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Il fenomeno della bisessualità è stato osservato in diverse società umane.
Tuttavia non è un fenomeno che riguarda solo la specie umana. Infatti per assistere alla bisessualità maschile basta andare nell’habitat degli scimpanzé pigmei (anche detti bonobo). Queste scimmie risolvono i conflitti con il sesso, sia con i maschi che con le femmine. Queste iniziative occasionali, però, non si trasformano in un abitudine. La bisessualità dei bonobo aiuta a spiegare come le scimmie inizino un’attività sessuale ogni 90 minuti, e come il 75% percento di esse non abbia scopi riproduttivi.
Per gli esseri umani, però, questo comportamento non è accettato con facilità. Innanzitutto, già il termine “bisessualità” è problematico. Ciò implica una sessualità duplice, un taglio netto tra eterosessuale e omosessuale, piuttosto che lo spettro proposto da Alfred Kinsey nella Scala di Attrazione Sessuale. L’orientamento bisessuale comporta anche problemi di legittimità, considerata spesso un’etichetta modaiola che le persone adottano per brevi periodi.
Lo psicoanalista Sigmund Freud, per esempio, ha esposto la teoria della bisessualità innata. Secondo la sua teoria le persone nascerebbero con tendenze bisessuali, per poi sviluppare inevitabilmente una preferenza per l’etero o l’omosessualità. Ciò avviene in seguito a sviluppi a livello psicologico, dopo i quali la bisessualità rimane ad uno stato latente.
Nel 1974, Newsweek pubblicò un articolo irriverente dal titolo “Chic bisessuali: tutto fa brodo”, suggerendo una promiscuità senza freni piuttosto che un’identità sessuale genuina.
Qualche decennio dopo, Newsweek cambiò decisamente tono, dichiarando, in una notizia da copertina del 1995, che era in atto il movimento bisessuale, nonostante non indicasse la grandezza della comunità.
Al contrario, un anno prima, la principale testata gay “The Advocate” approfittò del boom della bisessualità pubblicando un sondaggio. Quest’ultimo riportava che il 40% degli uomini gay inizialmente si autodefiniva bisessuale, portando a credere che il concetto di bisessualità fosse qualcosa di temporaneo.
Oggi, i sondaggi del Williams Institute on Sexual Orientation Law and Public Policy mostrano che l’1,7% (circa 4 milioni) degli americani adulti si identificano apertamente come gay o lesbiche. Una percentuale leggermente maggiore, circa l’1,8%, dichiara la propria bisessualità.
La sessuologia ha scoperto, tramite sondaggi e test di autovalutazione analizzati in laboratorio, e grazie a strumenti tecnologici che misurano l’eccitazione, che la bisessualità femminile è maggiormente accettata poiché l’eccitazione bisessuale femminile è stata più documentata e replicata.
La bisessualità maschile, d’altro canto, è nel mirino della scienza perché si è scoperto che, nonostante gli uomini abbiano statisticamente più desiderio sessuale, le inclinazioni tendono a essere più rigide e dirette di quelle sperimentate dalle donne.
Sebbene la scienza non possa spiegare gli aspetti interpersonali dell’attrazione che unisce proprio quelle due persone in un mare di sconosciuti, può certamente tracciare e quantificare gli aspetti meno romantici.
Per valutare l’orientamento sessuale, i ricercatori possono raccogliere dati psicofisiologici di ciò che stimola il desiderio. In altre parole, la scienza può verificare quello che ci eccita.
I dati della risonanza magnetica funzionale permettono ai ricercatori di capire come e dove il cervello gestisce l’eccitazione. Ovviamente, pensieri e materiale piccanti inondando letteralmente il cervello, attivando processori visuali e processori dell’attenzione, così come la motivazione e il sistema di ricompensa.
L’orientamento sessuale può anche influenzare quali parti vengono attivate, nonostante gli scienziati devono ancora confermare differenze sostanziali in questo campo.
Ad oggi, lo strumento migliore per calcolare l’eccitazione è il pletismografo. Si tratta di un’apparecchiatura medica utilizzata per misurare le modificazioni di volume dell’aria presente nei polmoni. Il pletismografo penile è uno strumento ideato nel 1965. Questo strumento elaborava la reazione del corpo di fronte a certe immagini erotiche.
Identifica il flusso sanguigno in direzione dei genitali in risposta a stimoli sessuali e non. Veniva utilizzato nel passato per individuare le devianze come l’omosessualità e la pedofilia.
In alcuni paesi, come Stati Uniti e Canada, alcuni cittadini sono costretti a sottoporsi alla pletismografia. In particolare devono sottoporsi al test le persone precedentemente accusate di reati sessuali. Questi esami vengono effettuati per ridurre la possibilità di reati sessuali.
Esiste la possibilità di effettuare l’esame anche al genere femminile.
Questo tuttavia, in nessun paese viene imposto alle donne.
I ricercatori solitamente stimano l’orientamento sessuale dei partecipanti tramite autovalutazioni e la scala di Kinsey. In seguito fanno un confronto con i risultati ottenuti dal pletismografo e valutano se le informazioni combaciano.
