Con la pandemia da Sars-cov2 in atto, la mascherina, come anche il distanziamento sociale, l’igiene di mani e la sanificazione delle superfici, è uno strumento indispensabile per scongiurare il contagio da coronavirus.
Pertanto viene consigliato di indossarla sempre in luoghi chiusi e all’aperto se non è possibile mantenere la distanza di sicurezza. Infatti è dimostrato che la maggior parte dei contagi avviene in ambienti chiusi tramite le goccioline emesse respirando e parlando che riescono ad arrivare in un paio di secondi a oltre due metri di distanza e persistono nell’aria. Uno studio britannico recente ha dimostrato come parlare a lungo senza mascherina possa possa comportare rischi tanto quanto tossire vicino ad un’altra persona, perché le micro-particelle espulse dalla bocca rimangono sospese nell’aria più a lungo.
Una scoperta che potrebbe aiutare a spiegare come mai il Covid-19 si diffonde facilmente in ambienti interni e che dimostra come le misure di distanziamento sociale da sole non forniscano una protezione adeguata dal virus.
Attraverso l’utilizzo della tecnologia laser, hanno potuto rilevare la quantità di goccioline espulse da diversi candidati con il solo parlare. Gran parte tendono a cadere dopo l’avvenuta emissione finendo sulle superfici, le restanti rimangono sospese in aria e possono essere inalate da altri.
Hanno in seguito utilizzato modelli matematici per mostrare come Sars-CoV-2 si diffonde in diversi spazi interni, a seconda delle dimensioni, dell’occupazione, della ventilazione e anche se si indossano o meno le mascherine.
Secondo queste ricerche, trascorrere un’ora in un luogo chiuso di 250 metri quadrati, che abbia una capacità minima di 50 persone e una ventilazione tipica “da ufficio” comporta una probabilità stimata dell’8% di infettarsi, se in quel locale ci sono 5 persone infette che non indossano una mascherina.
Se però il ricambio completo dell’aria avviene cinque volte all’ora anziché tre, le probabilità in pari condizioni calano al 2%, e altrettanto avviene se tutti indossano una mascherina a tre strati (come quelle chirurgiche).
Stando ai risultati della ricerca, le goccioline espulse durante una conversazione sarebbero nell’ordine delle migliaia al minuto e il tempo di permanenza nell’aria delle stesse sarebbe molto lungo. Le grandi goccioline di saliva espulse con tosse o starnuti cadono a terra a brevi distanze, minuscole goccioline prodotte parlando, dette anche ‘aerosol’, possono trasportare il virus a distanze superiori a due metri e persistere nell’aria.
Inoltre, ci vogliono solo un paio di secondi perché le particelle espulse viaggino oltre i 2 metri di distanza che dovrebbero separarci.
In particolare, i dati mostrano che un’ora dopo che una persona infetta ha parlato per 30 secondi, l’aerosol rimasto contiene molta più massa virale rispetto a dopo un colpo di tosse.
Rimangono quindi ancora più che valide le raccomandazioni di arieggiare i luoghi chiusi il più possibile e indossare sempre la mascherina soprattutto nei luoghi molto frequentati e con poco ricircolo di aria fresca.