(Adnkronos) – La maggiore comprensione dei meccanismi all’origine dell’eczema cronico delle mani “ha portato allo sviluppo di farmaci che vanno a bloccare il meccanismo infiammatorio e tutte le modulazioni che ci sono alla base di questi processi” patologici. “Mi riferisco, in modo particolare, a quelli che agiscono sul JAK-STAT, un meccanismo di traduzione del segnale infiammatorio, come delgocitinib, che alla fine di settembre è stato approvato dall'Ema, Agenzia europea dei medicinali”. Così Luca Stingeni, Professore Ordinario di Dermatologia all'Università di Perugia e Direttore Struttura Complessa di Dermatologia del dipartimento di Medicina e chirurgia dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, all’Adnkronos Salute spiega che questa “è una terapia che segnerà un'importante svolta nel trattamento dei pazienti affetti da eczema cronico delle mani perché questo farmaco per uso topico veicolato sotto forma di crema va a bloccare molti dei meccanismi che portano poi alla produzione delle molecole infiammatorie responsabili dirette del danno a livello cutaneo”. L'eczema cronico delle mani “è una patologia non trasmissibile da persona a persona, non è quindi contagiosa – chiarisce lo specialista – Si può definire una malattia infiammatoria della cute con una specifica localizzazione alle mani, anche se, per definizione, possono essere coinvolti anche i polsi”. Certo, “la prima forma di terapia è la prevenzione, ma è importantissimo, quando questa non si riesce ad attuare, avere a disposizione una nuova terapia che consentirà ai pazienti affetti da eczema cronico delle mani di migliorare notevolmente la qualità di vita, oltre ad apportare, chiaramente, un beneficio tangibile sulle lesioni che caratterizzano queste patologia localizzata nelle mani. Fino a poco tempo fa – osserva Stingeni – avevamo a disposizione un numero estremamente limitato di approcci terapeutici che, nelle forme lievi e moderate, consistevano quasi esclusivamente sull'impiego di prodotti per uso topico a base di corticosteroidi a media o bassa potenza per le forme lievi e moderate l’impiego di quelli ad alta potenza per le forme gravi e un unico farmaco per somministrazione orale – che ha avuto l'approvazione ormai molti anni fa – che tuttavia ha un profilo di sicurezza per il paziente decisamente impegnativo, gravato da una serie di eventi avversi tra i quali sicuramente la teratogenicità”. La nuova molecola, delgocitinib, è un pan-JAK inibitore (ovvero inibitore di JAK1, JAK2, JAK3 e TYK-2) “agisce su tanti meccanismi che portano alla formazione delle citochine pro-infiammatorie e su diversi aspetti della nostra immunità – precisa l’esperto – Questo è il motivo per cui il farmaco, negli studi di fase 3 condotti a 16 settimane (recentemente pubblicati su Lancet), ma anche nello studio di più lunga durata a 32 settimane hanno dimostrato il raggiungimento di tutti gli obiettivi primari”. L’eczema delle mani si compone di “quadri clinici differenziati – rimarca Stingeni – Una parte importante dei pazienti con eczema delle mani, stimanti in circa due terzi, è affetta da eczema cronico delle mani. È una patologia che viene così definita quando dura più di 3 mesi consecutivi oppure quando ci sono più di 2 recidive della sintomatologia in un anno. Si differenzia così dalla forma acuta che ha una durata inferiore a 3 mesi consecutivi. Normalmente sono 4 le cause dell'eczema cronico delle mani. Distinguiamo 2 forme di dermatiti da contatto, cioè causate dal contatto con sostanze esterne nell’ambiente professionale e non, che sono la forma irritativa e la forma allergica della dermatite da contatto. Una terza forma si chiama protein-contact dermatitis è la quarta è la dermatite atopica delle mani”. Questa patologia “ha settori di pazienti in cui la frequenza è sicuramente maggiore rispetto alla popolazione generale – sottolinea Stingeni – Secondo stime abbastanza recenti ottenute da studi condotti su ampie casistiche, la prevalenza nel corso della vita può arrivare a circa il 15% della popolazione generale, con una prevalenza ad un anno pari al 9%. Nell'ambito di questi valori generali di prevalenza esistono delle popolazioni sicuramente maggiormente predisposte all'eczema cronico delle mani. Un esempio per tutti sono i cosiddetti lavoratori impiegati nelle professioni umide come gli operatori sanitari – medici, infermieri, ausiliari – ma anche le casalinghe e i metalmeccanici. Negli operatori sanitari, la prevalenza a un anno e la prevalenza durante il corso della vita, arrivano rispettivamente al 13% e a oltre il 30%, quindi aumentano notevolmente in presenza di alcuni fattori di rischio legati molto spesso al tipo di professione che viene svolta e alla possibilità che la cute delle mani possa essere esposta a dei fattori esogeni dannosi che vanno a ledere l'integrità della barriera cutanea. La qualità di vita dei pazienti è profondamente alterata sia nelle loro attività professionali ma anche nella gestione della loro vita privata, affettiva, familiare e, ancora prima dell'inizio delle attività lavorative – conclude – nella scelta della futura professione. —[email protected] (Web Info)