(Adnkronos) – "L'intelligenza artificiale ormai si è inserita in tutte le fasi dell'atto medico radiologico.
Sicuramente l'ambito che viene enfatizzato di più è quello della diagnosi, che diventa più precoce e facilitata per quelle più complesse, oppure più veloce per quelle più semplici. In realtà l'intelligenza artificiale è fondamentale anche nel decidere quale esame fare e, soprattutto, nell'ottimizzazione della sua esecuzione. Nel caso infatti si utilizzino le radiazioni ionizzanti, ad esempio, oggi diversi software e sistemi di intelligenza artificiale consentono di ottimizzare la dose in base alle caratteristiche del paziente" come età, sesso, peso e "il quesito clinico, per ridurre la dose che viene effettivamente erogata al paziente, migliorando quindi poi non solo la diagnosi, ma avendo cura anche della sua salute".
Lo ha detto Chiara Floridi, professore associato dell'Università Politecnica delle Marche, questa mattina all'Adnkronos, intervenendo a Milano in un incontro con la stampa all'interno del 51esimo Congresso nazionale della Sirm, Società italiana di radiologia medica e interventistica in corso a Milano. In particolare, "la realtà aumentata aiuta il paziente e anche il radiologo". Il primo, per esempio, "nell'accettazione anche dell'esame – spiega Floridi – Se è immerso in una realtà virtuale, prima o durante l'esecuzione di un esame radiologico, si riduce l'ansia.
In esami come la risonanza magnetica, che oggi possono durare oltre 20 minuti e che sono praticamente impossibili da effettuare nei pazienti claustrofobici o pediatrici, la possibilità di immergersi in una realtà virtuale può aiutare" la buona riuscita, del test riducendone il disagio e la tensione. "D'altra parte – continua la specialista – la realtà aumentata e la realtà virtuale sono d'aiuto anche ai nuovi medici in formazione, quindi a chi si affaccia a questa disciplina, perché consente di simulare delle realtà mediche, delle realtà radiologiche e di radiologia interventistica, quindi effettuare esami e procedure, esercitandosi prima, a maggiore tutela del paziente, ma anche – conclude Floridi – migliorando la propria formazione e la propria performance clinica".
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