Argomenti trattati
Le donne che hanno già avuto dei figli lo sanno bene. Dopo il parto, nella maggior parte dei casi (si stima l’80% circa), si va incontro ad un periodo in cui ci si sente un po’ giù, inspiegabilmente un po’ tristi: il termine inglese che viene utilizzato è baby blues. Una volta superato il parto, e tutta la fatica e le difficoltà che lo caratterizzano, lì per lì ci si sente al settimo cielo, felicissime e piene di energia. Ma capita spesso che, con il passare dei giorni, l’umore cambi, portando con sé spossatezza, pensieri cupi, poca voglia di fare.
Depressione post-partum: cos’è
Entro certi limiti, si tratta di una condizione comunissima e normalissima. Meglio però non sottovalutarla mai, perchè talvolta può arrivare a trasformarsi in una vera e propria forma di depressione, la cosiddetta depressione post-partum. Il semplice baby blues, fatto di lacrime facili, ansia, irritabilità, tristezza e scarsa concentrazione, rappresenta una condizione quasi fisiologica che compare, di solito, dopo tre o quattro giorni dal parto e che dura una settimana o poco più. Con un po’ di aiuto pratico e sostegno psicologico da parte di amici e parenti, generalmente si risolve senza grossi problemi.
Può anche capitare, però, che le difficoltà persistano, anzi che si manifestino in maniera ancor più evidente tra la sesta e la dodicesima settimana dalla nascita del bambino. Oltre alla costante sensazione di tristezza e malinconia, ne risentono anche il sonno (si può dormire molto poco o, al contrario, sentire la necessità di dormire tantissimo), e l’appetito (anche in questo caso può diventare molto più scarso o invece abbondante del normale). Soprattutto, prende il sopravvento un forte senso di inadeguatezza nei confronti del piccolo appena nato. Lo si è tanto desiderato, il suo arrivo è stato il momento più felice ed atteso di tutta la vita…eppure improvvisamente ci si sente svuotate, senza energie, tristi e soprattutto non all’altezza di prendersene cura, delle incapaci. La cosa peggiore, che chiaramente aggrava il quadro della situazione, è che spesso le donne cercano di nascondere questi sentimenti, questo loro malessere. Forse anche per vergogna, per pudore, per non tradire le aspettative di chi le vorrebbe ovviamente felici per la nuova condizione genitoriale e non comprenderebbe fino in fondo i motivi di tanto malessere.
Le cause
Ma perché succede tutto ciò? Sicuramente alla base ci sono squilibri ormonali dovuti alla gravidanza stessa, ma è stato appurato che le donne che si trovano nelle seguenti condizioni hanno senz’altro una maggior probabilità di andare incontro ad una vera e propria depressione post-partum:
– Aver sofferto, nei giorni successivi al parto, del cosiddetto baby blues o averne sofferto in occasione di precedenti gravidanze.
– Aver già sofferto di altre forme di depressione in passato.
– Avere familiari che ne soffrono o ne hanno sofferto.
– Condurre una vita piuttosto stressante (forti conflitti in famiglia, grossi problemi lavorativi, ecc.)
– Avere una scarsa o addirittura nulla collaborazione da parte del partner o degli altri membri della famiglia.
– Soffrire di problematiche legate al ciclo mestruale.
La depressione post-partum può purtroppo portare le donne ad una ridottissima capacità di prendersi cura di se stesse e, di conseguenza, del bambino. Il rapporto stesso tra mamma e figlio spesso ne risente. Intervenire tempestivamente è molto importante, anche per evitare che si arrivi a forme estreme di psicosi, con conseguenze talvolta drammatiche.
Cosa fare
Per il trattamento di solito si ricorre alla psicoterapia, coadiuvata talvolta dalla somministrazione di farmaci antidepressivi. Non mancano le terapie alternative, come la sport terapia, la terapia della luce, i massaggi, l’agopuntura ed anche alcune diete ricche di certi grassi.
Quanto dura
La durata della depressione post-partum può essere piuttosto variabile. Nelle forme meno gravi, per le quali di solito è sufficiente un adeguato supporto psicoterapeutico (ad esempio una seduta a settimana), generalmente può durare dai 6 ai 12 mesi. I casi sono comunque sempre diversi tra loro, e di conseguenza anche la durata dei sintomi: l’essenziale è intervenire per tempo affidandosi alle cure di un esperto.