Studi combinati condotti nei primi anni 2000 alla Northwestern University di Chicago hanno constatato due caratteristiche base dell’eccitazione maschile. Rispetto alle donne, gli uomini etero e gay hanno mostrato di eccitarsi molto più spesso per un’unica categoria.
In altre parole, ciò che li eccita è più strettamente correlato alle preferenze sessuali dichiarate. Le donne, invece, hanno mostrato una maggiore fluidità sessuale, venendo stimolate fisiologicamente da una più vasta gamma di materiale.
Quando i ricercatori della Northwestern hanno replicato l’esperimento su un gruppo di uomini bisessuali, la specificità è rimasta, non lasciando posto alla fluidità che ci si aspetterebbe. Gli uomini bisessuali, secondo i dati del 2005, hanno espresso preferenze etero o omosessuali come il resto dei maschi.
Gli ultimi studi, a cui questa università ha collaborato, risalgono al 2005. Gli studi non hanno raggiunto nessun risultato significativo sull’esistenza della bisessualità maschile. I risultati vennero pubblicati sul New York Times, dove si leggeva: “con il rispetto per l’attrazione sessuale, deve essere ancora verificato se la bisessualità esiste”. Ciò ha alimentato l’indignazione dei bisessuali, che hanno visto confermato lo stereotipo del gay represso.
Una nuova ricerca della Northwestern University di Chicago ha affermato che la bisessualità maschile è una realtà. E’ stato provato che se una persona si definisce bisessuale sia attratta effettivamente da entrambi i sessi. Generalmente si pensa che un uomo che si definisce bisessuale sia in realtà un gay che si vergogna della sua sessualità.
Il team di questo dottorando in psicologia ha effettuato un esperimento. E’ stato raccolto un gruppo di 100 uomini di varie origini etniche, 35 dei quali si sono definiti bisessuali.
Sono stati mostrati ai partecipanti due film erotici. Nel primo due uomini avevano una relazione tra di loro, nel secondo due donne. Gli uomini che si erano definiti bisessuali hanno effettivamente mostrato eccitazione di fronte ad entrambi i film. Mentre gli uomini gay ed etero hanno mostrato preferenze differenti di fronte ad entrambi i film.
Grazie a queste ricerche è stata data una conferma scientifica dell’esistenza della bisessualità maschile.
Nonostante questi progressi, non sono mancate critiche provenienti dalla comunità bisessuale. E’ stato riconosciuto il fatto che queste ricerche abbiano aiutato a sostenere la loro posizione. Il presidente del Centro di Ricerca Bisessuale ha dichiarato che questi esperimenti riducono la sessualità e le relazioni alla semplice eccitazione biologica.
La scienza ha spazzato via qualsiasi progresso sociale sia stato fatto verso l’accettazione della bisessualità maschile come orientamento sessuale valido e a lungo termine.
Ma non per molto.
La frase finale dello studio sulla bisessualità maschile del 2005 sembra una condanna a morte: “quindi, pur rispettando l’attrazione e l’eccitazione sessuale che ne deriva, è ancora da dimostrare che la bisessualità maschile esista”.
Lo studio in questione, tuttavia, presenta alcuni difetti e non sottolinea l’importanza di una metodologia rigorosa. Agli uomini che hanno partecipato sono stati mostrati filmati pornografici che avevano per protagonisti o due uomini o due donne, il che presuppone che gli uomini bisessuali provano eccitazione per queste due tipologie e non per quella etero. Cosa che invece accade.
Quando uno studio del 2011 ha posto più enfasi sul controllare che i partecipanti fossero bisessuali da lungo tempo e fossero stimolati con materiale bisessuale, i risultati sono cambiati. I ricercatori hanno selezionato un gruppo di uomini che non solo mostrava desideri bisessuali, ma che avevano avuto lunghe relazioni bisessuali. Nello specifico, hanno risposto in maniera più positiva sia alla pornografia etero che a quella gay.
Questo differentemente dai partecipanti etero e gay che hanno mostrato una marcata preferenza per l’una o per l’altra. Successivamente, un altro gruppo di ricercatori ha identificato l’esistenza di pattern di eccitazione negli uomini bisessuali. Così è stata modificata la metodologia sperimentale in modo che includesse materiale erotico bisessuale, cosa che non era avvenuta nei precedenti studi. In questo modo, la ricerca non ha analizzato se gli uomini bisessuali hanno in egual misura tendenze etero e gay, ma piuttosto se avessero un proprio tratto caratteristico di maggior interesse sessuale in scenari bisessuali.
Una volta provata empiricamente l’esistenza della sessualità maschile, sebbene sia rara, ora ci si chiede se sia accurato fondere l’orientamento sessuale con l’eccitazione. Dopotutto, le donne gay ed etero hanno mostrato fluidità sessuale. E sia per gli uomini che per le donne, i comportamenti sessuali reali non possono essere replicati esattamente in laboratorio, dove le emozioni e le pressioni sociali possono alterare i risultati. Ma l’1,8% della popolazione che si autodefinisce bisessuale sarà d’accordo con questo filone di teorie scientifiche.