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La tubercolosi polmonare è una particolare malattia.
Quali sono i suoi sintomi, le cause e cosa dobbiamo sapere circa il contagio? Cerchiamo di saperne di più.
Prima di vedere quali sono i sintomi della turbercolosi, cerchiamo di definirla nel dettaglio. Chiamata anche tisi o TBC, si tratta di una malattia batterica, provocata dal Mycobacterium tubercolosis. In genere prende i polmoni e, quindi, si parla spesso di tubercolosi polmonare. Dobbiamo considerare che può, però, colpire anche i reni, il cervello e la colonna vertebrale.
Quando un soggetto infetto non si ammala, si parla di infezione latente, una condizione di cui parleremo nel dettaglio successivamente.
Oggi è diventata una malattia molto meno pericolosa di un tempo, seppur seria. Dobbiamo considerare che nel diciannovesimo secolo, però, è stata una delle maggior cause di morte infantile. Attraverso l’uso dei farmaci, in ogni caso, si garantisce una guarigione in oltre il 95% dei casi. Per ciò che riguarda i sintomi, dobbiamo prendere in considerazione il luogo in cui i batteri proliferano.
Poiché, come abbiamo visto, a livello polmonare ne crescono molti, possiamo avere sintomi come dolore al petto e una tosse che dura molto tempo, con tanto di catarro, spesso anche con sangue. Altri sintomi che possono identificare una malattia di tipo tubercolare sono l’eccessiva stanchezza, debolezza, brividi, perdita di peso, febbre, sudorazione notturna.
Nei bambini, l’infezione primaria non ha segni. Al massimo si può verificare tosse e ingrandimento dei linfonodi.
Spesso, l’infezione primaria si risolve spontaneamente. Altrimenti, la sintomatologia si può estendere al polmone, dando luogo a perdita di peso, stanchezza, febbre. Diverso è il caso dell’infezione secondaria. Questa si ha quando i batteri rimangono inattivi nel corpo, anche se l’infezione primaria non c’è più. Il sintomo più classico è la febbre persistente, con sudorazione abbondante durante la notte. Purtroppo, l’infezione se non curata può durare anche alcuni anni.
Vediamo, adesso, quali possono essere le cause di una tubercolosi, polmonare e non. Intanto, abbiamo visto che la colpa è del batterio responsabile. Esistono, però, dei fattori di rischio che permettono il propagarsi della malattia. Coloro che, ad esempio, hanno contatti con malati di TBC rischiano molto. Allo stesso modo, rischiano coloro che provengono da un paese in cui la malattia è molto comune. Negli Stati Uniti, ad esempio, recentemente sono comparsi diversi focolai.
Attenzione anche a coloro che lavorano come personale sanitario, nel caso in cui vi siano pazienti con TBC. I rischi sono maggiori se si espone al batterio i soggetti con meno di cinque anni di età, portatori di HIV, soggetti che sono stati infettati da circa due anni, persone che hanno un sistema immunitario compromesso o debole. Anche chi fuma, abusa di alcool o droga è a rischio.
Abbiamo visto come la tubercolosi sia una malattia di origine batterica.
Il contagio è, quindi, a quello di una malattia di origine batterica. A differenza dei virus, però, la TBC non si va a diffondere con le strette di mano, con la condivisione di cibo o bevande, con la condivisione di spazzolini da denti e parti comuni come lenzuola o bagno. La diffusione avviene da persona a persona. Il batterio viene immesso nell’aria quando la persona tossisce o starnutisce. Gli individui che si trovano nelle vicinanze possono respirarlo e, quindi, venire infettati a loro volta.
Quanto più si sta a contatto con persone affette da tubercolosi, maggiori sono le probabilità di venire infettati.
Come molte malattie di origine batterica, anche la tubercolosi ha un vaccino disponibile. Attualmente, la vaccinazione antitubercolare è obbligatoria in diversi paesi del mondo. Esiste, però, un solo vaccino disponibile, chiamato BCG, ovvero il Bacillo di Calmette Guerin. Si dice che abbia una efficacia che si aggira sull’80%, nell’ambito della prevenzione di forme gravi, prevalentemente infantili.
Esistono dei luoghi del mondo, infatti, in cui la tubercolosi è ancora una malattia grave, proprio perché non sono disponibili le cure. Deve essere somministrato da piccoli, perché sarebbe inefficace in età adulta.
In ogni caso, se si pensa di essere stati in contatto con una persona che ha la tubercolosi (o che è sospettato di avere), è necessario contattare il medico.
Cerchiamo di capire, adesso, qual è la cura efficace per la tubercolosi polmonare.
In primo luogo, prima di prendere dei farmaci atti a curare tutto ciò, è necessario effettuare un test in cui si valuta se le persone sono positive alla tubercolina oppure no. Si tratta di un esame che possono fare tutti: bambini, anziani e donne incinte. A distanza di qualche ora, si andrà a verificare sul braccio l’eventuale reazione positiva o negativa. Dobbiamo tenere presente, però, che essere positivi alla turbercolina non significa avere contratto la tubercolosi.
