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L’ansia e la depressione sono dei disturbi reali.
A volte ce ne dimentichiamo, quando affermiamo di “vivere con l’ansia” perché stiamo attraversando un periodo stressante. O quando dichiariamo con leggerezza di sentirci depressi, perché siamo tristi o particolarmente preoccupati per qualcosa. Ma non è così semplice. Scopri qualcosa di più su questi disturbi diffusi e sottovalutati.
Tutti gli esseri umani, ad un certo punto della loro vita, sperimentano ansia e depressione. In genere, associamo questi problemi psicologici al modo in cui siamo in grado di metabolizzare il dolore.
Quindi, ogni qual volta qualcosa oltrepassa i nostri confini. È qualcosa che pensiamo dovrebbe rimanere all’esterno, e finisce per entrare nel nostro mondo, può causare ansia. Potrebbe essere qualsiasi cosa: da qualcuno che lancia una pietra nella nostra finestra a qualcuno che fa un commento molto offensivo o critico.
Lo stesso accade quando qualcosa che dovrebbe rimanere dentro di noi finisce per abbandonarci, come un cimelio di famiglia che viene rubato o un amore che ci tradisce.
Questo attraversare provoca dolore. Se neghiamo quel dolore, se non lo affrontiamo nel momento in cui avviene, lo immagazziniamo e finirà per svuotarci delle energie fisiche ed emotive. Quindi, si dice spesso che ricordare un dolore causa ansia, frustrazione, rabbia e ostilità. Lo stesso dolore proiettato nel futuro causa ansia e preoccupazione. È il momento in cui il dolore ci si ritorce contro, perché non sappiamo contro chi rivolgerlo, e crea un senso di colpa.
E la perdita di energie finisce per causare depressione.
Crediamo che per affrontare tutto ciò dobbiamo andare a fondo, ovvero indietro nel tempo, per identificare quando siamo stati feriti in passato, quando non siamo stati in grado di metabolizzarlo. Poi c’è tutto un rituale formale da fare, essenzialmente per identificare cosa sia, capire che quel dolore è qualcosa presente nei nostri corpi.
Una delle cose che non viene menzionata spesso nella psicologia occidentale è che le emozioni non sono solo cognitive.
Non sono solo mentali, ma anche fisiche. Insegniamo un processo in cui le persone possono identificare cosa stanno provando, trovare quel sentimento nel proprio corpo, permettergli di scriverne e vedere cosa ne viene fuori a guardare attentamente e onestamente.
Ma è ugualmente importante incoraggiare le persone a fare qualcosa di “fisico” una volta identificato le proprie emozioni. Farsi una corsetta, seguire una lezione di aerobica, ballare energicamente il rock and roll, sbattere un cuscino.
Qualsiasi cosa, ma con l’intenzione di far scaricare il corpo. Poi, una volta terminato questo processo, si raccomanda di tornare indietro e condividere quel dolore, se possibile, con la persona con la quale è stato creato.
Non esiste un percorso unico e sicuro per uscire da ansia cronica e depressione. Quello che aiuta una persona è totalmente inutile per un’altra. Ciò che conta è cercare, comunque, di fare qualcosa per uscire dalla situazione: ammettere il problema e parlarne con qualcuno potrebbe già essere un ottimo passo in avanti.