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Uno dei disturbi contro cui molti uomini si ritrovano ad avere a che fare è la prostatite.
La fascia d’età compresa tra i 20 ed i 40 anni è quella più a rischio nel contrarre questa infezione.
La prostatite, come descritto nell’etimologia della parola, in cui il suffisso -ite corrisponde a ”infiammazione”, non è altro che l’irritazione o rossore della prostata.
A dirla tutta, l’origine di questo fastidio avviene nell’uretra; successivamente il contagio si propaga anche alla prostata. Infatti, proprio perché il tutto è scaturito dall’uretra, il nome medico-scientifico più appropriato è uretroprostatite.
In base ai molti esami medici fatti, sembra che la prostatite sia causata da vari fattori. Questa spiacevole infiammazione può essere associata a disordini intestinali, quali la diarrea o la stipsi; anche il colon irritabile o il comune gonfiore intestinale, dovuti spesso ad abitudini alimentari poco corrette, fanno parte di questo disturbo.
Un altro fattore responsabile della prostatite sono spesso le abitudini minzionali, ovvero quelle consuetudini volontarie o involontarie che riguardano l’espellere l’urina.
In ultima analisi, a dar vita a questo disturbo, vi sono anche le pratiche sessuali.
Sempre secondo osservazioni fatte dalle varie indagini, è importate far sapere che i batteri responsabili della prostatite risiedono solitamente nella flora intestinale, da cui poi possono insediarsi all’interno delle vie seminali.
È noto che i sintomi prodotti dalla prostatite siano molti ed alcuni parecchio dolorosi. Vi sono due ben distinti gruppi di infiammazione della ghiandola prostatica: le prostatiti acute e quelle croniche.
La prostatite acuta, in cui i batteri si riversano sulla prostata, è quella di più breve durata ma anche la più fastidiosa da sopportare. I sintomi, i quali si manifestano in maniera intensa e inaspettata, sono principalmente febbre alta, brividi, lombalgia (dolori nella regione compresa tra il tratto dorsale della colonna vertebrale ed il bacino) e frequenti minzioni (espulsione dell’urina). Le urine si presentano molte volte prive di limpidezza e con delle impurità.
Nel peggior dei casi, si possono nota anche delle tracce di sangue, il tutto accompagnato da forte dolore che si concentra tra l’ano e la base del pene (perinale).
Se non si interviene tempestivamente nel curare la prostatite acuta, questa potrebbe diventare cronica.
Nella prostatite cronica i sintomi sono più lievi rispetto alla forma acuta ma durano più a lungo, a volte superando anche i tre mesi.
In questa fase, l’uomo può avvertire una maggiore quantità si sintomi, tra cui indolenzimento dell’area sovrapubica e di quella inguinale, oltre all’area perinale.
In questo caso, come pure per la prostatite acuta, vengono chiamati in causa anche i testicoli, i quali manifestano anch’essi dei fastidi, arrivando spesso a compromettere il loro stato di salute generale.
La febbre è un sintomo che spesso non è presente; nel caso ve ne fosse la presenza, questa si manifesta solitamente in modo lieve.
Un altro dei sintomi riscontrati per questo disturbo è il sangue nello sperma, seguito da dolori forti, durante l’eiaculazione dovuta ad un rapporto sessuale.
Infine, vi è la forma asintomatica, in cui il paziente non presenta alcun sintomo anche se l’infiammazione è comunque presente; in questi casi la diagnosi viene fatta purtroppo in ritardo o in modo del tutto casuale.
Non vi è un’unica cura per questo disturbo, ma varia in base alla diagnosi. Nel caso in cui la prostatite non sia infettiva, quindi asintomatica, la cura è più difficile da prescrivere, dato che non vi è alcun dato stabile da cui partire per stabilire che cosa fare a riguardo.
Generalmente viene dato ai pazienti degli analgesici o degli anti-infiammatori.
Per quanto riguarda invece i casi sintomatici, con infezione batterica in corso, solitamente la terapia principale si basa sull’uso degli antibiotici, spesso in concomitanza con gli anti-infiammatori.