La Sindrome di Gilbert è una condizione piuttosto diffusa tra gli adulti e gli adolescenti di sesso maschile.
Interessa il fegato incapace di smaltire correttamente la bilirubina, una componente della bile. Di solito, non ha manifestazioni particolari, infatti viene riconosciuta quasi per caso con un semplice esame del sangue. Non incide negativamente sul benessere della persona e può essere facilmente controllata mediante un’opportuna dieta ed uno stile di vita equilibrato.
La Sindrome di Gilbert è una condizione benigna del fegato, un difetto enzimatico ereditario.
Individuata e descritta dal gastroenterologo Augustin Nicolas Gilbert agli inizi del secolo scorso, si caratterizza per un aumento della bilirubina non coniugata nel sangue e quindi non smaltita adeguatamente dalla ghiandola. La Sindrome di Gilbert spesso viene riconosciuta casualmente con un semplice esame del sangue, dopo i dieci anni di età. Non può essere considerata una vera e propria malattia, ma definita come un affaticamento metabolico di un fegato sostanzialmente in ottima salute, i cui valori risultano nella norma.
Le cause dell’aumento anomalo possono essere dovute ad un forte stress fisico (un digiuno prolungato o la disidratazione), al ciclo mestruale, ad un raffreddore o un allenamento fisico eccessivamente intenso. In genere, la sindrome non ha manifestazioni particolari ma in alcuni casi, possono registrarsi:
– malessere generale
– stanchezza
– mal di testa
– dolore addominale
– mancanza di appetito
– raramente si parla di ittero (colorazione giallastra delle sclere degli occhi e della pelle)
Per gestire correttamente la Sindrome di Gilbert non è necessaria alcuna terapia. Uno stile di vita sano ed una dieta equilibrata bastano per far rientrare i valori della bilirubina nella norma. Pertanto, è indispensabile limitare il fumo, gli alcolici, gli integratori proteici, controllare l’intensità dell’esercizio fisico, allontanare ogni fonte di stress e idratare l’organismo con almeno un litro e mezzo di acqua naturale al giorno. Per contrastare l’aumento della bilirubina, bisogna evitare categoricamente le diete drastiche ipocaloriche ed i lunghi digiuni.
I pasti vanno consumati con regolarità (colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena) riducendo le fritture, i cibi grassi, quelli già pronti e preconfezionati.
Si raccomanda molta frutta e verdura fresca di stagione, proveniente preferibilmente da agricoltura biologica. Per aiutare il fegato ad espletare correttamente le sue funzioni metaboliche, è indispensabile fornire all’organismo l’energia necessaria introducendo degli zuccheri complessi contenuti nei carboidrati (pane, pasta e cereali). Considerato che i processi riparatori del fegato avvengono durante la notte è bene inserire i carboidrati nel pasto serale, meglio se sotto forma di riso, patate o altri cereali privi di glutine.
Pertanto, a pranzo via libera a pesce o carne (sia rossa che bianca), fonti di proteine e nutrienti. Non è consigliato eccedere con il consumo di zuccheri semplici, per cui vanno limitati ad una volta al giorno i dolci, i gelati e la frutta.
Per aiutare il fegato a metabolizzare la bilirubina, inoltre, è indispensabile stimolare la produzione di bile, favorendone la fuoriuscita. In tal senso, è bene portare in tavola regolarmente carciofi, cicoria, cardo mariano, tarassaco, nonché spezie come la curcuma.
Per condire le pietanze, prediligere l’olio extravergine d’oliva da consumare sia cotto che crudo. Evitare l’assunzione di acqua florurata, in quanto inibisce la funzione enzimatica del fegato. Infine, per controllare il disturbo bisogna fare molta attenzione alle influenze stagionali, curando bene l’igiene personale e lavando le mani con acqua e sapone anche fuori casa, prima e dopo i pasti.
Inoltre, si consiglia di associare integratori naturali che possono aiutare in tal senso e che contengano alcuni degli ingredienti sopra citati, come il carciofo ad esempio.
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