Argomenti trattati
Il sonnambulismo è un disturbo molto sviluppato nei bambini e negli adolescenti, anche se questi episodi possono capitare a qualsiasi età.
Il termine deriva letteralmente da ‘deambulare nel sonno’.
“Il sonnambulismo è considerata una parasonnia, cioè uno dei fenomeni legati al sonno, come il parlare durante il sonno, il bruxismo (cioè il digrignare i denti), o il pavor nocturnus” spiega Federico Vigevano, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze presso dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Lo specialista continua: “Si può verificare a qualunque età, anche se l’esordio avviene più frequentemente in età pediatrica.
Spesso si riscontra una predisposizione genetica, pertanto capita che ne siano interessati più membri all’interno della stessa famiglia”.
Tra i disturbi del sonno compaiono l’insonnia, le apnee notturne, il dormire troppo e il russare. Il sonno, dunque, può presentare diverse problematiche, tra le cui quella che stiamo affrontando. Il sonnambulismo appare e si manifesta durante la fase di sonno più profondo, ovvero all’incirca dopo un’ora di sonno.
E’ caratterizzato da un’apparente risveglio. Il soggetto, infatti, dopo essersi alzato, si muove all’interno della stanza. Nel caso in cui il bambino conosca bene l’ambiente, è anche possibile che si muova in modo del tutto appropriato.
“Non di rado esce dalla stanza, accende le luci e, se la casa è disposta su più livelli, può anche scendere le scale, per poi tornarsene a letto così come si è alzato. Il tutto continuando tranquillamente a dormire, dal momento che si trova in una fase di sonno profondo.
Ecco perché non risponde se i genitori lo chiamano e non si sveglia, a meno che non urti qualcosa e si faccia male, cosa che può capitare se si trova in un ambiente nuovo, come in una stanza d’albergo, dove non ha fatto in tempo a memorizzare la disposizione degli spazi. Al mattino, il bambino non conserva alcun ricordo di quel che è accaduto”.
Influiscono sul sonno una certa predisposizione genetica e alcuni fattori scatenanti.
Facendo riferimento ai bambini, è possibile che questi episodi scaturiscano da eccessiva stanchezza, un cambiamento del letto nel quale dorme, effetti collaterali di alcuni farmaci. Non esistono, invece, correlazioni con eventi stressanti che possono, invece, provocare un sonno più leggero.
L’atteggiamento migliore, nei confronti di un sonnambulo, è quello di mantenere la calma. Non è necessario svegliare una persona in queste condizioni, a meno che ci si renda conto che la situazione potrebbe diventare pericolosa.
E’, perciò, sufficiente vigilare e seguire la persona, in particolar modo il bambino, finché non si rimetta a letto.
In linea generale, ne soffrono maggiormente i bambini di età compresa tra i 5 e i 12 anni. In età adolescenziale, infatti, questo disturbo tende a scomparire. Per quanto riguarda l’età adulta, invece, questa forma di parasonnia viene direttamente associata ad aspetti neurotici, psicotici e nevrotici. Queste cause, nel caso in cui non siano ereditarie, vengono curate con una terapia adeguata.
Questo disturbo del sonno si manifesta in una fase definita non Rem, ovvero entro le prime due/tre ore. La durata degli episodi, solitamente, non supera i 5 minuti. In momenti come questi, i sonnambuli compiono movimenti che appaiono scoordinati ed anche le parole pronunciate, spesso, non hanno senso. Può accadere che i sonnambuli si dirigano anche all’esterno della casa, sempre in stato di incoscienza. La forma più diffusa di questo disturbo, però, comporta solamente gesti ripetitivi che si compiono stando seduti sul letto, senza nemmeno alzarsi.
In termini medici, si tratta di una ipereccitabilità della corteccia cerebrale che, da un lato impedisce il sonno profondo e dall’altro mantiene attivi i meccanismi di veglia e di sonno. Altri studi, più recenti, hanno invece individuato la causa del sonnambulismo in un’alterazione genetica del cromosoma 20, anche se il gene responsabile non è stato ancora identificato. Lo stesso discorso non vale per i bambini, le cui cause sono correlate a fattori psicologici che si manifestano nel tentativo di elaborare le tensioni tipiche caratterizzanti la loro età.
L’interruzione improvvisa di alcuni episodi non è vietata, ma potrebbe destabilizzare e disorientare il sonnambulo causandogli un forte shock. Questo disturbo si manifesta, inoltre, in maniera così diversa da soggetto a soggetto che diventa difficile rispondere oggettivamente ad ogni dubbio che sorge a riguardo.
Per determinare se si soffre realmente di sonnambulismo si fa riferimento alla frequenza mensile di questi avvenimenti. Questo disturbo non comporta rischi per la salute, ma l’esserne soggetti non facilita un buon riposo.
Precisiamo comunque che: “Anche se non si tratta di una patologia, val sempre la pena riferire il fenomeno al pediatra, per distinguere in modo certo le parasonnie da altri fenomeni meno chiari, come potrebbero essere delle crisi epilettiche” questo consiglia l’esperto. “È bene descrivere nei particolari il comportamento del bambino e l’ora in cui si verifica l’episodio o, ancor meglio, filmare con il telefonino quel che succede, così il pediatra potrà inquadrare meglio la situazione”.
Il fatto che un bimbo abbia gli occhi aperti e presenti l’aspetto di una persona sveglia, non aiuta a rendersi conto immediatamente che potrebbe essere soggetto a questo disturbo del sonno. Per un genitore è, dunque, importante mantenere la calma, riconoscere il prima possibile la situazione, accompagnare delicatamente il bambino verso il suo letto per far in modo che si riaddormenti nel posto giusto.
Se, con il passare del tempo, ci si accorge che il proprio figlio sia un sonnambulo ‘dinamico’ è bene prendere alcuni provvedimenti come chiudere la porta di casa a chiave, evitare finestre troppo aperte o apribili troppo facilmente.
Queste precauzioni sono utili nel caso in cui da sveglio il bambino sappia aprire porte e finestre. E’, inoltre, importante evitare che il bambino dorma in un letto a castello o in cima a scale non protette.
Per il sonnambulo, la passeggiata notturna è utilizzata come valvola di sfogo nel periodo in cui il ragazzo stia iniziando a comprendere alcune esperienze vissute. Questo è il motivo per cui, verso il tempo dell’adolescenza, può esserci un picco di episodi, che poi andranno diminuendo fino a sparire per sempre.
Il sonnambulo adolescente, che magari è stato sonnambulo anni prima, può iniziare discorsi anche di senso compiuto che non permettono ad un genitore di comprendere che si tratta di un ragazzo addormentato.
Può capitare, inoltre, che uno dei due genitori abbia avuto, a sua volta, episodi di sonnambulismo durante l’infanzia, ma che non siano stati riconosciuti, perché più sporadici. Non è sempre possibile, perciò, riconoscerne l’ereditarietà.