(Adnkronos) – “Nelle cardiologie italiane il dato della mortalità di tutti gli infarti è al 2%, il più basso di sempre.
Non solo, migliorano anche le condizioni dei pazienti ricoverati con infarto miocardico acuto. Le nostre tempistiche di intervento rispettano le indicazioni contenute nelle linee guida internazionali: per gli infarti gravi, ovvero quando il paziente deve essere sottoposto ad angioplastica entro 2 ore dal primo soccorso, rispettiamo i tempi, mentre per gli infarti meno severi, quando il paziente deve essere preso in carica entro le 24 ore, nelle strutture dove manca la cardiologia interventistica (Emodinamica) i tempi sono ancora troppo lunghi”.
Così all’Adnkronos Salute Leonardo De Luca, vicepresidente dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, a margine del 55esimo congresso nazionale di Anmco, il più importante evento di cardiologia in Italia, a Rimini dal 16 al 18 maggio. A scattare la fotografia dei pazienti ricoverati con infarto miocardico acuto è lo studio Eyeshot 2. “A distanza di 9 anni dallo studio Eyeshot, la Fondazione per il Tuo cuore e l’Anmco – spiega De Luca che è anche direttore della Cardiologia del San Matteo di Pavia – hanno disegnato un nuovo protocollo di ricerca, appunto l’Eyeshot-2, con lo scopo di aggiornare le conoscenze sull’uso delle terapie antitrombotiche nei pazienti con infarto miocardico ricoverati nelle Unità di terapia intensiva cardiologica.
Il Registro di tipo osservazionale, della durata di 4 settimane in ciascun Centro, costituisce un momento importante per la raccolta di dati che possono aiutare i clinici nella scelta delle terapie più adeguate per quei pazienti che sono ad elevato rischio di eventi ischemici ed emorragici”. Dallo studio, "condotto in 183 centri di cardiologia distribuiti su tutto il territorio nazionale e che ha coinvolto 2806 pazienti di tutte le età (35% con più di 75 anni e il 20% con meno di 55 anni) emergono dati e messaggi interessanti e incoraggianti sulla gestione attuale dei pazienti con infarto che devono essere rivascolarizzati – rimarca De Luca – Innanzitutto, sulla tempistica: rispettiamo le linee guida internazionali per quanto riguarda gli infarti gravi, dobbiamo invece migliorare la tempistica nelle strutture dove non c’è la cardiologia interventistica.
Dai dati emersi da Eyeshot2 emerge anche che purtroppo la nostra cardiologia è più invasiva nei pazienti giovani, meno con i pazienti anziani, probabilmente a causa della medicina difensiva", conclude. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)