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Della sindrome da stanchezza cronica (CFS, Chronic Fatigue Syndrome) si sbaglia spesso la diagnosi.
Questo perché i suoi sintomi sono comuni ad altre malattie, come la mononucleosi, la Fibromalgia, la malattia di Lyme, la sindrome post poliomelitica e malattie autoimmuni come il lupus o la sclerosi multipla. Inoltre non ci sono neanche test più specifici per la sindrome da stanchezza cronica di cui un operatore sanitario può avvalersi per diagnosticarne la patologia. Come fare, quindi, per diagnosticare correttamente la sindrome e trattarla in modo adeguato e tempestivo?
Per poter pensare a una diagnosi di sindrome da stanchezza cronica è necessario che la stanchezza sia inspiegata e resistente. Cioè, una stanchezza che non viene alleviata dal riposo. Inoltre, questo tipo di stanchezza comporta la riduzione di attività occupazionali, educative, sociali e personali. Chi soffre della CFS non è in grado di condurre la sua routine normalmente perché l’eccessiva e costante stanchezza glielo impedisce.
Determinante per la diagnosi è l’insorgere di quattro, o più, dei seguenti sintomi:
Questi sintomi devono essersi protratti o ripresentati durante sei o più mesi consecutivi di malattia e non devono aver anticipato la stanchezza.
Anche un’accurata anamnesi clinica, un esame fisico e psichiatrico e degli esami da laboratorio sono cruciali per stabilire una diagnosi da Sindrome da stanchezza cronica al fine di individuare delle condizioni preesistenti per le quali si richiederebbe un trattamento.
Come già detto, la diagnosi della sindrome è particolarmente difficile perché la CFS ha molte caratteristiche in comune con altre malattie.
Patologie che hanno gli stessi o similari sintomi della Sindrome da stanchezza cronica sono:
I ricercatori hanno notato che ci sono alcune categorie di popolazione più a rischio di altre per quanto riguarda l’insorgere della CFS.
La stanchezza cronica è più comune nelle donne tra i 40 e i 50 anni.
Purtroppo, non esiste un trattamento specifico ed efficace per la sindrome da stanchezza cronica. Il massimo che si possa fare è limitare i sintomi e cercare di convivere con la malattia.
Ecco alcuni consigli su come limitare gli effetti della sindrome e vivere meglio: