Avete mai sentito parlare della sindrome della “Principessa triste”? Se non sapete di cosa si tratta, in questo articolo scoprirete cos’è, come riconoscere questo disturbo e cosa fare per superarlo.
Qualcuno avrà sentito parlare della sindrome della Principessa triste. Ma non sa bene a cosa si riferisca. Ecco spiegato.
Questo modo di dire non fa alcun riferimento ad una categoria diagnostica riconosciuta ma serve a connotare in modo metaforico e anche suggestivo specifiche difficoltà relazionali/sessuali che affliggono alcune donne.
Si dice Principessa triste perché richiama alla mente le principesse delle favole, imprigionate in una torre, che aspettano di essere liberate dal Principe azzurro.
L’ espressione, infatti, fa riferimento alla tendenza a mettere in stand by per molti anni l’impulso sessuale, tipico delle fasi adolescenziali, in attesa dell’incontro salvifico con colui che sarà in grado di offrire un amore devoto e totalizzante. Questo è ciò che accade alla “Bella Addormentata” che cade in un lungo sonno dopo aver perso il sangue con la puntura del fuso e si risveglia solo grazie all’incontro risolutivo con il Principe azzurro.
Come si scopre la sindrome della “Principessa triste”? Chi ne soffre ha questi atteggiamenti, ossia si è incapaci di abbracciare l’altro e di instaurare un dialogo profondo e autentico con se stesse. Spesso si investe molto nell’aspetto esteriore ma si ha difficoltà ad attivare un dialogo interiore con la propria sfera più intima.
L’atteggiamento tipico della principessa triste cela una radicata sfiducia nei confronti delle persone che può sfociare in un qualcosa di patologico che richieste supporto psicologico.
La torre di cui parlavamo prima è ovviamente metaforica. E’ più una condizione psicologica in cui la “Principessa triste” vive. Lei guarda il mondo e l’amore con occhi infantili, ideali che non esistono, e sottopone ogni uomo a una meticolosa e scrupolosa analisi psicofisica. Ma, poi, ne ritrova solo difetti.
Il Principe ideale per questo tipo di donna è quello disponibile a restare impigliato nella ragnatela dell’eterno gioco seduttivo tessuto con grande maestrìa da colei che chiede amore e dedizione a senso unico e alle proprie condizioni.
Si tratta di giovani donne che hanno difficoltà nelle relazioni d’amore. Sono ragazze che pur avendo occasionali relazioni con l’altro sesso, non riescono a concedersi la possibilità di un incontro importante o che allontano nel tempo l’esperienza sessuale, anche dopo i trent’anni.
Cosa fare per superare questa condizione? Prima di tutto è necessaria una diagnosi di uno psicoterapeuta tra struttura di personalità prevalentemente narcisistica od isterica.
Si tratta di pazienti molto diverse tra loro in quanto nel caso della patologia narcisistica, è proprio il riconoscimento di un oggetto intero separato e visto in modo realistico ad essere carente o distorto, invece la paziente nevrotica ha raggiunto la persistenza dell’oggetto, la difficoltà è legata alla colpa edipica. Queste donne sono accumunate dall’attivazione di una severa difesa alla possibilità di un rapporto affettivo ed emotivo con l’altro sesso.
Non sempre è facile o possibile vivere l’amore sessuale maturo che di per sé, è una condizione fragile ed instabile che richiede continui aggiustamenti e cambiamenti durante le diverse fasi della vita.
Si tratta di donne che da bambine hanno avuto una troppo ambivalente relazione con la madre, la quale non è stata in grado di tollerare la sessualità della figlia e successivamente il suo amore per il padre. Il normale cambiamento di oggetto della bambina, dalla madre al padre, è inconsciamente distorto.