Iperattività e deficit di concentrazione

Il disturbo da deficit di concentrazione e iperattività è molto diffuso,e anche se non se ne conoscono le cause, ci sono molte cure possibili.

Bambini turbolenti, indisciplinati e fuori controllo non sono nulla di nuovo, ma quando questi comportamenti nascondono qualcosa di più? Il disturbo da deficit di concentrazione e iperattività (ADHD) è un disturbo neuro-comportamentale piuttosto comune ma circondato da luoghi comuni e controversie che spesso oscurano i fatti. Molte persone negano addirittura che esista, attribuendo i problemi dei bambini alla svogliatezza, al desiderio di fare i capricci, a una personalità ribelle o semplicemente al troppo zucchero. Ma ricerche approfondite hanno dimostrato che questo disturbo esiste realmente, anche se alcune delle sue caratteristiche, le cause e le cure sono ancora dibattute.

L’ADHD

Praticamente ogni bambino (e anche qualche adulto) manifesta alcuni dei sintomi associati all’iperattività. Tuttavia, per coloro che hanno questo disturbo può essere enormemente frustrante e può condizionare la vita di tutti i giorni. Nonostante anche gli adulti possano soffrire di iperattività, è solitamente collegata ai bambini. Il 3 -5% dei bambini americani ne è affetto, ovvero 4,4 milioni di bambini tra i 7 e i 14 anni. Si tratta di un disturbo genetico, non qualcosa che si acquisisce a causa di esperienze o per la disattenzione dei genitori. Si sviluppa gradualmente nei primi anni, di solito entro i 7, e si presenta più spesso nei bambini rispetto alle bambine.

Al contrario di quanto si possa pensare, non si tratta di un disturbo recente, né un insieme di sintomi disparati. Nel 1845, il dottor Heinrich Hoffman descrisse l’iperattività (che allora non aveva un nome) in un libro intitolato “La storia del libro irrequieto”. Nel 1902, Sir George Frederick Still, un pediatra inglese, ha tenuto delle lezioni universitarie dettagliate su questo disturbo.

Le cause dell’iperattività

Nonostante i numerosi studi fatti, gli scienziati non hanno trovato una causa specifica dell’ADHD. Ci son delle cose che di sicuro non lo causano, come l’ambiente e l’educazione. I ricercatori hanno studiato varie teorie. Per esempio studi sugli zuccheri raffinati o di altri additivi alimentari mostrano che hanno pochissimi effetti sul comportamento. Quelle più convincenti parlano di cause genetiche e neurologiche. Inoltre, pare esserci una forte componente ereditaria, e l’esposizione prenatale all’alcol e al fumo potrebbe peggiorare le cose.

I medici concordano su alcuni geni che hanno un ruolo preponderante nello sviluppo dell’iperattività, e su molti altri che svolgono funzioni secondarie. Quindi, si tratta di un disturbo che non è causato da un singolo gene difettoso, ma è il risultato dell’interazione tra vari geni che lavorano insieme. Quando alcuni di questi geni sono difettosi, il sistema che controlla il comportamento viene scombussolato.

Studi recenti hanno mostrato differenze anatomiche e strutturali nel cervello di bambini affetti da iperattività. Il lobo frontale è coinvolto nello sviluppo di questo disturbo. Connessioni deboli tra le aree di questa parte del cervello potrebbero contribuire ad alcuni sintomi.

Alcune ricerche che hanno fatto scansioni del cervello hanno mostrato che i bambini affetti da ADHD hanno i lobi frontali e temporali più piccoli. Il lobo frontale controlla, tra le altre cose, l’attenzione e la pianificazione, la cui carenza è sintomo di questo disturbo. In un altro studio, la corteccia temporale e quella parietale hanno mostrato maggiore materia grigia, fino al 24% in più. Ciò sembra contribuire alla disattenzione. Nonostante i bambini studiati assumessero medicine stimolanti, i ricercatori non credono che i cambiamenti nel cervello siano dovuti ad esse.

I medicinali

Un altro studio ha scoperto un rimpicciolimento generale del cervello nel 3-4% dei casi. Ciò ha determinato che l’uso dei medicinali non ha avuto effetti negativi ma ha migliorato il supporto al cervello. I bambini che non sono stati sottoposti a cure hanno meno materia bianca di coloro che invece hanno assunto le medicine. La materia bianca aiuta a collegare parti diverse del cervello, e coloro che hanno maggiore materia bianca (o l’hanno più densa) tendono ad avere cervelli più sviluppati.

Nonostante tutte queste scoperte, alcuni studi mostrano risultati contrastanti. Ci sono ancora molte cose da esplorare, in particolare come cambiano la struttura del cervello e le connessioni neurologiche nei pazienti di ADHD.

