(Adnkronos) – "Dal 2020 contro una aggressione ai danni di un operatore sanitario si procede d'uffico e non più dopo una querela. Quindi ai medici che subiscono una aggressione, fisica o verbale, dico di denunciare perché oggi c'è un legge che punisce severamente l'aggressore. Va chiamata la polizia che interviene e dà notizia al pubblico ministero che apre un fascicolo. Ma dico anche ai direttorie generali di Asl e ospedali, che vengono a conoscenza di una violenza: agite anche voi in questo senso". Lo afferma all'Adnkronos Salute Benedetto Ruberto, Gip del Tribunale di Taranto, in vista della Giornata contro le aggressioni agli operatori sanitari, che si celebra il 12 marzo. "Un esempio? Anche se io minaccio verbalmente o provo solo a dare uno schiaffo ad un medico, posso essere denunciato. Il medico può chiamare una pattuglia, questa farà la relazione di servizio o manda notizia crimini e il Pm deve aprire un procedimento", avverte. La legge 113 del 2020 prevede l’introduzione di varie misure a tutela dei sanitari: sanzionatorie, penali e amministrative. Le pene sono state anche aumentate. "Serve informare i medici e anche i cittadini rispetto a quanto si possa rischiare aggredendo un operatore sanitario", rimarca Ruberto. Negli ambulatori o nei pronto soccorso ci sono tanti cartelli e divieti, ad esempio quello sul fumo, "magari si potrebbe pensare di metterne anche uno con le pene che si rischiano e i riferimenti alla normativa", suggerisce Ruberto. Tornando alle norme, "dopo due anni dalle legge 113, il legislatore nel 2023 con l’articolo 16 del decreto bollette interviene per inasprire il quadro sanzionatorio in relazione alle aggressioni ai danni del personale sanitario e socio-sanitario – ricorda – il Dl 34 aggiunge, riformulando la medesima disposizione, un inasprimento delle pene per le lesioni personali semplici". Per le lesioni cagionate "al personale esercente una professione sanitaria o socio-sanitaria nell'esercizio o a causa delle funzioni o del servizio – recita la norma – nonché a chiunque svolga attività ausiliarie di cura, assistenza sanitaria o soccorso, funzionali allo svolgimento di dette professioni, nell'esercizio o a causa di tali attività, si applica la reclusione da due a cinque anni. In caso di lesioni personali gravi o gravissime: la reclusione da quattro a dieci anni, per le lesioni gravi, e la reclusione da otto a sedici anni, per le lesioni gravissime". Se a disposizione oggi dei medici aggrediti c'è una legge severa, "rimangono pochissimi i condannati – sottolinea Ruberto – nella mia esperienza, a Taranto non si sono stati arresti in flagranza, ad esempio". Perché i medici tendono a non denunciare? "Perché il loro lavoro è curare e quindi proteggere l'altro, ma chi svolge funzioni amministrative, i direttori di un ospedale o di una clinica dovrebbero invece segnalare alle autorità gli episodi". —[email protected] (Web Info)