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In gergo scientifico prende il nome di “2019 – nCoV” ma più comunemente è noto come coronavirus, diventato noto a livello mondiale dopo essersi manifestato nella città di Wuhan, provincia di Hubei, in Cina verso la fine del mese di dicembre scorso. Il virus sta creando preoccupazione così come le patologie passate, ovvero Sars e Mers. Per contenere il contagio, il governo cinese è stato costretto ad isolare la città di Wuhan, vietando ai residenti di circolare per le strade e usufruire dei mezzi pubblici. Com’era inevitabile che fosse, anche in altri paesi del mondo sono stati accertati casi di coronavirus, perlopiù da gente proveniente dalla provincia colpita o dal contatto tra soggetti infetti.
Si tratta di virus a RNA che causano infezioni respiratorie di lieve entità ma che in alcuni casi possono provocare conseguenze più gravi. Questi virus si chiamano in questo modo perché i vitrioni, ovvero la parte infettiva, appaiono al microscopio come globuli rossi di piccole dimensioni con tante micro sporgenze che ricordano appunto delle corone. I coronavirus solitamente colpiscono gli animali (i più colpiti sono gli uccelli e i mammiferi) provocando infezioni gastrointestinali e all’apparato respiratorio. Dalla metà del secolo scorso si è scoperto che in alcune occasioni il virus riesce a infettare anche gli esseri umani provocando diversi tipi di malanni. Il coronavirus che sta colpendo la Cina è stato identificato da poco e ancora non sono completamente note le sue caratteristiche. Nei giorni scorsi, però, l’università di Melbourne ha annunciato che nei pressi del proprio laboratorio Peter Doherty è stato replicato con successo una copia del coronavirus cinese e che a detta degli esperti questo può essere il primo passo verso lo sviluppo di una cura.
Trasmissione del virus nell’uomo
Il coronavirus può essere trasmesso da uomo a uomo in due modi.
– Mediante il contatto fisico con oggetti contaminati, superfici, cibi e parti anatomiche (mani, viso, ecc.). Per esempio toccare tasti di ascensori, maniglie di locali pubblici, telefoni, servizi igienici.
– Inalare goccioline di saliva emesse da persone infette che parlano, starnutiscono o tossiscono. Questo risulta essere il metodo più comune di trasmissione del virus.
Il coronavirus presenta un periodo di incubazione di circa 14 giorni, ovvero il lasso temporale che intercorre tra il contagio e la manifestazione dei sintomi. Durante questo periodo asintomatico, il virus è altamente contagioso.
In poche parole, vista il periodo asintomatico della malattia, un soggetto contagiato potrebbe infettare un numero variabile di persone in maniera totalmente accidentale, innescando un contagio a catena che se non trattato in maniera decisa può risultare difficile da fronteggiare.
I sintomi
I sintomi più diffusi sono in molti casi gli stessi di una comune infezione:
– febbre e tosse;
– temperatura corporea tra i 38° e i 39°;
– infiammazioni nasali, ai bronchi e alla gola;
– inappetenza;
– malessere generale.
Molti dei sintomi sopra descritti si manifestano anche per le comuni influenze stagionali, motivo per il quale il coronavirus può essere sottovalutato in fase iniziale. Le infezioni da coronavirus colpiscono maggiormente le vie respiratorie, ma potrebbero anche raggiungere i polmoni causando bronchite e polmonite. Le persone anziane, i malati di cuore e soggetti con un sistema immunitario debole, hanno un rischio maggiore di contrarre la polmonite.
Per cercare di ridurre al minimo il rischio di contagio, gli esperti raccomandano di lavare spesso le mani con acqua e sapone per un tempo non inferiore ai 20 secondi, starnutire in un fazzoletto e gettarlo immediatamente in una pattumiera senza toccare gli occhi o altre parti del corpo. In alternativa il consiglio è di starnutire all’interno del braccio (all’altezza del gomito) ed evitare contatti ravvicinati con persone che mostrano sintomi del virus in questione.