Attacco cardiaco.
Sono stati compiuti passi avanti nella ricerca sull’infarto; a tal proposito i ricercatori hanno scoperto una proteina che, dopo un attacco cardiaco, accentua i danni ai tessuti colpiti dalla patologia. Quindi, secondo gli studiosi basterà inibire l’espressione di questa proteina, che precisamente è la fibronectina-EDA, per dare vita ad una terapia per un rapido recupero della salute del muscolo cardiaco.
Lo possiamo leggere su “Circulation”, ovvero un giornale scientifico pubblicato dalla Lippincott Williams e Wilkins per la American Heart Association.
Viene illustrato il procedimento con cui i ricercatori sono giunti alla conclusione. Lo studio è stato svolto su un gruppo di topi precedentemente colpiti da attacco cardiaco. Ebbene, i ricercatori hanno notato che proprio nei topolini, in cui non era presente la sopraccitata proteina, presentavano un più veloce ristabilimento fisico a seguito dell’infarto.
Ma prima partiamo dalle basi; vediamo in cosa consiste un infarto. Durante un arresto cardiaco, si verifica una consistente perdita di cellule del muscolo cardiaco, ovvero i cardiomiciti.
Purtroppo il cuore di tutti i mammiferi non è in grado di ripararsi autonomamente, soprattutto subito dopo l’attacco. Dunque, anche in caso di sopravvivenza del soggetto colpito, i danni che ne conseguono possono essere ingenti e persistenti.
A tal proposito, un’altra ricerca eseguita di recente presso l’Università di Stanford e pubblicata sulla rivista “Nature”, ha portato all’individuazione di un’altra proteina, in questo caso buona. La proteina in questione è la follistatina-like 1, in grado di riparare il cuore stimolando la formazione di nuove cellule.
Dove si trova questa proteina? Sulla membrana del cuore di un individuo sano, in termini medici l’epicardio. In sintesi, attraverso questa proteina è possibile prevenire recidive e assicurarsi un totale recupero del muscolo cardiaco. Per arrivare a questi risultati, gli esperti hanno svolto diversi esperimenti, principalmente su topi e animali. Attraverso un cerotto bio-ingegnerizzato, il quale imita il tessuto dell’epicardio, si verifica una crescita delle cellule del cuore e un miglioramento delle funzioni cardiache.
Sebbene questa ricerca sia ancora agli inizi, ciò da buone speranze per una ripresa totale dopo un infarto.
Per i più curiosi e i più esperti di medicina. La fibronectina è una glicoproteina dimerica, ed è prodotta da molte cellule e tessuti, presente nel tessuto connettivo. L’attività di tale proteina si evidenzia in processi dinamici; come quelli dello sviluppo embrionale, dove la migrazione delle cellule deve seguire determinati percorsi, la cui formazione è guidata appunto da proteine, come quella in questione.
Sono stati identificati 20 tipi diversi di catene di fibronectina. La diversità viene generata da processi di splicing, ovvero quel meccanismo di rimozione delle sequenze intercalanti dall’RNA (acido ribonucleico) messaggero e la costruzione di un filamento di RNA costituito solo da sequenza codificanti, detto RNA maturo. Dunque la fibronectina-EDA costituisce una variante e secondo gli studi illustrati sulla rivista scientifica “Circulation”, inibendone la funzione, si favorisce un veloce recupero nei soggetti colpiti da un attacco cardiaco.
È opportuno tenere presente che, essendo una ricerca, questi risultati sono ancora in una fase iniziale; ma come tutte le scoperte scientifiche, rappresenta sempre un passo avanti in campo medico.
Se siete preoccupati da un eventuale e improvviso attacco cardiaco o da infarti recidivi; ci sono chiare e semplici regole che vi aiuteranno nella prevenzione: innanzitutto è sempre bene controllare costantemente il livello del vostro colesterolo, che ricordiamo deve essere inferiore a 100 mg/dl; seguire una dieta a basso contenuto di grassi animali, quindi evitare uova, insaccati, formaggi grassi etc…; mangiare pesce, eccetto molluschi e crostacei, per tre volte alla settimana; controllare la pressione arteriosa, che deve essere al di sotto di 140/90 e la glicemia, che a digiuno deve essere inferiore a 110 mg/dl; ovviamente smettere di fumare; praticare almeno 30 minuti al giorno di attività fisica; evitare situazioni di stress e infine si raccomandano periodici controlli cardiologici.
Seguendo questi consigli con il sorriso, ridurrete drasticamente i rischi di infarto. Per coloro che hanno vissuto questa tragica esperienza, raccomandiamo di condurre una vita il più possibile sana ed equilibrata, circondati dalle persone amate. E soprattutto raccomandiamo di mantenere viva la speranza. La possibilità di sconfiggere una delle principali cause di morte sta diventando sempre più concreta; in quanto la medicina sta facendo passi da gigante in materia e con esiti perlopiù positivi.
La prevenzione migliore è coniugare uno stile di vita sano con periodici controlli medici; senza esagerare. Non saranno consigli originali e facili da seguire, soprattutto per chi conduce una vita sedentaria; ma apportando qualche modifica al proprio stile di vita, con regolarità e soprattutto senza stress, senza neanche rendervi conto, questi cambiamenti diventeranno delle sane abitudini.