Sintomi e diagnosi

Il Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali offre una serie dettagliata e piuttosto complicata di criteri per diagnosticare l’iperattività. Elenca due categorie differenti di possibili sintomi:

  • la categoria A contiene 9 sintomi che ricadono sotto l’etichetta Disattenzione
  • la categoria B contiene 9 sintomi di Iperattività-impulsività.

Per essere utilizzati in una diagnosi, i sintomi devono “essere presenti per almeno sei mesi e devono essere inappropriati allo sviluppo”. I sintomi della disattenzione includono problemi ad ascoltare gli ordini e a organizzarsi, così come l’essere distratti e dimenticarsi le cose. Le persone iperattive o impulsive possono parlare o urlare quando non dovrebbero.

I tre tipi

Ci sono tre tipologie di diagnosi, a seconda che ci sia predominanza di:

  • disattenzione indica che il soggetto ha mostrato sintomi della categoria A per sei mesi.
  • iperattività/impulsività si riferisce a coloro che hanno mostrato sintomi della categoria B per sei mesi.
  • tipo combinato è adatto a diagnosticare chi mostra sintomi di entrambe le categorie.

Vediamo nel dettaglio questi tre tipi di disturbo e i loro sintomi. Un bambino con predominanza di disattenzione può avere problemi a portare a termine un compito, a prestare attenzione a delle istruzioni o a concentrarsi in classe. Può anche essere spesso con la testa tra le nuvole o stanco. Questa variante può essere difficile da diagnosticare poiché i sintomi sono meno ovvi. Non è il caso dei bambini con predominanza di iperattività/impulsività, che sono sempre pieni di energie, non riescono a stare fermi e sono sempre in attività. I bambini impulsivi non pensano a quello che fanno o dicono. Il tipo combinato può mostrare tutti i sintomi sopracitati.

La diagnosi

La diagnosi di solito viene fatta da un pediatra, un neurologo, uno psicologo o uno psichiatra. Gli insegnanti, che lavorano a stretto contatto con molti bambini e si sono confrontati con l’iperattività, spesso sono utili nello scovare i casi. Possono aiutare a monitorare i bambini e a discutere potenziali problemi con i genitori. Molte scuole richiedono agli insegnanti di compilare dei questionari valutativi, che possono essere esaminati da un esperto.

Oltre a consultarsi con genitori e insegnanti, chi fa la diagnosi può controllare i comportamenti del bambino in situazioni che richiedono disciplina. Potrà vedere come i comportamenti di disturbo influenzano la sua vita e le sue relazioni, quando avvengono, da quanto tempo è presente il problema, altre complicanze e la situazione a casa. E nonostante si facciano scannerizzazioni del cervello negli studi della malattia, queste non vengono utilizzate per la diagnosi. Una volta diagnosticato il disturbo, il bambino viene sottoposto a una cura ed è valutato nuovamente e monitorato nel corso degli anni.

La diagnosi può essere sbagliata perché alcuni bambini mostrano i sintomi pur non avendo il disturbo. I sintomi potrebbero essere causati da un altro disturbo o da problemi personali e sociali. I vari tipi di ADHD possono anche influenzare al punto da interpretare male i sintomi. Un bambino irrequieto e iperattivo attira più attenzione di uno silenzioso e distratto, anche se entrambi potrebbero essere affetti da ADHD.

I sintomi di un bambino potrebbero apparire solo in determinati ambienti, come la scuola. In questo caso, potrebbe non trattarsi di iperattività. L’Istituto Nazionale di Salute Mentale afferma che i sintomi devono influenzare negativamente più aspetti della vita per potersi considerare ADHD.

Medicine e trattamenti

Nonostante vari professionisti possono diagnosticare l’iperattività, solo alcuni possono prescrivere le medicine utili a trattare il disturbo. Vengono usate sia medicine che terapia come cura dell’ADHD. Molti medici sono specializzati nel curare questo disturbo e altri anche nel rapportarsi con la famiglia.

Il primo compito per trattare l’ADHD è quello di confermare la diagnosi, assicurarsi che il comportamento non sia causato da qualche trauma o da altre malattie. Bisogna anche escludere che non si tratti di semplice disobbedienza. Fatto ciò, si inizia con una combinazione di terapia e medicine. A volte i genitori assistono alla terapia o ne fanno una separatamente o frequentano gruppi di supporto. Ci sono molti approcci differenti che vengono chiamati genericamente terapia, per esempio la psicoterapia, la terapia comportamentale e l’insegnamento delle norme sociali. La terapia può aiutare un bambino a capire la sua condizione e lo stress che l’accompagna, per esempio, o a imparare a controllare gli impulsi e a comportarsi bene in classe.

