Il morbo di Crohn prende il nome dal gastroenterologo statunitense Burrill Bernard Crohn, ma viene anche chiamata enterite regionale, ed è una Malattia Infiammatoria Cronica Intestinale (MICI).
Questa malattia è infatti una patologia autoimmune che può attaccare qualsiasi zona dell’apparato digerente, per questo viene classificata in modo specifico in base alla regione colpita. Solitamente il tratto maggiormente interessato è l’intestino, più precisamente l’ileo e l’intestino crasso, per questo nel 50% dei casi viene classificata come ileocolica di Crohn.
Queste infiammazioni possono provocare delle ulcere che, se non curate correttamente, possono portare a dei restringimenti dell’intestino (stenosi) o possono perforarlo danneggiando gli organi circostanti (fistole).
Per di più questa malattia è diffusa in tutto il mondo, ma raggiunge prevalenza superiore in occidente, e inoltre può presentarsi in qualsiasi fascia di età, più frequentemente però tra i 15 e i 30 anni o oltre i 65.
Il morbo di Crohn è considerato cronico appunto per l’alternanza di periodi cronici (malattia in fase acuta) e periodi di recessione (periodo di benessere), ma senza arrivare mai ad uno stato di totale guarigione.
I sintomi della patologia variano a seconda della localizzazione dell’infiammazione, ma solitamente i primi a manifestarsi sono dolori addominali e febbre, seguiti da diarrea che può presentare anche tracce di sangue occulto. Si possono anche manifestare fistole e raccolte di pus all’altezza dell’ano.
Se al disagio intestinale si aggiungono vomito, stenosi e nausea questo può indicare un ostruzione dell’intestino tenue che segnala l’aggravarsi della malattia. Quando viene colpita una zona molto ampia dell’intestino tenue si può persino andare incontro ad un malassorbimento di carboidrati, provocando perdita di peso.
Nei casi più gravi questa malattia può colpire anche la pelle, il sangue e il sistema endocrino manifestando eritemi, difficoltà respiratorie e aumentando il pericolo di insorgenza di coaguli di sangue.
Sia le cause che la cura del morbo di Crohn sono purtroppo ancora sconosciute. Si presuppone che le cause principali possano derivare da una combinazione di fattori ambientali, dipendenza dal fumo, alterazioni della flora batterica e predisposizioni genetiche.
I dati genetici infatti mostrano una disfunzione del sistema immunitario innato che tende ad aggredire il tratto gastrointestinale provocando l’infezione.
Le cause invece derivanti da fattori ambientali ritenute fondamentali per l’incidenza della patologia sono la dipendenza dal fumo e una dieta squilibrata.
Anche se non esiste una cura specifica si possono adottare vari metodi terapeutici per trattare in modo corretto i pazienti che presentano il morbo di Crohn in uno stato particolarmente aggressivo che non va assolutamente ignorato.
Il metodo principale per prevenire o evitare complicazioni è quello di seguire una dieta specifica, ma esistono comunque alcuni trattamenti che hanno lo scopo di attenuare l’infiammazione intestinale agendo appunto da anti-infiammatori, e possono essere ad esempio: la mesalazina, antibiotici, steroidi e metotrexate.
Si ricorre invece a chirurgia in situazioni irreversibili dovute a gravi complicazioni come un blocco intestinale o ostruzioni.
È importantissimo iniziare a modificare il proprio stile di vita nel caso in cui venga diagnosticata questa malattia.
Per prima cosa bisogna smettere di fumare se si è dipendenti dalla nicotina e iniziare una dieta suddivisa in tanti pasti durante la giornata, ma in piccole porzioni. Bisogna quindi evitare di assumere:
Si consiglia invece di:
Si può affermare allora che con un corretto trattamento e i giusti accorgimenti legati ad uno stile di vita sano si può vivere una vita del tutto normale anche con questa patologia.