Vi sono, infatti, anche soggetti che hanno un’infezione latente, ovvero che sono entrate nel corso della vita in contatto con il batterio, senza mai sviluppare i segni di una malattia. Come test di conferma, vengono poi effettuate analisi del sangue. Esistono, infatti, anche casi di falsi positivi: le analisi del sangue ci permettono di saperne di più in merito. Il test della tubercolina viene spesso fatto alle persone che sono state in carcere, ai tossicodipendenti, ma anche a persone che provengono da paesi in cui la malattia risulta essere particolarmente diffusa.
Il medico può, inoltre, prescrivere raggi al torace da effettuare, ma anche la cosiddetta tomografia è possibile. In particolare, quest’ultimo è un caso di esame computerizzato.
La cura per una persona affetta da tale malattia va da un minimo di sei mesi ad un massimo di due anni, a seconda dei casi. Essendo una malattia di origine batterica, è chiaro che dovranno essere assunti degli antibiotici. Sarà il medico a prescriverli, ovviamente.
Spesso, sia per ridurre la carica batterica, sia per prevenire la formazione di batteri resistenti, invece di usare un solo tipo di antibiotico si usano diversi antibiotici associati. Addirittura, si arriva a casi in cui vengono somministrati quattro farmaci in combinazione. Nella fase di mantenimento ci saranno altri farmaci. Se la tubercolosi dovesse arrivare alle meningi, si richiede un periodo di cura più lungo, in quanto si potrebbero verificare delle complicazioni.
Spesso, assieme agli antibiotici, vengono somministrati anche dei corticosteroidi, come ad esempio il desametasone.
La tbc latente è una forma di tubercolosi molto particolare. E’ caratterizzata dal non presentare sintomi e non è affatto infettiva. La persona, nel corso della vita, potrebbe anche non ammalarsi mai di tubercolosi. In oltre il 90% dei casi, non andrà infatti a sviluppare la malattia. I batteri presenti nell’organismo di questa persona, rimangono nell’organismo presenti, ma sono inattivi.
Avere contatti con queste persone non rappresenta una problematica per la salute dell’individuo, in quanto non c’è la possibilità di contagio. Solo le persone con una malattia tubercolare attiva possono contagiare altre persone.
Esiste un tipo di malattia tubercolare molto particolare, altresì chiamata come malattia o morbo di Pott. E’ sempre una malattia di origine polmonare, da parte dello stesso batterio responsabile della TBC, ovvero il Mycobacterium tubercolosis.
Invece di provocare, però, un’infezione polmonare, questa è un’infezione dei dischi vertebrali e delle vertebre. Sono stati molti i personaggi famosi che hanno contratto tale infezione. Basti pensare, ad esempio, allo scrittore Alberto Moravia, allo scrittore Vincenzo Cardarelli o allo scrittore inglese Alexander Pope, a Giacomo Leopardi o Antonio Gramsci, tanto per citarne solo alcuni.
Si tratta di un’infezione che, se non curata, può provocare delle problematiche molto gravi.
L’esempio di Leopardi e della sua “gobba” è lampante. La malattia, infatti, provoca un indebolimento delle vertebre, da cui deriva poi la cifosi posturale. Poiché l’infezione può andare fino ai nervi spinali, può causare anche la paraplegia. In genere colpisce le persone in tarda età, indistintamente uomini e donne.
Chi contrae questa malattia deve sopportare ben tre patologia molto differenti tra di loro. La prima è il forte dolore fisico.
Successivamente compare la “gobba” e, in alcuni casi,la paraplegia. Il primo sintomo che si avverte è, ovviamente, il dolore. Questo, però, può essere scambiato anche per altri tipi di malattie. In alcuni casi, può comparire sotto forma di artrite, ma anche artrosi, cardiopatia, pericardite, pleurite, asma, danni agli organi interni, difficoltà alla vista, collasso vertebrale, asma e molto altro ancora. Vi possono essere anche casi di perdita di peso, fino ad arrivare ad una vera e propria anoressia.
Dobbiamo considerare che, oramai, in Europa il morbo di Pott non esiste praticamente più. Le cure, in ogni caso, riguardano sempre l’uso di farmaci antitubercolari, ovvero di antibiotici. Purtroppo, si tratta di cure piuttosto lunghe, da seguire per almeno un anno. In paesi poco sviluppati ed poco industrializzati, la malattia esiste ancora. In determinati casi, è necessario l’intervento chirurgico, per poter risolvere in modo efficace i problemi legati alla compressione del midollo spinale, oppure per andare a correggere la zona della colonna vertebrale interessata. Si stima che ogni anno, nei paesi poveri, ben 2 milioni di persone muoiano per il morbo di Pott, con tanto di oltre 8 milioni di malati.