La solitudine ha degli aspetti positivi?

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Quando sei costretto a stare senza amici e parenti, l’isolamento è un compagno fisso di cui non puoi fare a meno.

Ci sono degli aspetti positivi che si possono sfruttare da questa situazione, e non solo negativi come molti pensano. Infatti, la solitudine può aiutare a sviluppare le parti del cervello legate all’immaginazione.

Una ricerca sulla solitudine

Ad alcuni la solitudine fa paura, altri invece la scelgono volontariamente. Quest’anno le cose sono un po’ diverse. Una pandemia globale ci ha allontanati ancora di più dalle altre persone, per questo motivo, la solitudine inizia ad essere noiosa per tutti.

Ma questa condizione può avere degli effetti positivi su di noi?. La risposta a questa domanda è uno studio, “la solitudine aumenta l’immaginazione”.

Dopo aver analizzato i dati di circa 40 mila persone, una ricerca nel Regno Unito ha esaminato il rapporto tra le condizioni ambientali e l’aumento del rischio di sviluppare determinate patologie.

I ricercatori hanno verificato che, l’area del cervello addetta all‘attività del pensare e immaginare era più sviluppata nelle persone che trascorrevano più tempo da soli. Anche il volume della materia grigia risultava superiore.

Fare progetti per il futuro, concentrarsi su se stessi e i propri obiettivi, ma anche fantasticare con la mente, sono capacità che risultano più naturali alle persone sole. Dunque, possiamo affermare che l’isolamento ha i suoi aspetti positivi.

I rischi della solitudine

Non bisogna però rinunciare a passare del tempo in compagnia. Anche se l’area dell’immaginazione appare più attiva, quelle che regolano la socialità e i rapporti interpersonali diminuiscono di volume. Più tempo si passa in solitudine, più diventa difficile relazionarsi con gli altri, soprattutto se sono estranei.

Inoltre, gli adulti abituati a stare da soli hanno il doppio di possibilità di soffrire di demenza da anziani. Gli studiosi hanno analizzato le immagini del cervello di 40.000 persone, utilizzando un database britannico. I partecipanti di quest’indagine, di età compresa fra i 40 e i 69 anni, hanno compilato dei questionari in cui veniva chiesto se si sentissero soli o meno. Questa ricerca può aiutare gli scienziati a capire come l’isolamento sociale potrebbe alterare la struttura del cervello, colpendo le persone a rischio di Alzheimer, ma sono necessarie ulteriori ricerche.