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Esistono due tipi di parto: il parto eutocico e il parto distocico.
Il primo è anche detto fisiologico, il secondo non fisiologico. Vediamo insieme quali sono le differenze e le caratteristiche di entrambi.
Il parto naturale può essere chiamato eutocico o distocico, a seconda delle modalità di esecuzione. E’la forma di parto più conosciuta ed eseguita. Avviene senza l’intervento medico, quindi senza strumenti particolari né farmaci per indurre le contrazioni. Si divide in diverse fasi. Innanzitutto c’è la fase preparatoria: la donna inizia a sentire i primi dolori delle contrazioni irregolari.
Segue la fase dilatante, quando inizia il travaglio vero e proprio. Le contrazioni sono sempre di più e sempre più regolari. Il collo dell’utero inizia a dilatarsi, per consentire il passaggio del bambino. Segue poi la fase espulsiva, che inizia quando la dilatazione è massima. Coincide con la fine del travaglio e con l’espulsione del bambino e della placenta.
Questo tipo di parto è sempre considerato parto naturale.
La differenza con quello eutocico è che il medico e l’ostetrica devono intervenire con alcuni strumenti. Viene chiamato anche operativo, e gli prevede l’uso di strumenti quali la ventosa o forcipe, per facilitare l’espulsione del bambino. In alcuni casi si può ricorre alla manovra di Kristeller, una manovra che consiste nel dare una spinta sul pancione nello stesso momento in cui avviene una contrazione.
I motivi per cui si può avere un parto distocico, anziché un parto eutocico, sono molteplici.
In generale, l’utero potrebbe avere delle difficoltà nelle contrazioni. In tal caso, si parla di distocia dinamica. Il canale cervicale, inoltre, potrebbe non riuscire a raggiungere la dilatazione ottimale. In tal caso, si parla di distocia meccanica. Altri fattori, peraltro molto comuni, riguardano la conformazione del bacino della donna in questione, la posizione del piccolo oppure l’eccessivo peso.
Ci sono diverse tipologie di parto, oltre a quello naturale.
Vediamo quali sono: