca di una vita migliore.

Che poi non trova. La povertà, la solitudine, soprattutto l’assenza di una rete sociale in cui sentirsi inseriti, degenerano spesso in tendenze lesive per la persona. Quando non si ha nulla da perdere, o molto poco da spendere, è un attimo cadere nella trappola della droga. Anche se non la si usa in prima persona, si sta comunque scegliendo di agire a costo di nuocere agli altri. Ribadendo e approfondendo la propria alienazione dal resto della società.

La soluzione? Le cure psichiatriche e la terapia farmacologica, secondo Kestel, sono solo un passo ulteriore. Il punto di partenza nella lotta alle malattie mentali è l’informazione: “come OMS abbiamo progetti in vari Paesi dove lavoriamo e con migranti e rifugiati. Credo che debba essere ormai parte della formazione di tutti quelli che lavorano nell’ambito della salute mentale.