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E’ normale che i figli, una volta adulti, diventino autonomi e vadano via di casa ma nonostante questo processo sia normale, andar via dalla casa della famiglia di origine può causare nei genitori la cosiddetta “sindrome del nido vuoto”. Ecco i consigli utili per uscirne.
Sindrome del nido vuoto: cos’è
Quando si parla di “sindrome del nido vuoto” ci si riferisce ad uno stato di afflizione e tristezza, quasi luttuoso, sperimentato spesso dai genitori quando i figli vanno via di casa.
Un insieme di pensieri e sentimenti negativi e nostalgici che nascono quando i genitori, dopo aver cresciuto ed accudito uno o più figli, si trovano soli o con un partner con il quale non c’è più sintonia.
La sindrome del nido vuoto viene sviluppata, generalmente, dal genitore che non lavora, che non ha interessi propri, che si concentra in modo totalizzante sul ruolo di genitore tralasciando la propria individualità. In genere questo genitore ha un rapporto di coppia inesistente o conflittuale e quindi investe tutto sul suo ruolo di genitore. Sono soprattutto le donne a sviluppare la sindrome del nido vuoto.
Alla base di questa sindrome c’è la difficoltà a superare il lutto della separazione e a gestire il tempo libero che improvvisamente il genitore si trova ad avere. Si può manifestare, quindi, una grave crisi di coppia, caratterizzata o da conflitti irrisolti che sono stati sepolti per anni oppure da conflitti nuovi, perché ogni partner è maturato per conto proprio negli anni.
Sindrome del nido vuoto: consigli per uscirne
La sindrome del nido vuoto può essere superata solo con un investimento sulla coppia di genitori che ne soffre, per riscoprire un’intimità persa da tempo o che magari non c’è mai stata.
Sia che si tratti di due genitori, sia di un genitore single, sarà importante incrementare la socializzazione e gli hobby, che spesso con i figli vengono tralasciati.
Ecco alcuni consigli per affrontare la sindrome del nido vuoto:
Non colpevolizzate i vostri figli per essere andati via di casa;
dategli fiducia e non scaricategli addosso dubbi e paure;
evitate ricatti;
assicuratevi che i vostri figli, prima che vadano via di casa, sappiano prendersi cura di se stessi o, in caso contrar aiutateli ad imparare;
offritegli il supporto necessario;
potete far sì che il trasferimento sia progressivo, iniziando magari dai fine settimana;
mantenete dei contatti frequenti, ma senza sfociare nell’ossessione e nell’invadenza.
Come curarsi dalla sindrome
Se i sintomi perdurano più di 3 mesi senza attenuarsi o se addirittura si aggravano, sarà meglio affidarsi ad un professionista. Superare questo periodo di crisi può essere difficile, soprattutto se si è o ci si sente soli.
Un professionista potrà affiancarvi in questo percorso, aiutandovi a guardare l’uscita di casa dei figli in una prospettiva positiva.