I farmaci

Esistono molte medicine per trattare l’iperattività, ma il Ritalin e l’Adderall, che possono essere utilizzati anche per bambini di tre anni, sono le più famose. La maggior parte dei medicinali per trattare l’ADHD sono considerati stimolanti, che sono fatti apposta per aiutare i bambini a concentrarsi. Nel 10% dei casi, gli stimolanti non hanno effetto. Alcuni pazienti hanno provato varie medicine e diversi dosaggi per trovare la giusta cura. Ovviamente, ci sono dei potenziali effetti collaterali, come mancanza di appetito, ansia o insonnia. Quando si inizia a prendere queste medicine da bambini, spesso bisogna continuare durante l’adolescenza e l’età adulta.

Ritalin è un medicinale controverso. Coloro che lo propongono affermano che è stata utilizzato per più di mezzo secolo e che non può provocare overdose se assunto da solo (è però possibile se viene assunta con altre droghe o se sono presenti altri problemi di salute). Quando viene prescritta nel modo giusto, dà benefici ai bambini di tutte le età. Il Ritalin aumenta la quantità di dopamina presente nel cervello, aiutano il paziente a concentrarsi.

Eppure, ci sono dei dibattiti sul fatto che questa medicina sia prescritta troppo spesso. Tuttavia, uno studio pubblicato nel 1998 sul Journal of the American Medicine Association non ha trovato nessuna prova di tutto ciò. Ma altre autorità, come la Drug Enforcement Administration, hanno scoperto una tendenza preoccupante. Uno studio rilasciato nel 2007 dichiara che i bambini con genitori divorziati hanno il doppio di possibilità di essere trattati con il Ritalin. Dal 1993, le prescrizioni in tutto il mondo sono aumentate del 300%. Nell’agosto del 2008, un dottore australiano ha stimato che circa il 30% dei casi di ADHD diagnosticati in Australia sono un errore e persino le diagnosi giuste spesso non hanno bisogno di medicinali.

L’ADHD negli adulti

Molti bambini affetti da iperattività hanno anche altri disturbi, più o meno gravi. Mostrano una propensione per l’abuso di sostanze e sono più cagionevoli a causa dei comportamenti iperattivi e disattenti. Una piccola percentuale di casi di adulti affetti da ADHD soffre anche della sindrome di Tourette. Nei bambini, tra il 33 e il 50% soffre anche di disturbo oppositivo provocatorio. È più comune nei maschi ed è caratterizzato da un atteggiamento ribelle e polemico.

Il disturbo della condotta è presente nel 40% dei bambini affetti da ADHD. L’Istituto Nazionale di Salute Mentale lo definisce un disturbo molto serio, che può portare ad atteggiamenti potenzialmente pericolosi, con i quali i bambini potrebbero mentire, rubare o fare altri atti illegali.

Coloro affetti da iperattività possono avere problemi a scuola, e ciò è ancora più vero per il 20% dei casi che soffre anche di disturbi dell’apprendimento, come la dislessia o difficoltà a esprimersi. Lo stress di avere a che fare con tutti questi problemi può sfociare in ansia e depressione, anche se le cure adeguate possono prevenirle. Alcuni soffrono anche di disturbo bipolare. Queste condizioni spesso hanno sintomi in comune: stati maniaci e depressivi tipici del disturbo bipolare sono presenti in maniera simile nell’ADHD.

Questo disturbo e quelli ad esso correlati non spariscono con il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. È proprio in questo frangente che l’iperattività può dare più problemi. Per esempio, chi soffre di ADHD ha più probabilità di fare un incidente stradale.

Superare il disturbo

Alcune persone “superano” l’ADHD quando diventano adulti. Ma circa il 70% di coloro che soffrono di questo disturbo da bambini, ne sono affetti anche da adulti. 5 milioni di americani adulti potrebbero avere l’ADHD non diagnosticato. Alcuni di essi si accorgono che qualcosa non va ma potrebbero attribuirlo ad altre cause, tra cui depressione e ansia.

Per diagnosticare l’iperattività agli adulti, gli specialisti ricercano sintomi sviluppati nei primi anni di vita e che non sono riconducibili ad altri problemi. Come i bambini, saranno trattati con una combinazione di terapia e medicine, però prendono più antidepressivi. Alcuni adulti hanno paura di confrontarsi con il disturbo e dei cambiamenti che potrebbero comportare i trattamenti. Potrebbero anche associare l’iperattività a impulsi creativi o artistici. Ma esistono numerose testimonianze di persone adulte con l’ADHD che hanno migliorato notevolmente le proprie vite grazie ai trattamenti, in particolare l’abilità di organizzarsi e completare dei compiti.

Scritto da Giusy Criscuolo

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