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Si tratta di un evento molto raro, ma temibile.
Secondo quanto hanno scoperto i ricercatori dell’Institute of Cancer Research del Surrey e dell’Università di Tokyo, una madre affetta da neoplasia, durante il periodo di gravidanza, può trasmettere il tumore al figlio. Le cellule neoplastiche possono passare attraverso la placenta. Nella maggior parte dei casi il sistema immunitario del feto funge da barriera contro le cellule malate ma, nel caso in cui le difese del piccolo dovessero rivelarsi difettose, le cellule cancerogene hanno libero accesso.
Negli ultimi 100 anni sono stati rilevati 17 casi di trasmissione tumorale dalla madre al feto.
I ricercatori dell’Institute of Cancer Research del Surrey (Gran Bretagna), coordinati da Mel Graves e da Takeshi Isoda dell’Università di Tokio hanno usato un sistema un sistema di marcatura genetica, al fine di trovare le prove di questa rara trasmissione tumorale materno-fetale. I risultati sono stati pubblicati sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”; dai quali emerge che le tipologie di cancro più predisposte alla trasmissione via placenta sono: le neoplasie del sangue (leucemie, linfomi e mielomi) e le neoplasie della pelle (melanoma).
Il caso della giovane mamma giapponese affetta da leucemia. La ricerca, finanziata dal ministero della salute nipponico, ha preso in esame il caso di una donna di 28 anni; affetta da leucemia subito dopo aver partorito. Ebbene anche la piccola a 11 mesi ha sviluppato la stessa forma tumorale. Come è possibile? Da un’accurata analisi è emerso che le cellule tumorali della bambina erano il clone di quelle cancerogene della madre.
Ulteriori analisi sulle cellule del sangue della piccola paziente hanno rivelato che le cellule tumorali erano già presenti alla nascita. Inoltre le cellule leucemiche esaminate erano prive di una regione del DNA; la quale avrebbe consentito al sistema immunitario di riconoscerle come invasori e di conseguenza di eliminarle dall’organismo. Probabilmente questa, come ipotizzano gli stessi ricercatori, è la tattica che consente alle cellule maligne di sfuggire al controllo del sistema immunitario; e così penetrare la barriera placentare.
Quindi entrambi i pazienti erano portatori dello stesso gene mutato. In parole semplici, in questo caso, e come in altri molto simili, secondo i ricercatori le cellule cancerogene hanno penetrato la placenta fino a raggiungere il feto, dove hanno potuto impiantarsi indisturbate; in quanto il sistema immunitario non è riuscito a rivelare la minaccia. Sulla base di questa straordinaria scoperta; gli studiosi ribadiscono l’estrema rarità che tale trasmissione possa verificarsi in una donna incinta e malata di cancro.
Insomma siamo davanti a un evento limite, nel quale le cellule cattive si mascherano per passare inosservate e fare irruzione nel feto.
Come ulteriore dimostrazione della rarità di tale evento; riportiamo in seguito alcuni dati relativi a una delle forme più comuni di neoplasia tra le donne; ovvero il tumore al seno. Questo tipo di carcinoma è molto diffuso tra le donne in stato interessante; e complica all’incirca 1 gravidanza su 3 mila.
Infatti circa il 10% delle pazienti, al di sotto dei 40 anni, riceve ogni anno riceve la diagnosi del carcinoma durante la gestazione o subito dopo. Ma a questo punto occorre fare una precisazione: contrariamente a quanto si può pensare; la gravidanza in sé non peggiora la prognosi, alla peggio può comportare un ritardo nella diagnosi e di conseguenza della terapia. Inoltre l’allattamento al seno non comporta rischi per il bambino.
Dopo aver illustrato questa eccezionale e rara scoperta; allarghiamo il fulcro della nostra attenzione e cerchiamo di vedere, in breve, cosa succede e come comportarsi quando viene diagnosticato il cancro; in una fase bella e delicata come quella della gravidanza. Occorre fare una premessa: quando la gioia per l’arrivo di un figlio viene turbata dalla diagnosi di un carcinoma, non bisogna farsi prendere dal panico. Le possibilità di cura sono le stesse di qualsiasi altra fase della vita; e nella maggior parte dei casi ci si può sottoporre alla terapia senza compromettere la salute del bambino.
La conferma di ciò la si può trovare nei dati raccolti in un Registro sui tumori al seno in gravidanza. I dati di questo Registro, istituito a partire dal 2003 in Germania e poi esteso ad altri paesi, indicano che i risultati sono rassicuranti sia per le mamme che per i bambini.
Al fine di evitare danni al feto; in caso di sospetto di un tumore in gravidanza, è bene prestare molta attenzione nella scelta degli esami che consentiranno di giungere a una diagnosi precisa.
In generale è da evitare l’uso di raggi x; quindi esami come l’ecografia o la biopsia possono essere liberamente eseguiti. Per quanto riguarda il tipo di terapia; è stato accertato che dopo il primo trimestre della gravidanza si possono effettuare molti tipi di chemioterapia, come quelli a base di antracicline, senza arrecare danni alla salute del bambino. Qualora la diagnosi avvenga all’inizio della gestazione; è sempre bene aspettare almeno la dodicesima settimana per sottoporsi al trattamento.
Altro periodo in cui è meglio optare per la sospensione delle cure è quello che precede il parto; in quanto il midollo osseo della mamma e del bambino potrebbero non produrre piastrine e globuli bianchi a sufficienza.