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Il ferro è indispensabile per il nostro organismo perché fa parte di alcune proteine molto importanti tra cui l’emoglobina che consente di trasportare l’ossigeno dai polmoni alle cellule e di eliminare l’anidride carbonica.
Il ferro è inoltre necessario per la sintesi di alcuni neurotrasmettitori quali serotonina, dopamina e noradrenalina che hanno funzione di stimolare le cellule cerebrali, di modificare l’umore, il carattere, l’aggressività, il ciclo sonno veglia. Tutti fattori che influenzano umore e concentrazione.
L’anemia da carenza di ferro o anemia sideropenica, è una malattia caratterizzata da un ridotto quantitativo di ferro nell’organismo, che può avere diverse cause e vari sintomi anche di natura neurologica.
Carenza di ferro: i sintomi
L’anemia da carenza di ferro (sideropenica) raramente provoca complicazioni gravi o di lunga durata sebbene, nei casi in cui la mancanza sia consistente, possono verificarsi ripercussioni sulla normale vita quotidiana.
Il ferro rende possibile il trasporto di ossigeno alle cellule, senza di esso quindi i tessuti e il metabolismo non funzionano in modo ottimale.
Segni e sintomi dell’anemia da carenza di ferro possono includere:
- Stanchezza estrema
- Debolezza
- Pelle pallida
- Dolore al petto, battito cardiaco accelerato o mancanza di respiro
- Mal di testa, vertigini o stordimento
- Mani e piedi freddi
- Infiammazione o dolore alla lingua
- Unghie fragili
- Voglia insolita di sostanze non nutritive, come ghiaccio, sporcizia o amido
- Scarso appetito, soprattutto nei neonati e nei bambini
Tra le complicazioni più comuni, la stanchezza (astenia) e la sonnolenza (letargia) possono determinare una minore produttività nel lavoro e un peggioramento delle relazioni sociali e della qualità della vita.
Carenza di ferro e aumento di peso: un circolo vizioso
In caso di carenza di ferro, una scarsa vitalità e una stanchezza estrema possono essere avvertite anche durante lo svolgimento di attività leggere e portare chi n’è affetto a volersi muovere sempre di meno favorendo quindi una vita sedentaria. La mancanza di questo elemento inoltre si ripercuote in modo diretto sul nostro stato emotivo, non è raro infatti entirsi eccessivamente irritabili, depressi o di cattivo umore.
Questo stato d’animo può portare a cercare conforto nel cibo saporito come snack, fritti, grassi, ecc. e ad una dieta sbilanciata. Cibi industriali, junk food, ma anche dolci da forno, salumi, formaggi, carni grasse, bibite gassate e troppo alcol: tutto questo fa ingrassare ed evitare i cibi ricchi di ferro come frutta e verdura di stagione, cereali integrali, proteine magre.
Si verrà a creare quindi un circolo vizioso e una stretta correlazione tra l’aumento di peso e la carenza di ferro.
In particolare la carenza di ferro altera i processi energetici andando a pesare ulteriormente sulla stanchezza, debolezza e mancanza di energia tipiche della persona sovrappeso, obesa o diabetica.
Gli esperti ricordano inoltre che talvolta i pazienti con obesità sviluppano una carenza di ferro legata ad uno stato di malnutrizione. Infatti, spesso, seguono regimi alimentari che li portano a consumare di più alimenti a base di carboidrati e poveri di proteine ‘nobili’ che hanno un buon contenuto di ferro.
Aumento di peso e carenza di ferro: l’alimentazione ha un ruolo chiave
Un’alimentazione sbilanciata, ricca di grassi e zuccheri semplici, che alterano il metabolismo energetico causa dell’aumento di peso, e carente di alimenti come frutta fresca, cereali, legumi e verdure che sono invece ricchi di vitamine e minerali, determinerà una carenza di ferro. Mangiare tanto, quindi non significa assolutamente assumere tutto ciò di cui il nostro organismo ha bisogno ed è molto frequente nelle persone in sovrappeso (e soprattutto nei bambini) una carenza di ferro.
La carenza di ferro può dipendere da diversi fattori, ma a giocare un ruolo chiave sono la dieta e il corretto funzionamento dell’intestino.
Diete povere di verdure, cereali e legumi, ma anche una condizione molto comune in chi soffre di obesità, ossia l’infiammazione cellulare (adiposopatia che genera molecole infiammatorie), infatti ostacolano l’assorbimento di alcuni nutrienti tra cui il ferro. È quindi fondamentale seguire una dieta bilanciata che comprenda anche alimenti ricchi di ferro, o eventualmente integrarlo nei casi di carenza più gravi.
La maggior quantità di ferro che introduciamo durante i pasti deriva dalla carne, dal pesce e dai vegetali che mangiamo, dalle uova, legumi e semi oleosi. Vi sono poi sostanze e alimenti che facilitano l’assorbimento del ferro, come la vitamina C, l’acido citrico, gli zuccheri e gli amminoacidi, o che viceversa ne ostacolano l’assorbimento, come il caffè o il tè.
Secondo i Livelli di Assunzione Giornalieri Raccomandati di Nutrienti, per gli adulti di sesso maschile il livello di assunzione di ferro raccomandata è di 10 mg/die, mentre per le donne in età fertile la quota sale a 18 mg/die. Questa differenza dipende dalle perdite mensili di ferro a cui la donna è sottoposta con il flusso mestruale e aumenta in gravidanza.